12 foto che chi vive a Milano ha scattato almeno una volta (o dovrebbe)
Tra fenicotteri rosa e viste panoramiche, chicche storiche e curiosità meneghine, 12 foto da fare a Milano se ci vivete o siete anche solo di passaggio
Milano è una città piena di storia, scorci più o meno celebri e aneddoti nascosti dietro i suoi palazzi.
Angoli noti a chi la vive ma non necessariamente a chi ci passa, che meritano però di essere raccontati, scoperti e immortalati.
Ci sono soggetti poi, come il Duomo, che anche chi lo vede da tutta una vita non riesce a non fotografare ogni volta in cui ci capita davanti, perché c'è una luce diversa, perché al tramonto diventa rosa, perché la sua imponenza è tale da far tirare fuori lo smartphone di tasca anche ai meno avvezzi alla fotografia.
Huawei P20 Pro alla mano, ci siamo calati nei panni di una guida per creare un vademecum (fotografico) dei 12 luoghi, scorci e panorami che chiunque stia in città per più di 48 ore dovrebbe vedere, compresi gli angoli migliori da cui farlo.
Come a dire: ecco 12 foto da avere nella propria galleria immagini del cellulare.
(Continua sotto la foto)
Il Duomo dalle vetrate del Museo del 900
Il Duomo come lo guardi lo guardi è sempre uno spettacolo, soprattutto nelle giornate di sole.
Ma visto dalle imponenti vetrate del Museo del 900, ritratto insieme a un'opera contemporanea come Neon, di Lucio Fontana, che virtualmente lo abbraccia, è imperdibile.
Museo del 900, Via Guglielmo Marconi, 1
Il faro di Milano
Se la foto del Naviglio al tramonto non fosse sufficiente, proseguite lungo l'alzaia del Naviglio Grande fino alla Chiesa di San Cristoforo, considerata (ancora oggi che non lo è più) il faro di Milano.
Il suo campanile, infatti, ben visibile a chi arrivava dal Ticino quando il Naviglio era navigabile, indicava che si stava arrivando in città.
(E non a caso San Cristoforo nel Medioevo era considerato il protettore dei viandanti, dei pellegrini e dei barcaioli).
Chiesa di San Cristoforo, via San Cristoforo, 3
I fenicotteri di Villa Invernizzi
È probabilmente lo scorcio più famoso della città per via dei fenicotteri rosa che si riescono a vedere dalla strada attraverso le inferriate del giardino di Villa Invernizzi.
Villa Invernizzi, via dei Cappuccini, 3
La stella dei Magi
La Basilica di Sant'Eustorgio è conosciuta come Chiesa dei Magi perché, secondo quanto narra la leggenda, il carro con cui Sant'Eustorgio stava trasportando le reliquie dei Magi da Costantinopoli si fermò inspiegabilmente lungo la strada (in quello che oggi è corso di Porta Ticinese).
Le ruote si bloccarono e nessun bue o cavallo riusciva più a spostare il carro.
Divenuto impossibile raggiungere la Basilica di Santa Tecla, dove sarebbero dovute essere portate le reliquie, Eustorgio ne fece edificare una nuova, appena fuori dalle mura cittadine, per accoglierle.
E, invece della croce, sulla sommità del campanile appose una stella, quella che ha portato i Magi fino a lì.
Basilica di Sant'Eustorgio, Piazza Sant'Eustorgio
Piazza Duomo dall'alto
Non c'è turista che ami Piazza del Duomo quanto la amano i milanesi, che nonostante la vedano spesso non riescono a non estrarre lo smartphone dalla tasca per scattarle l'ennesimo ritratto.
Uno dei suoi profili immancabili di ogni galleria immagini del cellulare è quello dall'alto, che sia dalle guglie del Duomo, dalla terrazza Rinascente, o dalle finestre del Museo del 900.
Il palo bucato in Piazza della Repubblica
Migliaia di persone ogni giorno passano da Piazza della Repubblica senza notare il palo bucato nell'area delle rotaie del tram (sulla destra procedendo dalla Stazione Centrale verso il centro).
I fori, che permettono di vedere da una parte all'altra del palo, sono stati provocati dalle schegge delle bombe che hanno devastato Milano durante la Seconda Guerra Mondiale - e non sono mai stati chiusi o coperti.
Palo bucato, Piazza della Repubblica.
Il ponte delle sirenette
Il ponte delle sirenette era uno dei ponti che permettevano di attraversare il Naviglio che correva in quella che oggi è Via Visconti di Modrone, lungo la Cerchia dei Navigli appunto, prima che i Navigli venissero interrati.
Quando questo è successo, il ponte è stato traslocato in mezzo al Parco Sempione, dove oggi attraversa il laghetto delle tartarughe.
Si narra che toccare il seno di una delle sirenette (anche note come sorelle Ghisini, per via del materiale di cui sono fatta, la ghisa) porti fortuna.
Se funzioni o meno non lo sappiamo, di sicuro c'è che non si può non fotografare l'angolo più romantico del Parco.
L'illusione ottica di Santa Maria presso San Satiro
Entrando nella piccola Chiesa di Santa Maria presso San Satiro non ci si accorge subito del fatto che lo spazio dietro l'altare è molto diverso da quello che appare.
