A Sanremo Paola Turci presenterà una canzone dedicata alle donne e alle loro insicurezze. E con Grazia la cantante ha deciso di parlare delle sue: la ferita che si porta addosso da anni, le ombre lasciate dalla scomparsa di suo padre, gli amori sbagliati e le troppe domande che, ha capito, sono
solo un peso

Mentre preparavo l’incontro con Paola Turci pensavo che no, non le avrei chiesto niente della sua cicatrice. Di tutto avrei parlato, tranne che dell’incidente che, molti anni fa, le ha lasciato una profonda ferita sul viso e che è al centro di praticamente tutte le sue interviste (sì, lo so: è pure nell’attacco di questa).
Alla fine ce l’ho fatta, più o meno. Perché quel segno in faccia è entrato nei nostri discorsi soltanto come una metafora: dei dolori di tutte le donne. E soprattutto delle nostre insicurezze.
Paola Turci, 52 anni, porterà la sua canzone a Sanremo: dopo 16 anni di latitanza dal teatro Ariston, ha voluto tantissimo tornarci. E adesso mi fa leggere il testo del brano, come fosse una poesia. E un po’ lo è: un inno alla libertà di essere chi si è. Fatti bella per te, così si intitola.
Lei, Paola, è capace di volersi bella soltanto per se stessa?
«Adesso sì, ma è una conquista recente, prima continuavo a chiedermi come mi vedessero gli altri. Mi sentivo sempre esposta a un giudizio. Come se tutto ruotasse attorno alla cicatrice sul mio volto».
Ho visto il video di quando Carlo Conti ha annunciato di averla ammessa al Festival. Lei salta di gioia come una ragazzina.
«È vero. Sto vivendo tutto come una bambina: senza aspettative, ma con entusiasmi assoluti. Da sempre ho sviluppato un gran capacità di difendermi a priori delle delusioni: mi preparo al peggio. Ma adesso c’è una novità: so anche godermi profondamente le cose belle».
Che cosa è il Festival visto da dentro? Dentro le sue emozioni, intendo.
«È adrenalina. Sul palco dell’Ariston si ha paura sempre. È un’emozione forte, che ti fa sentire viva».
È “Un’emozione che ti cambia il nome” come dice la sua canzone?
«Sì, ti cambia i connotati: il cuore batte forte, il fiato si fa più corto. Per me Sanremo è anche un modo di guardarmi dal di fuori. Vedere a che punto sono».
“Fatti bella per te”, dice la sua canzone. È difficile, però.
«Sì, ma siccome non è impossibile, ce la si fa».
Mi racconti come.
«Questa cicatrice mi ha cambiato il volto. So che me la vedo più io degli altri, ma c’è. Per me è bellissimo quando mi dimentico da che parte stia: a destra o a sinistra? Boh.Quando succede, mi sento leggera, credo di aver finito di stare male, penso di non doverla nominare più».
Non la nominiamo, allora.
«Quando parlo di bellezza e parlo di me, la storia della mia faccia viene fuori. Ma non è solo mia, allude alle ferite delle donne, fatte di insicurezze. Anche la mia cicatrice vera è fatta di quello e c’era già prima dell’incidente: la paura di essere brutta, o peggio, di essere una qualunque. Le cicatrici delle donne sono anche le rughe: che ci affanniamo a nascondere, cancellare».
La bellezza delle donne che cos’è?
«Saper abbracciare, saper essere felice, sapere come esprimersi: con la musica o anche solo con un sorriso. Io mi sento bella quando canto».
Senza musica non si piace?
«Mi piaccio anche quando mi strucco, la sera».
Perché si trucca, allora?
«Perché la mattina insieme con me si svegliano anche le insicurezze».
Diceva che la bellezza è saper essere felice, lei ne è capace?
«Non sono nata felice. Sono inquieta, piena di ombre. Ma adesso ho capito che ho bisogno della gioia. So quanto sia importante farsi una risata quando si sta male. Due anni fa ho perso mio padre e ho passato momenti di grande dolore: non riuscivo più nemmeno a respirare. Dovevo solo parlare d’altro, scherzare. Con lui ridevo tanto e parlavo di politica. Le sue ultime parole sono state un sorridente: “Dimmi cara”».
Che cosa vorrebbe dirgli, adesso?
«Mi scusi, non ce la faccio a rispondere. Mi viene solo da piangere. Anche se, da quando se ne è andato, mi sono successe solo cose bellissime: credo che sia lui il regista del mio presente. Sono ripartita, il grande dolore di averlo perso mi ha rimesso al mondo. Ho incontrato persone che mi hanno fatto sentire bella e capace. Mi ha sbloccato molto scrivere un libro con la mia storia (Mi amerò lo stesso, Mondadori), da cui ho tratto uno spettacolo teatrale che voglio riportare in scena anche quest’anno. Penso che mio padre non ci sia proprio più, eppure credo che mi abbia fatto tutti questi doni. Il mistero esiste. E io sono cambiata».
Il cambiamento più importante?
«Riesco a farmi dire no senza andare in frantumi».
I suoi titoli: Mi amerò lo stesso, Fatti bella per te, sono frasi che dovremmo dirci tutte.
«Tutte, sì. La vita mi ha lasciato una ferita concreta, che però ha solo acuito insicurezze che già avevo. C’è solo bisogno di tempo. È lui che ti fa capire, che ti dà risposte».
Ha voglia di parlare d’amore?.
«Certo, non di uomini però».
Basta uomini?
«Le mie ultime storie sono molto brevi, non ho granché da raccontare. Capitolo chiuso».
Mai dire mai.
«Giusto. Non ho certezze. Oggi mi piacerebbe incontrare qualcuno che poi sta con me a lungo. Adesso mi sembra di aver voglia di stare da sola, ma poi magari mi innamoro, e di colpo torno a desiderare una casa insieme. Accadrà magari quando io sarò impegnata a fare altro».
Proprio come adesso.
«Sì, adesso non penso all’amore. Ho una vita mia e piena, che mi sta piacendo da matti. E mi piaccio pure io».
Che cosa vorrebbe, che non ha?
«Io, vorrei avere meno. Meno insicurezza. Lo so, ce l’abbiamo tutte. Andiamo a un appuntamento e pensiamo: andrò bene? Sarò abbastanza bella-brava-intelligente? Ecco vorrei scrollarmi di dosso tutte queste domande, credere di più in me. Tutte noi dovremmo imparare a crederci di più».
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