Perché ci piace (così tanto) comprare cancelleria nuova?

Alessandro Alicandri

Dalle penne agli evidenziatori fluo, la cancelleria ci affascina perché rappresenta creatività, ordine e una piccola fuga dalla routine quotidiana

Matite in grafite di ogni formato, pennarelli con doppia punta manco fossi un calligrafo, penne di colori davvero improbabili (cosa potrà mai servirmi l'inchiostro arancione?) per non parlare degli innumerevoli evidenziatori ancora intonsi davanti ai miei occhi. Se c'è una cosa che non ha mai smesso di essere protagonista dei miei acquisti è la cancelleria, un po' perché è enorme la mia passione per l'enigmistica (che è forse tra gli ultimi baluardi dell'uso funzionale della cancelleria in età adulta) un po' perché questo genere di prodotti mai e ripeto mai ha scatenato in me la sensazione dell'essere "di troppo" in casa, (anche se probabilmente oggi ho abbastanza materiale per scrivere e colorare per tutto il resto della vita).

Oggi ci chiederemo quindi: perché compriamo così tanta cancelleria? Ma soprattutto: perché non riusciamo a smettere di comprarla?

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Cancelleria = chi eravamo (e chi siamo)

Fin dai tempi dalle elementari, riempire un foglio bianco con qualsiasi cosa ci venisse in mente era un modo per attivare un'abilità che nemmeno noi sapevamo di avere, ovvero la creatività.

La designer Anya Hindmarch, diventata nota anche per le sue collezioni dedicate alla cancelleria e soprattutto con i portapenne ispirati a prodotti iconici presenti nei supermercati, ha raccontato spesso la sua ossessione per la cancelleria. Dice: "Quando ero a scuola, ad esempio, il portapenne era una delle poche mie forme di espressione personale". La designer, per capirci, è così tanto legata alle sensazioni della cancelleria da aver creato una profumazione ispirata dall'odore di matita temperata.

Il portapenne, il diario, la cartella sono sempre stati gli "scrigni" che contenevano gli strumenti per la nostra espressione e poi il nasce il disegno, la scrittura o banalmente anche solo la compilazione delle verifiche.

Nei nostri anni più delicati di vita, la cancelleria ha creato in noi uno spettro di emozioni gigantesco, dal sogno alla frustrazione, dall'ansia al senso di crescita. A pensarci bene, i nostri diari, fogli e quaderni erano i nostri social, spesso poco "network" ma in grado di raccontare chi eravamo davvero come nessun social (vero) è mai stato in grado di spingerci a fare. Per questo la cancelleria, racconta molto di noi.

Tutta "colpa" dell'Oriente

Uno dei motivi per cui il settore della cancelleria ha subito un'evoluzione incredibile anche nei tempi moderni, è la millenaria cultura e passione cinese e giapponese per la cancelleria.

Anche se le teorie in merito non convergono in un'unica direzione, è certo che l'invenzione della carta e di molti prodotti per usarla sono stati introdotta in Cina per poi essere immersi nella cultura giapponese, arrivando poi attraverso le rotte commerciali della seta in Europa più o meno dal 13esimo secolo, rimanendo però ad appannaggio delle classi sociali più abbienti. È solo nel 19esimo secolo, quindi in tempi piuttosto recenti, che la cancelleria diventa un bene "popolare".

Forse per questo la cancelleria trasferisce sempre un senso di preziosità anche quando si tratta a tutti gli effetti di un bene industriale.

Nei paesi orientali la centralità della cancelleria è ancora totale in termini di diffusione e mercato, basti pensare a Itoya in Giappone, il rinomato shop di 8 piani a Tokyo che vende solo ed esclusivamente cancelleria.

Perché compriamo così tanta cancelleria?

Sebbene non esista un vero filone di studi specifico sul tema, le ragioni dell'acquisto di penne e matite non si discostano da qualsiasi altro tema di dipendenza d'acquisto, con alcune rilevanti differenze.

I prodotti di cancelleria infatti, fin dalla nostra più tenera età, hanno sempre rappresentato un modo semplice e piuttosto economico per avere tantissime cose diverse delle stessa categoria di prodotto, un meccanismo di "nobilitazione" di ciò che possediamo definito come "Effetto Diderot".

