Parla di odio sul web col Papa. Si fa consigliare dal Dalai Lama. Brinda con Bono degli U2 e il rapper Kanye West. Il mondo dell’imprenditore Renzo Rosso non ha confini
La parola d’ordine a casa del manager Renzo Rosso, patron dell’azienda di moda Diesel e presidente del gruppo OTB, è convivialità. Non si intraprende nessuna conversazione, né affare, se sul tavolo non c’è un bicchiere di vino dell’annata migliore. Meglio se proviene dalla sua fattoria sulle colline di Marostica, ovviamente.
«Il cantante Bono Vox ne è rimasto entusiasta», dice versando il bianco millesimato 55 nei bicchieri, nel suo salotto, a Breganze, a pochi chilometri da Vicenza. «Ne produciamo solo 300 bottiglie all’anno, per la famiglia. Gli esperti dicono che sia ottimo», continua. «Il rapper Kanye West, dopo averlo assaggiato, non voleva più ripartire».
Da settembre Renzo Rosso è molto concentrato anche sul calcio, col Milan, visto che da questa stagione calcistica è partner della squadra. In prima persona si è occupato della creazione delle divise, che ha presentato a Milano la scorsa settimana. «Sono milanista da quando ero bambino. Aiutavo i miei genitori nei campi e portavo con me la radio per ascoltare la partita. Non avrei pensato di arrivare fino a qui. Oggi posso andare negli spogliatoi, parlare coi giocatori, dare loro consigli di look: ogni divisa è fatta su misura. Tutti i campioni la indossano benissimo, Ignazio Abate, Manuel Locatelli e Gianluigi Donnarumma amano la moda, sono modelli perfetti».
Il momento più emozionante? «A Doha, nel Qatar, quando in dicembre il Milan ha vinto la Supercoppa. Il mister, Vincenzo Montella, mi ha fatto persino alzare la coppa in campo», racconta.
Mister è una parola molto amata anche qui, a Breganze. I suoi collaboratori lo chiamano Mister Rosso. «Tutti lo fanno, anche gli amici con cui gioco a calcetto la domenica mattina», spiega. L’inglese è parte del suo vocabolario, durante la nostra conversazione lo userà spesso.
Viaggia molto, non si ferma mai da quando, nel 1978, ha creato la sua azienda. Oggi, a 61 anni, è il presidente di Only The Brave, la holding che controlla molti marchi di moda tra cui Maison Margiela, Marni e Viktor & Rolf. Per la rivista americana Forbes è l’11° uomo più ricco d’Italia. Non poca cosa considerato da dov’è partito.
Qual è il consiglio che le davano i suoi genitori?
«Di non ascoltare gli altri e seguire la mia strada».
Ha sette figli, avuti da tre donne diverse. Qual è il consiglio che dà loro?
«Lo stesso, soprattutto ai più grandi».
Con un padre come lei non è facilissimo seguire la propria strada.
«È vero. Mi piace il dialogo con i giovani, e spesso divento amico degli amici dei miei figli. Così finisce che non si liberano mai di me».
Andrea, 40 anni, Stefano, 37, e Alessia, 29, lavorano con lei.
«È stata una loro scelta. Io ho sempre detto: “Ricordatevi che da vostro padre non avrete mai un aiuto”. Sono per la meritocrazia, mi interessa che creino la loro storia e che diventino bravi in ciò che amano. Voglio la loro felicità. That’s my goal (è il mio obiettivo, ndr)».
Dice mai la frase: “Ai miei tempi si stava meglio”?
«Sì, mi spaventa il muro che si è creato col mondo digitale. È più facile manifestare l’odio e perdere umanità. Ho parlato di questo con papa Francesco, è stato un momento commovente».
Lei è credente?
«Dialogo con Dio, ma non gli chiedo mai niente. Mi hanno aiutato l’educazione e la cultura che mi sono fatto da solo. E mi hanno aiutato gli altri, amici e collaboratori. Da solo non sono nessuno».
« Sono per la meritocrazia, mi interessa che i miei figli creino la loro storia e che diventino bravi in ciò che amano. Voglio la loro felicità. »
Chi sono le persone con cui si confida?
«Sono fortunato, ho tanti amici storici: cinque del mio paese d’infanzia. Festeggiamo insieme i compleanni. Mi confido anche con la mia compagna e con i figli».
E chi, invece, la fa soffrire?
«Chi si approfitta di me e tradisce la mia buona fede. Per me l’amicizia è sacra, ma ci sono stati casi di rotture che mi hanno fatto stare male. Molto male».
