La meta più cool del 2025 è l’Arabia Saudita


Se cercate una meta ancora poco battuta, fuori dall’Europa ma non troppo distante, autentica e piena di fascino, da visitare in coppia o con amici, allora l’Arabia Saudita fa al caso vostro: l’atmosfera che si respira è vibrante perché il futuro è ancora tutto da scrivere.
Quello che si ha di fronte infatti è un paese giovane – il 70% della popolazione saudita, circa 36 milioni, è under 35 – con un fortissimo attaccamento alle proprie tradizioni e tanta voglia di farsi finalmente conoscere al resto del mondo con un senso di ospitalità sempre più difficile da trovare soprattutto in epoca di overtourism. E l’Arabia è piuttosto il contraltare di questa tendenza.
Da quando il paese si è aperto al turismo internazionale nel 2019, infatti, molto è cambiato e oggi il baricentro del mondo si è spostato qui: basta pensare ai mega eventi che Saudi già ospita o farà nei prossimi anni, dalla Coppa del Mondo di calcio ai grandi festival di musica elettronica come Soundstorm, e alle sue bellezze naturalistiche e architettoniche.
Ecco perché merita veramente di essere scoperta, lasciando a casa pregiudizi e stereotipi, abbandonandosi alle sue meraviglie e alla cordialità della sua gente.
Cosa fare e vedere in Arabia Saudita
(Continua sotto la foto)

Jeddah e il Mar Rosso
Jeddah, principale porto del paese e porta d’accesso alla Mecca, è una tappa imperdibile in un viaggio in Arabia Saudita per via del suo affascinante quartiere storico, l’unico in tutto il Regno a essere ancora intatto: Al Balad.
Nato 3.000 anni fa come villaggio di pescatori, questo sito Unesco nel tempo divenne il fulcro della vita commerciale di Jeddah, visto la sua posizione strategica sul Mar Rosso, ospitando così case e botteghe di mercanti.
La caratteristica che lo rende unico sono i palazzi costruiti in pietra di corallo e i loro iconici roshan, decorazioni reticolari in legno a coprire i balconi in modo da far affacciare le donne senza essere viste dalla strada.
Una delle case più antiche è Bait Nassif dove un tempo risiedeva Re Abdulaziz AlSaud: al suo interno c’è un interessante centro culturale per conoscere la storia del Regno.
E sono sempre di più i caffè, ristoranti, boutique hotel e musei – come quello inaugurato nel 2022 in onore del musicista Tariq Abdul-Hakim che ha composto l’inno nazionale saudita – che apriranno prossimante ad Al Balad.
In cerca di spezie, tessuti e profumi? L’indirizzo da segnare è il Souq Al Alaw, tra i più antichi di tutta l’Arabia Saudita nonché uno dei più grandi.
Jeddah (oltre 4 milioni di abitanti) è poi la città che ospita grandi eventi sportivi come America's Cup, GP di Formula 1 e Next Gen ATP Finals.
Ma non solo, da qui in breve si può raggiungere il Mar Rosso saudita che si estende per oltre 1.800 chilometri costieri tra bellezze naturali da scoprire, isole incontaminate e barriere coralline.
Se vi piacciono immersioni e snorkeling, i siti da segnare sono Yanbu, dove trovare alcune delle più colorate forme di vita marina al mondo, e Umluj con acqua cristallina, sabbia bianca, tartarughe marine e banchi di pesci esotici.

AlUla, la Petra dell’Arabia Saudita
Da Jeddah in un’ora di volo si raggiunge AlUla, meta che già da sé merita il viaggio, e affacciarsi dal finestrino dell’aereo è un preludio della meraviglia che sarà: un paesaggio desertico di colore rosso a perdita d’occhio.
Dall’aeroporto con 50 minuti di macchina, lungo una sorta di Death Valley saudita interrotta qua e là da fitti palmeti, si può raggiungere un posto magnifico per una vacanza in stile Lawrence d'Arabia.
Our Habitas, aperto nel 2021 e di proprietà anglo-messicana, è un campo tendato (tutt’altro che spartano) incastonato in una gola molto vasta con quasi un centinaio di raffinate “villas” in stile beduino che affacciano su alti speroni di roccia.
Sparsi in questo bellissimo canyon, non mancano poi una spa, una piscina panoramica a sfioro, un ristorante e uno studio yoga.
La notte, con il solo rumore del vento che si incanala tra le rocce, è bellissimo vedere le stelle: non c’è condizione migliore del deserto per osservare il cielo e non a caso ogni sistemazione è dotata di un telescopio.

