Isabella Ragonese: «Due case per amarsi»
Ha interpretato ragazze precarie sul lavoro e nella vita sentimentale. Ora Isabella Ragonese racconta a Grazia le sue bugie di coppia nel nuovo film Dobbiamo parlare. E rivela che per la prima volta pensa a una storia “per sempre”. E a un figlio. ma alle sue condizioni
La brava ragazza. Quella con la testa a posto, intelligente, determinata, l’unica in grado di raccontare le paturnie di una generazione disgraziata. Sono quasi dieci anni che autori e pubblico le affidano il compito ingrato di farsi specchio di chi non ha certezze e di interpretare la precarietà soprattutto sentimentale delle ragazze di oggi. Non tutte, solo quelle che più che a vincere concorsi di bellezza e a sfondare in tv mirano a lavorare duro e a testa bassa, confidando in un futuro migliore. Il suo a 34 anni pare tracciato: una relazione solida con Samuel Umberto Romano, frontman dei Subsonica, il desiderio di un figlio che inizia a farsi strada e una carriera che prosegue a gonfie vele. Isabella Ragonese è Linda nel nuovo film di Sergio Rubini Dobbiamo parlare: interpreta una ghostwriter, una scrittrice che compone testi poi attribuiti ad altri, e vive all’ombra del suo uomo, Vanni (Rubini), romanziere famoso e narcisista. I due convivono da dieci anni e sembrano la coppia perfetta. Ma l’apparenza inganna, soprattutto quando si tratta di amore. «Sergio mi ha tirato fuori una fragilità da bambina: per una scena ho pianto un’intera giornata», mi racconta Isabella, con le gambe incrociate su un divanetto alla Festa del cinema di Roma, dove il film è stato presentato in anteprima. Uscirà al cinema il 19 novembre, poi tutto il cast (con lei e Rubini anche Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone nei panni dei loro migliori amici in piena crisi di coppia) partirà per una tournée teatrale in giro per l’Italia.
Quando capisci che una storia d’amore non va, meglio fare le valigie e via, insegna Linda. A lei è mai capitato?
«Sì, purtroppo è una regola che rispecchia molto i rapporti della nostra generazione: siamo allergici al matrimonio, ai contratti, ai legami. Le storie sono più libere, prevedono la possibilità di sganciare in qualsiasi momento. C’è solo da affidarsi all’unico vero collante possibile: l’amore».
Quali sono i segnali di un rapporto che funziona?
«Ho superato la fase masochistica e so che il primo sintomo è la voglia di stare bene insieme. Il secondo è constatare che i momenti di felicità superano gli attriti. Infine, la libertà: l’errore è pensare a un rapporto di simbiosi. Per carità, meglio che ognuno abbia i suoi spazi e verità nascoste».
Strano, la facevo una ragazza trasparente.
«C’è un lato nascosto in ognuno di noi che è impossibile tradurre in parole: posso spiegarti come sono fatta, ma non entrerai mai nella mia testa. A volte mento per pigrizia, altre perché considero la sincerità un regalo che non si fa al primo che passa. Poi è importante capire quando è il momento di pronunciare il fatidico: “Dobbiamo parlare”».
Linda ad un tratto rivela i segreti della sua migliore amica: lo farebbe mai?
«Scherza, sono siciliana. Ho due amiche, perché sono selettiva, ma possono stare tranquille: sono una tomba».
Le è mai capitato, invece, di innamorarsi di un uomo più grande?
«Ognuna di noi ha avuto un pigmalione: l’amore coincide spesso con il voler conoscere e appassionarsi delle passioni dell’altro. Avere qualcuno che ti insegna è seducente, ma è anche pericoloso».
Meglio un coetaneo con cui condividere tutto alla pari?
«Bisogna capire cosa si intende per “condividere tutto”: io trovo sano che ognuno abbia uno spazio per sé dove poter stare anche solo. Per questo non ho mai convissuto. Il mio ideale è: lo stesso pianerottolo e due case diverse».
Il matrimonio non rientra tra le sue priorità, mi pare di capire.
«Le formalità sono scatole vuote che sta a noi riempire di significato. Non sono praticante: è giusto sposarti se ne vedi il motivo, io non lo vedo, e trovo più importante fare un figlio come passo in avanti di una coppia. Del resto ci pensiamo tutte a questa età, no?».
Si riferisce all’orologio biologico?
«È vero che ormai le quarantenni sembrano trentenni, ma da un punto di vista fisico è innegabile che la vita di una donna sia scandita da momenti e tappe. Io spero di non perdere il controllo e dover fare un figlio per forza. Se non lo avessi, non credo che mi sentirei una donna a metà: ho tante amiche stupende senza figli e sono serene».
Si lasci andare al frivolo: c’è un attore per cui farebbe follie?
«Sono sempre stata alla larga dai colleghi. Non vorrei vedere i miei problemi replicati come in uno specchio, anche quando le cose per me vanno bene».
Il suo è un mestiere ingombrante per la coppia?
«Quando porti a casa certe sensazioni e malesseri vissuti sul set può diventarlo. Ma per fortuna un’altra mia grande passione, che condivido con il mio compagno Samuel, è la musica. Viaggio spesso per vedere concerti e a casa mi piace mettermi ad ascoltare dischi».
Non dà l’idea di essere una che esce molto.
«Non è questione di antidivismo ma di carattere. Tra una serata in cui devi cenare e fare due foto e una lettura teatrale troverò sempre più interessante la seconda. Non miro ad essere chiacchierata per un momento e sparire: punto a durare, almeno ci provo. E da nessuna parte mi sento felice come su un set o su un palco. Tanto che pur di arrivarci sono pronta a superare la mia paura più grande».
Quale sarebbe?
«L’aereo. Lo prendo, ma faccio sceneggiate pietose».
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