Come ha scelto Nicola Formichetti, direttore creativo della sua azienda? Sembrate molto uniti.
«L’ho inseguito, poi un giorno ero a Tokyo, dove viveva, e sono riuscito a incontrarlo. Vedo in lui il moderno Renzo Rosso. Nasce nel mondo digitale, amo confrontarmi con lui. Mi dispiace solo che viva tra New York e Tokyo, lo vedo troppo poco».
Se stesse qui, lo inviterebbe alle sue cene.
«Quando è arrivato non beveva vino, ora sì».
Nelle foto è spesso con amici famosi. A chi è legato?
«Lorenzo Jovanotti, Fiorello e Roberto Baggio sono amici da sempre. Tra i più recenti c’è il rapper Kanye West. In molti lo criticano, ma quando è con me è una bella persona, DIESELlo definirei “ un tatone”. Forse perché sono uno semplice e con me si rilassa».
Sarà anche semplice, ma si dice che a casa abbia un quadro dell’artista Basquiat.
«Nel ’99 ho comprato la casa dei miei sogni. Volevo arredarla e mi sono avvicinato all’arte. Mi dispiace solo averlo fatto tardi. Mi sono affidato a un’insegnante, la curatrice Caroline Corbetta, e ora quando vado a una mostra o vedo un’istallazione riesco a comprenderla».
E il Basquiat?
«Ho sempre sognato di averne uno, ma non volevo spendere troppo (le quotazioni vanno da uno a 50 milioni di euro, ndr). E quando mi sono deciso ho pensato: lo compro, lo tengo un anno, poi lo rivendo e ci guadagno dei soldi. Non è più uscito di casa. È in sala da pranzo e ogni mattina lo ammiro». Ama talmente l’arte che ha persino restaurato il ponte di Rialto, a Venezia. «Ne sono orgoglioso. Ero indeciso se comunicare che ero stato io. Mi ha convinto il Dalai Lama: “Renzo, metti il tuo nome su tutto ciò di cui vai fiero, sarai un punto di riferimento per gli altri”, disse».
È felice in questo momento?
«Tanto, forse non sono mai stato così pieno di energie». Magari il merito è della sua bambina, Sydne. «È un fenomeno, guardi che bella (e scorre le foto sul cellulare, ndr). Ha un anno e tre mesi. Lei e la mamma, Arianna, sono al centro della mia vita».
E pensare che lei non voleva altri figli.
«È vero. Meno male che Arianna mi ha convinto».
Com’è stato diventare padre a 60 anni?
«Sydne mi ha dato la luce, uno slancio pazzesco. Magari ho meno tempo da dedicarle rispetto ai primi figli, ma oggi sono un uomo più completo e attento agli altri. È un vantaggio per lei».
Ha avuto due mogli, Nuccia Fattoretto ed Erika Merlo. Arianna è la sua compagna da nove anni. Qual è la sua dote?
«Arianna è intelligente e mi ama. Quando l’ho incontrata era una donna di successo, comprava aziende per altri e girava tra Dubai, Pechino e New York. Ha rinunciato al suo lavoro per stare con me. Gliene sono grato».
Che cosa vi lega?
«Mi segue ovunque. Non sa quanto sia bello poter condividere momenti di gioia, e anche di frustrazione, con la mia donna (la chiama sempre così, ndr). Non c’è paragone, rispetto a chi sta a casa ad aspettarti e non ti capisce fino in fondo».
Rimane amico delle sue ex?
«Della prima sì, della seconda no».
Porta il bicchiere alla bocca e dice che il vino è buonissimo. Con le tre figlie del secondo matrimonio, le gemelle Asia e Luna, e India, è un papà-mammo?
«Io sono mamma e papà insieme, nel secondo matrimonio era indispensabile che lo fossi. Consiglio le mie figlie persino su come vestirsi. Ma lei non era venuta fin qui per parlare di Milan?».
« Io sono mamma e papà insieme. Consiglio le mie figlie persino su come vestirsi »
Mi perdoni, sarà stato il vino. Si dice che potrebbe acquistare la squadra: che cosa c’è di vero?
«C’è persino un gruppo su Facebook che mi chiede di farlo. I membri si sono proposti di comprare un paio di jeans Diesel ciascuno se divento il Presidente. Li adoro. Ma col calcio non si guadagna. E io ho già la responsabilità di 7.500 famiglie. Ora dico no. Torni l’anno prossimo per un bicchiere di vino, e vediamo se ho cambiato idea».
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