Il concetto è molto più facile da capire se si parla di vestiti: un oggetto bello, prezioso e percepito di valore, spinge la persona a concatenare acquisti che bilancino la bellezza dell'oggetto entrato in collezione trascurando quelli più vecchi o meno preziosi, creando una spirale difficile da fermare e che tende sempre a "rilanciare" verso l'alto per sentirsi al passo.

Alcuni interessanti studi universitari (ce n'è uno indiano di Aditi Kothari proprio sulla cancelleria) spiegano quanto la facilità di variare industrialmente il prodotto di cancelleria in termini di colori, punte, dimensioni di tratto e personalizzazione renda un prodotto magari innecessario, irresistibile. Se poi si tratta di prodotti a basso costo e che occupano poco spazio, il gioco è fatto.

Una passione sana e da condividere

La maggior parte di noi compra cancelleria senza grande coscienza della qualità del prodotto, spendendo cifre moderate visto che i prodotti "da banco" sono per loro natura economici, ma i veri appassionati si spostano spesso su prodotti rari, esclusivi e di altissima qualità che rendono una semplice passione, un esborso che può arrivare anche a molti zeri mensili.

Ci sono due temi che vanno tenuti in considerazione una volta presa coscienza di questo "problema": il primo è stato analizzato da una YouTuber, Tiny Tiger Co, che dedica il suo intero canale ai suoi acquisti in cancelleria di alto livello. Lei dice che quando le sue agende e penne smettono di diventare qualcosa di solo personale, ma di condiviso, cambia la loro destinazione d'uso e diventano un bene in qualche modo "comune". La creator australiana ha proposto infatti di regalare ciò che non usa e mostrare periodicamente i propri prodotti più rari anche dal vivo in una modalità "museale" perché le sensazioni di benessere che creano in lei, possano essere a portata di tutti, esattamente come fa sul suo canale. Questo, a suo avviso, permette di avere un rapporto più sano con il prodotto di cancelleria, moderando gli acquisti nel frattempo attraverso scelte etiche. Insomma: ha scelto di comportarsi come farebbe con i libri una biblioteca. Un bene che nasce come privato, diventa potenzialmente di tutti.

L'altro tema altrettanto importante è quello dell'uso: che senso ha avere cancelleria che non useremo mai? Questo ragionamento è valido anche per i libri o per altre categorie di prodotto che rischiano di entrare nell'accumulo seriale. Ecco: dobbiamo educarci a trovare strumenti (e tempi) che permettano di usare i prodotti che compriamo, caso che nella cancelleria diventa un po' più complicato nell'era del digitale. Una soluzione però, è comunque possibile.

Come usare la propria cancelleria

Per quanto possa suonare antiquato, oggi più che mai usare la cancelleria è un ottimo modo per tornare alla realtà e al sapore della propria infanzia.

Alcuni studi psicologici dicono che l'acquisto di cancelleria in alcune persone è connesso al bisogno di trovare nuovi stimoli creativi, quindi è come se il nostro cervello ci stesse suggerendo "Dai, esprimiti".

Questo è importante anche e sopratutto nell'era digitale: provate a immaginare, abbozzare, mettere nero su bianco progetti, idee, disegni, ma anche banalmente liste della spesa, cose da fare, tracking delle spese oppure colorare dei disegni. O ancora creare una propria agenda partendo da fogli bianchi, immaginare un viaggio usando colori e immagini stampate.

Usare cancelleria è quindi una palestra perfetta per la vostra mente, capace di rende degli strumenti reali "vivi", capaci di generare qualcosa di nuovo o semplicemente di rilassante nella nostra vita.

Con le opportunità offerte di recente dai telefoni e dall'intelligenza artificiale, trasferire i contenuti in digitale è un gioco da ragazzi, quindi non ci sono più scuse.

Consumare gli oggetti di cancelleria che abbiamo non è solo un gesto ecologico, ma rende dinamico il nostro modo di rapportarci con il mondo. Allora sì ogni acquisto non sarà un riflesso, ma la risposta a un'utilità e l'uso della cancelleria un momento di crescita personale, al pari della meditazione o del fitness.

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