E la mattina, dopo una tipica colazione beduina a base di caffè arabo e datteri è il momento di andare alla scoperta delle bellezze della zona: Daimumah è un’oasi per conoscere la vita locale e Maraya Concert Hall, un gigantesco cubo alto quasi 30 metri e ricoperto da 9.000 specchi immerso nel mezzo paesaggio desertico di AlUla.
Proprio come facevano i Nabatei con le loro costruzioni, questa sala concerti progettata da uno studio italiano – punto di riferimento per arte, festival e concerti di livello internazionale – è perfettamente integrata nell’ambiente circostante in un perfetto dialogo tra maestosità della natura e ingegno dell’uomo.
Ma la meraviglia di AlUla deve ancora arrivare e si chiama Hegra che in lingua locale vuol dire “posto riparato”: si tratta di un sito Unesco con tombe costruite dai Nabatei (lo stesso popolo che ha regalato all’umanità Petra) da girare in jeep scoperte per quanto è diffuso. Si può apprezzarlo anche dall'alto, con un giro in elicottero o in mongolfiera.
Il tour in 4x4 dura un paio d’ore (le rocce cambiano colore in base alle diverse condizioni meteorologiche) e il periodo migliore per una visita va dai primi di ottobre a fine marzo.
Il bello è che gli scavi (a cui stanno partecipando tanti connazionali) continuano ancora oggi e quindi in futuro ci si aspettano sempre più resti da ammirare; il tutto con il vantaggio che Hegra ancora non è presa d’assalto come Petra in Giordania.
All’imbrunire poi vale la pena fare un salto nella Old AlUla, la luce in penombra la rende più misteriosa e affascinante: per le sue stradine le donne camminano ancora tutte indossando abaya e niqab (velo che
E la mattina, dopo una tipica colazione beduina a base di caffè arabo e datteri è il momento di andare alla scoperta delle bellezze della zona: Daimumah è un’oasi per conoscere la vita locale e Maraya Concert Hall, un gigantesco cubo alto quasi 30 metri e ricoperto da 9.000 specchi immerso nel mezzo paesaggio desertico di AlUla.
Proprio come facevano i Nabatei con le loro costruzioni, questa sala concerti progettata da uno studio italiano – punto di riferimento per arte, festival e concerti di livello internazionale – è perfettamente integrata nell’ambiente circostante in uno stupefacente dialogo tra maestosità della natura e ingegno dell’uomo.
Ma la meraviglia di AlUla deve ancora arrivare e si chiama Hegra che in lingua locale vuol dire luogo “posto riparato”: si tratta di un sito Unesco con tombe costruite dai Nabatei (lo stesso popolo che ha regalato all’umanità Petra) da girare in jeep scoperte per quanto è diffuso. Si può apprezzarlo anche dall'alto, con un giro in elicottero o in mongolfiera.
Il tour in 4x4 dura un paio d’ore (le rocce cambiano colore in base alle diverse condizioni meteorologiche) e il periodo migliore per una visita va dai primi ottobre a fine marzo.
Il bello è che gli scavi (a cui stanno partecipando tanti connazionali) continuano ancora oggi e quindi in futuro ci si aspettano sempre più resti da ammirare; il tutto con il vantaggio che Hegra ancora non è presa d’assalto come Petra in Giordania.
All’imbrunire poi vale la pena fare un salto nella Old AlUla, la luce in penombra la rende più misteriosa e affascinante: per le sue stradine le donne camminano ancora tutte indossando abaya e niqab (velo, non più obbligatorio, che lascia scoperta solo una fessura per gli occhi) ma sempre pronte a cercare un contatto con lo sguardo o a scambiare qualche parola.

