È stata per dieci anni la moglie infelice e insicura nella serie tv Mad Men. Ora l’attrice americana ha scelto un ruolo brillante. «Betty mi manca», dice a Grazia. «Ma divertirsi sul set è un privilegio»
Quando l’America l’ha scoperta in televisione nei panni di Betty Draper, eroina della serie Mad Men, si è detta: ecco la nuova Grace Kelly. «Che cosa pensa del paragone? », chiedo all’attrice. January Jones, 38 anni, riflette un attimo prima di rispondere. Seduta su un divano, si accarezza un polpaccio, poi si tormenta le dita finendo per unirle sotto il mento. «Sono estremamente lusingata», mi spiega. «Grace Kelly è una tale icona di stile e di bellezza. Ma faccio fatica a riconoscermi in lei. In fondo, sono rimasta una ragazza di campagna».
La guardo e stento a crederle. Nel magnifico salone parigino affacciato su Place Vendôme, l’attrice, nuovo volto della linea di prodotti per capelli Kérastase (vedi anche a pag. 130), mi sembra il simbolo dell’eleganza più sofisticata. Su tacchi 12, indossa un vestito sbracciato color avorio a motivi neri che le arriva sotto il ginocchio e sposa la sua sottile silhouette in modo perfetto. Una stola di seta nera le copre le spalle e sottolinea il contrasto con la luminosità dei capelli biondo grano.
La tenuta non sarebbe dispiaciuta a Betty, il personaggio di Mad Men che Jones ha incarnato con successo dal 2007 al 2015 nelle sette stagioni della serie ambientata nell’America degli Anni 60. Moglie tradita e trascurata, madre perseguitata da un senso di inadeguatezza, Mrs Draper è la donna trofeo, bella e sempre un po’ distante, che non riesce a conquistare la propria autonomia. «Su questo punto siamo molto diverse», precisa l’attrice. «Io non potrei mai rinunciare alla mia indipendenza». Jones lo ha provato alla nascita di suo figlio Xander, nel 2011, quando ha rivendicato con fierezza il suo ruolo di mamma single, rifiutando di svelare l’identità del padre del bambino. «Non sono affari vostri», rispondeva ai giornalisti che, piccati, finivano per bollarla come un personaggio algido e un po’ scontroso.
Un ritratto che non corrisponde affatto alla donna sorridente, spiritosa e piena di autoironia che mi siede di fronte.
In questo momento lei è una delle protagoniste di The Last Man on Earth, una serie tv comica (in Italia è trasmessa da Fox Comedy). Perché ha accettato il ruolo?
«Volevo aspettare un po’ prima di tornare in tv. Ma la sceneggiatura era così divertente e il set così vicino a casa che non me la sono sentita di rifiutare. Avevo voglia di passare a qualcosa di più leggero; andare al lavoro e ridere è un privilegio. E poi dovevo provare al mondo che potevo cavarmela bene in altri ruoli. Melissa Chartres, l’ex agente immobiliare che interpreto, non ha niente in comune con Betty».
January, l’ultima puntata di Mad Men è stata trasmessa esattamente un anno fa. Betty le manca?
«Moltissimo. È impossibile convivere per una decina di anni con un personaggio, giorno dopo giorno, e, di colpo, voltare pagina».
Che cosa amava di lei?
«Il suo modo di essere: Betty è deliziosamente imperfetta, complicata, contraddittoria. Provavo una sensazione di libertà quando la interpretavo».
Perché?
«Per una strana alchimia, sentivo che i suoi errori legittimavano in qualche modo i miei. Betty mi permetteva di perdonarmi, di considerare i miei limiti con più benevolenza. Forse anche per questo ho sempre difeso le sue scelte, persino quando gli altri la condannavano. “Voi non la capite”, rispondevo a chi, a volte, la trovava insopportabile».
Betty è un prodotto degli Anni 60, prigioniera di un modello tradizionale della famiglia. Lei, invece, fa dell’indipendenza la sua bandiera. Si considera una femminista?
«Dipende dall’accezione che si conferisce al termine. Credo fermamente nella parità dei sessi, ma non sono una militante arrabbiata pronta a ingaggiare con gli uomini un braccio di ferro a ogni occasione, forse perché non ne ho mai sentito il bisogno: sono cresciuta tra donne forti e determinate, mia madre e le mie due sorelle, che sono sempre riuscite a far valere il loro punto di vista».