Per mancanza di spazio, il Bramante ha infatti creato un finto coro sfruttando la pittura prospettica rinascimentale nella sua miglior espressione.
In parole povere? Il muro dietro l'altare è praticamente piatto, e un'illusione ottica magistrale crea uno spazio che non esiste.
Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, Via Torino, 17/19
I binari di Cadorna
Centoquattrordicimila metri quadrati alle spalle di Cadorna, dove per tre chilometri e mezzo i binari dei treni sono a vista nonostante si sia in pieno centro storico, dove le case si vendono a peso d'oro (per metro quadro).
Si parla di coprirli (per poterci costruire sopra) da almeno trent'anni, quando - siamo negli anni '80 - furono avanzate diverse proposte edilizie per ottimizzare una zona troppo strategica per non approfittarne e dove non c'è più terreno libero su cui costuire alcunché.
Quindi, insomma, approfittatene prima che sia troppo tardi. Ché altri trent'anni volano.
I binari di Cadorna, Cavalcavia di Viale Pietro e Maria Curie.
Galleria Vittorio Emanuele (e le palle del toro)
La Galleria è un capolavoro architettonico in grado di ammaliare chiunque ci entri.
Immancabile uno scatto alle palle del toro (prima o dopo averci piazzato sopra il tallone per tre giravolte portafortuna), uno alle volte in vetro del soffitto e una fotografia dall'alto.
Perché non si può davvero prendere un caffè da Marchesi in Galleria senza scattarne una. Ogni volta.
Le pareti di ossa di San Bernardino
Il Santuario di San Bernardino alle Ossa è una chiesa nata nel 1127 come ospedale per i lebbrosi e cimitero per accogliere i corpi di quanti morivano a causa della malattia.
Col passare del tempo fu costruita una camera annessa alla chiesa in cui conservare le ossa dei defunti, per fare spazio all'interno del cimitero.
Così nacque l'ossario, le cui pareti sono interamente ricoperte di ossa e teschi dal pavimento al soffitto, e in cui l'effetto strabilio è assicurato.
Santuario di San Bernardino alle Ossa, piazza Santo Stefano
Il tetto della Galleria
Sono solo pochi anni che il tetto della Galleria è percorribile, ma il suo panorama è in breve diventato uno dei mai più senza degli igers milanesi.
Da qui su infatti si vede sì la Galleria Vittorio Emanuele dall'alto, ma si domina anche un belvedere sull'intera città a perdita d'occhio fino alle montagne quando il cielo è terso.
Highline Galleria, Via Silvio Pellico, 2
A proposito di Huawei P20 Pro
Tutte le foto di questo articolo sono state scattate con il nuovo Huawei P20 Pro e inserite senza alcun genere di filtro o foto ritocco.
L'ultimo nato di casa Huawei infatti è il primo smartphone al mondo a essere dotato di tre fotocamere realizzate in collaborazione con Leica e abbinate a un'avanzata tecnologia AI (ovvero intelligenza artificiale che permette di scattare le immagini al meglio di quanto possano essere scattate).
Questo significa che lo zoom è più potente che mai (lo dimostra per esempio lo scatto attraverso le inferriate di Villa Invernizzi, in cui l'ausilio di tre fotocamere ci ha consentito di immortalare i fenicotteri come se fossero a non più di due metri da noi, invece che venti) e che scattare foto in situazioni buie (l'ossario) o di forte controluce (il Duomo visto dalle finestre del Museo del 900) non è più una sfida impossibile.
Grazie alla tripla fotocamera Leica e dello Hybrid zoom 5x integrati, infatti, Huawei P20 Pro è in grado di catturare più luce, più dettagli e bellezza.
Questo perché ha a disposizione il numero di pixel più elevato tra i moderni smartphone (la configurazione della fotocamera comprende un sensore RGB da 40 MP, un sensore monocromatico da 20 MP e un sensore da 8 MP con teleobiettivo) e un sensore per la temperatura del colore per una migliore riproduzione dei colori.
Il sensore d’immagini consente fotografie in condizioni di scarsa luminosità, fino a un ISO 102400.
E con la modalità Ultra Snapshot può scattare in meno di 0.3 secondi semplicemente con un doppio clic sul bottone del volume anche da uno schermo spento.
Disponibile in quattro colorazioni (Twilight, Black, Midnight Blue e Pink Gold) Huawei P20 Pro grazie all'Intelligenza Artificiale è in grado di identificare quello che vede nei suoi tre obiettivi scegliendo tra più di 500 opzioni in 19 categorie (paesaggio, cielo, cibo, fiori, persone, tanto per citarne alcune) e di selezionare automaticamente le modalità di fotografia e le impostazioni della camera migliori per fotografare quello specifico soggetto, assicurando immagini di qualità professionale anche per i neofiti.
E se per gli scatti notturni non serve più il treppiede, merito di stabilizzatore di immagine, la messa a fuoco predittiva in 4D, in grado di prevedere il movimento degli oggetti e di metterli a fuoco con estrema efficienza, permette di immortalare ogni minimo dettaglio degli oggetti in movimento.
Per gli amanti dei selfie infine arriva in soccorso la fotocamera frontale da 24 MP con Filtro Bellezza tramite AI e illuminazione 3D per i ritratti (con la possibilità di regolare il tono della pelle e conferire un colorito luminoso, dettagli del viso definiti e un realistico miglioramento).
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