Riyadh
La trafficata capitale dell’Arabia Saudita, con i suoi 8 milioni di abitanti, è il simbolo della potenza di un paese che è il secondo produttore di petrolio al mondo (dopo gli Stati Uniti), con il 15% delle riserve globali di greggio.
Il quartiere finanziario, dai modernissimi grattacieli, si può ammirare direttamente dal finestrino della macchina – qui Uber funziona perfettamente e costa anche poco – oppure salendo al panoramico Sky Bridge del Kingdom Centre (alto 302 metri e ribattezzato l’apri bottiglia per via della sua forma).
Ma in futuro il quartiere più cool sarà il KAFD (King Abdullah Financial District), area che diventerà il centro del business e del lifestyle, dove la maggior parte degli expat ambiscono a vivere.
Riyadh però sta diventando sempre più famosa anche per altri motivi; qualcosa che non ci si sarebbe aspettati dall’Arabia Saudita e che sta attirando star internazionali e un pubblico disposto anche a molte ore di aereo pur di prenderne parte.

Soundstorm e gli altri festival di musica elettronica
Soundstorm è il festival di musica elettronica da centinaia di migliaia di persone che si tiene ogni anno a dicembre nel deserto alle porte della capitale: una vera e propria città della musica con 8 palchi che propongono generi musicali diversi – 200 artisti in line up (tra cui grandissimi nomi internazionali) e altrettante ore di musica – distribuiti su una superficie di oltre 5 milioni di metri quadrati. Giusto per avere un paragone, le dimensioni di un’isola delle Eolie come Alicudi.
Non c’è dubbio che Soundstorm – la cui edizione 2025 è in programma dall’11 al 13 dicembre – sia ormai una produzione che fa concorrenza a eventi storici e iconici nel campo della musica elettronica, come Coachella in California, Ultra a Miami e Tomorrowland in Belgio. Dunque un evento imperdibile per i veri clubber.
Ma “Tempesta di Suoni” non è l’unico grande festival che si tiene in Arabia Saudita, il cui anno zero degli spettacoli live è molto recente considerato che fino al 2019 una legislazione rigida e ultraconservatrice non consentiva nessun tipo di performance dal vivo.
Altri super eventi organizzati dalla società saudita di entertainment MDLBEAST sono Balad Beast, a Jeddah nel mese di gennaio (il 30 e 31 nell’edizione 2025, tra i big in line up Wiz Khalifa, 21 Savage e Lost Frequencies), A Thousand And One a Riyadh il 24 e il 25 aprile 2025 e Azimuth, a settembre nel deserto di AlUla.
Tutto è cambiato infatti da quando il principe ereditario, il 39enne Moḥammad bin Salmān, ha lanciato il suo piano di riforme Vision 2030 con l’obiettivo di diversificare l’economia del paese (finora tutta sbilanciata sul petrolio) puntando anche su turismo e divertimento grazie a un’apposita General Entertainment Authority.
Con queste premesse i fondatori di MDLBEAST (Ramadan Alharatani e Talal Albahiti) hanno colto l’opportunità di lanciare un brand che oggi è una vera potenza e punto di riferimento per la musica e l’entertainment di tutto il MENA (Middle East and North Africa) – tra festival megagalattici, un’etichetta musicale, la piattaforma per lanciare giovani talenti XP Music Futures e la nuova Beast House a Riyadh, uno spazio creativo per produttori, designer e musicisti dove fare network e cogliere opportunità di collaborazioni – regalando così alle nuove generazioni saudite la possibilità di vivere esperienze fino a pochissimo tempo fa impensabili e di poter intraprendere una carriera da dj.