A Hollywood molte attrici si battono per essere pagate come i loro colleghi maschi. Nel suo mestiere non si è mai sentita discriminata in quanto donna?
«Sinceramente no. Tutti i miei contratti sono gestiti dal mio avvocato, che, tra l’altro, è una donna. Sono certa che sa difendere con energia i miei interessi. Finora non mi sono mai sentita lesa. Ma forse sono un’ ingenua».
Come è cominciata la sua carriera?
«Un po’ per caso. All’inizio volevo fare la modella. A 18 anni sono sbarcata a New York e mi sono resa conto che non sapevo niente del mondo. Vengo da una cittadina di provincia del South Dakota (Sioux Falls, ndr), dove la gente è semplice, alla mano. Quando dovevo tagliarmi i capelli non andavo dal parrucchiere, ci pensava mia madre mettendomi una scodella in testa».
E come è sopravvissuta a New York?
«Non avevo un soldo, non conoscevo nessuno. È stato un periodo difficile ma formativo, mi ha permesso di conoscermi a fondo. Ho scoperto di essere molto più agguerrita e sveglia di quanto pensassi. Mia madre non doveva esserne così convinta, perché continuava a spedirmi mappe di New York temendo che mi perdessi. »
Adesso che è famosa, come viene accolta quando torna nella sua città d’origine?
«Sono tutti molto fieri di me, ma continuano a trattarmi come prima, come se fossi rimasta una ragazza di campagna».
Si porta dietro qualche complesso?
«No, non direi. L’ultima volta che mi sono sentita profondamente inadeguata è stato tanti anni fa, durante il mio primo viaggio a Parigi. Le ragazze mi sembravano tutte così sicure, così affascinanti. Ammiravo quell’eleganza naturale, innata».
Oggi è lei a essere considerata un modello da imitare. C’è chi la paragona a Grace Kelly.
«La gente tende a confonderti con il ruolo che interpreti. Betty adorava la principessa di Monaco, era il suo mito e voleva assomigliarle. Il mio stile è diverso».
Quello che lei mostra sul tappeto rosso è stato spesso definito un po’ provocatorio: scollature profonde, make-up alla David Bowie. Le piace scioccare?
« Non voglio scioccare, voglio solo proporre qualcosa di nuovo e di diverso, inventare un personaggio dietro il quale nascondermi. Il red carpet può intimidire; il trucco, una pettinatura che di solito non porto, un abito stravagante rappresentano una fantastica armatura. E anche una forma di divertimento: adoro collaborare con stilisti e specialisti del make-up. E adoro la moda».
Come sono i suoi armadi?
«Ordinatissimi. Mi considero una vera maniaca, non posso sopportare un capo gettato su una sedia o un calzino per terra. Tutto deve essere al posto giusto. Ne ha fatto le spese anche mio figlio: la prima parola che ha imparato è stata “mamma”, la seconda “giù”».
Perché giù?
«Perché appena prendeva qualcosa in mano, gli gridavo: “Metti giù!”».
Che cosa le ha insegnato la maternità?
«Grazie a Xander sono più paziente, più tollerante, sorrido spesso. Ha solo 4 anni, mio figlio, ma so che mi comprende, è il mio più grande alleato. Un bambino davvero interessante. È stata la più bella cosa che mi sia successa».
Si considera una persona felice?
«E chi sa esserlo? Penso di avere una predisposizione per la felicità, grazie al cielo non ho tendenze depressive; ma posso vivere dei momenti di profonda tristezza. Se non fosse così, la vita sarebbe noiosa».
Quando non lavora, che cosa le piace fare?
«Passo ore nel mio bagno. Ho una collezione di bagnoschiuma, uno più profumato dell’altro; m’immergo nell’acqua, una maschera sul viso. È un momento magnifico».
Vedo che ha un piccolo tatuaggio sulla caviglia. Che cosa rappresenta?
«Il numero 5. L’ho fatto in occasione del matrimonio della mia migliore amica, Laurie, durante la festa di addio al nubilato».
Perché proprio il 5?
«Per diverse ragioni. Ma questa è un’altra storia. Forse gliela racconterò la prossima volta. Che cosa sarebbe una donna senza i suoi segreti?».
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