A proposito di Soundstorm
“È la mia prima volta in Arabia Saudita, grazie per il vostro caloroso benvenuto”.
Dal suo metro e mezzo di altezza – sempre truccatissima e sensuale, ma (come ben intuibile) più coperta del solito – Camila Cabello, in lontananza è apparsa come un puntino microscopico sul gigantesco main stage dell’edizione 2024 di Soundstorm.
Perché è stata sì la prima volta per la cantante cubana in Arabia Saudita, così come per tanti artisti del suo calibro, ma lo stesso possono dire di un festival o di un concerto molti (se non la maggioranza) ragazzi e ragazze sauditi.
Emozionato come non ci aspetterebbe mai da una super celebrity del suo calibro, anche per uno come Eminem l’Arabia Saudita è stata una novità: “Grazie per avermi invitato qui, è la mia prima volta in Saudi”.
È stato proprio lui il super ospite della serata inaugurale della quinta edizione di Soundstorm (dal 12 al 14 dicembre 2024) con numeri da record: il suo nome ha richiamato oltre 200.000 persone su 450.000 ingressi totali nella tre giorni di festival con fan arrivati da tutto il mondo, dagli Emirati alla Russia, dalla Cina agli Stati Uniti.
Ormai vedere un suo live è un’occasione più unica che rara: lo scorso anno Marshall Bruce Mathers III – così il suo vero nome – aveva concesso solo altri due spettacoli, uno ad Abu Dhabi per il Grand Prix di Formula 1 e l’altro in Bahrain.
Grazie a tutti i suoi più grandi successi e un’energia da ragazzino (e pensare che tra poco diventerà nonno!) Eminem durante la sua ora e mezza di live ha fatto letteralmente impazzire il pubblico.
Merito anche dell’incredibile scenografia ed effetti speciali che hanno accompagnato, non solo la sua, ma la performance di ogni artista in scena sul main stage di Soundstorm: fuochi d’artificio, fiamme, videomapping, grafiche proiettate in cielo grazie all’uso di droni.
Il palco da cui si è esibito – il Big Beast, uno dei tre principali del festival, oltre a quelli dedicati alla musica Underground – è un qualcosa di indescrivibile a parole: una struttura enorme con un mega schermo LED entrato nel Guiness dei Primati per la sua estensione (4.808.84 metri quadrati).

Contapassi alla mano, in una serata di Soundstorm si possono percorrere anche decine di chilometri a piedi passando da un palco all’altro e aggirandosi tra stand di merchandising e vari food trucks (l’alcol in Saudi è vietato ma di questo, a sorpresa, molti ragazzi sono favorevoli: “Avere intorno gente ubriaca rovinerebbe il mood”, raccontano).
E così, dopo aver ascoltato le performance dei big in line up – solo per citare alcuni dell’ultima edizione, Martin Garrix (attualmente il dj numero 1 al mondo), Muse, Linkin Park, A$AP Rocky, Calvin Harris, 30 Seconds to Mars (con un’epica esibizione di Jared Leto che prima ha chiamato sul palco un gruppo di fan e poi si è quasi lanciato sul pubblico in visibilio), Jason Derulo, Steve Aoki – in una serata di Soundstorm si può scegliere di variare genere musicale e dirigersi verso gli altri palchi sparsi per il festival dove suonano, in contemporanea, rock, Hip Hop, R&B, techno e dance.
Proprio alle Dance Tent, un mastodontico capannone con tanto di “Her Zones” – aree riservate alle ragazze, qualora volessero ballare lontano dalla bolgia della pista (al momento il pubblico di Soundstorm è quasi in maggioranza maschile) – si alternano solo i migliori dj internazionali, da David Guetta ai Meduza (trio italiano di house).
In ogni angolo di Soundstorm, l’entusiasmo è alle stelle: fino a pochi anni fa, per i sauditi la valvola di sfogo era la vicina Dubai (una sorta di parco divertimenti per gli abitanti della Penisola Arabica) e ora il divertimento è possibile viverlo finalmente in casa propria.

I Mondiali di Calcio 2034 e l'Expo 2030 in Arabia Saudita
Proprio durante la prima serata di Soundstorm 2024 (sempre di giovedì, visto che in Arabia i giorni di riposo sono il venerdì e il sabato) è stato anche dato l’annuncio ufficiale dell’assegnazione dei Mondiali di Calcio 2034 al Regno saudita e sul palco principale è salito, niente di meno, che la stella brasiliana dell’Al-Hilal Neymar Jr: l’evento FIFA catalizzerà sempre di più gli occhi del mondo su Ksa (Kingdom of Saudi Arabia) che ha in calendario Expo 2030 a Riyadh.
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