Non sceglie mai la strada più facile. Al cinema, dove la vedremo sorella pacifista di un eroe di guerra. E nella vita dove segue solo quello che le dicono il cuore e la pancia. Anche per questo l’attrice Kristen Stewart con Grazia ha parlato del suo corpo e di come le sue decisioni nascano allo specchio. le serve l’abito giusto per affrontare il mondo
«Mi piace l’idea, molto italiana, del pranzo della domenica, e sono brava a preparare gli spaghetti. Però ho smesso di mangiare carne, ora sono vegana. E adoro i centrifugati. Per esempio uso mele, sedano e carote e aggiungo olio di arachidi e cocco. Non sa che meraviglia».
Mentre ascolto Kristen Stewart, e mi chiedo come mai dopo solo un minuto da che mi ha salutato stiamo parlando di questo, mi rendo conto che è l’unica attrice in grado di spiazzarmi davvero. Mi vengono in mente le foto che la ritraggono con la sua nuova fiamma, la modella Stella Maxwell, angelo del marchio di lingerie Victoria’s Secret. Le due passeggiano con in mano beveroni ed estratti bio, la prova che la svolta salutista è reale. Ma soprattutto penso che Kristen negli ultimi tempi è stata una sorpresa via l’altra. Soprattutto dal punto di vista sentimentale. A maggio dell’anno scorso, per esempio, aveva dichiarato il suo amore per la produttrice di effetti speciali Alicia Cargile, dopo un anno e mezzo di tira e molla (intervallato da svariati flirt, mai accompagnati da conferme o smentite). «Sono innamorata della mia fidanzata, da cui mi sono separata un paio di volte. Per lei finalmente sono tornata a provare sentimenti autentici e profondi», aveva dichiarato uscendo allo scoperto e facendoci finalmente tirare un respiro di sollievo. Ma ecco che, a pochi mesi da quelle parole, Kristen si mette con Stella, con cui è stata vista baciarsi durante le sfilate milanesi. E si conferma la vera ribelle di Hollywood.
Cresciuta a Los Angeles con una madre australiana sceneggiatrice e il padre assistente regista, e travolta da un successo, la saga di Twilight, che avrebbe steso la maggior parte di noi, a soli 26 anni Stewart ama sperimentare e lo fa con un raggio d’azione molto vasto: si va dai sentimenti al colore dei capelli, passando per le sue scelte d’attrice.
Voltate, infatti, le spalle agli incassi da capogiro e più facili, preferisce il cinema indipendente. Nei suoi due prossimi film in arrivo incarnerà due tipi di sorelle, molto diverse. In Billy Lynn - Un giorno da eroe, film del regista premio Oscar Ang Lee, nelle sale dal 2 febbraio, tenterà di convincere il fratello, un tormentato eroe della guerra in Iraq, a non tornare a combattere. Mentre in Personal Shopper, di Olivier Assayas, nelle sale in aprile, proverà a mettersi in contatto nell’aldilà con il fratello gemello, morto per un attacco di cuore.
Al nostro incontro Kristen, che è anche volto della maison Chanel di cui indossa un tailleur pantalone, agita le mani nervosamente, mentre mi racconta come attraverso i ruoli che sceglie desideri affrontare ogni possibile angolazione di se stessa. «Mi sento al massimo, come attrice, quando mostro cose che il pubblico non vede normalmente, e di cui io non ero consapevole», mi spiega.
In Billy Lynn - Un giorno da eroe, lei è la sorella pacifista di uno dei 100 mila soldati che nel 2004 erano in Iraq, interpretato dall’esordiente Joe Alwyn. Le scene tra di voi, quando torna a casa per ricevere un premio, sono di grande impatto.
«Credo che Ang Lee abbia selezionato il meglio dei dialoghi presenti nel bestseller di Ben Fountain (pubblicato da minimum fax) da cui è tratto il film. L’intento del regista è mostrare una verità sulla guerra distante anni luce da quello che l’opinione pubblica crede. Nella storia io rappresento una voce alternativa e scomoda. Voglio che mio fratello conosca se stesso: se questo accadesse, sarebbe ancora orgoglioso di andare a combattere? Non sono mai stata una che giudica, anche nella vita reale, ma ho sempre creduto che, prima di batterti per qualcosa, devi capirla, non esserne semplicemente consumato».
Il tema è più che mai attuale, ci sono tanti ragazzi e ragazze che per sfuggire ai limiti del loro quotidiano pensano di arruolarsi nell’esercito. La scelta di Billy è quella di molti giovani americani?
«Credo sia più che mai una storia condivisa. L’esercito ha dato una direzione a tante vite fuori rotta, ha fornito uno scopo anche in senso positivo. Ma non tutti sono preparati a trovarsi coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro, ad accettare azioni e conseguenze terribili. E questo era ancora più vero 13 anni fa, quando è ambientato il film, quando c’era anche molta propaganda. La cosa più difficile da chiedersi è perché si uccida, si spari e si combatta. Sono tutte domande che danno molta umanità alla figura di un soldato».
Nel film si occupa di un fratello vivo, mentre in Personal Shopper fatica a riprendersi dalla morte del suo gemello.
«Al mio personaggio succedono cose strane. Nel tentativo di colmare il vuoto della perdita, coltiva le sue qualità più maschili, cercando di emulare il fratello. Il rovescio della medaglia è che la sua femminilità è in crisi. La storia è complessa, racconta di una metamorfosi che mescola influssi paranormali e il desiderio improvviso di indossare i panni di qualcun altro, per tornare a vivere».
Secondo lei le esperienze dolorose sono necessarie per farci aprire gli occhi?
«Ci permettono di capire quello che conta davvero nella vita. La perdita ti conferma che non avrai mai risposte su ciò che è sconosciuto per eccellenza, la morte. Non sappiamo che cosa succederà in quel momento, non sappiamo se saremo da soli o ci sentiremo legati a qualcosa di più grande. E tutto questo fa molta paura».
Che relazione ha col mondo del soprannaturale?
«Da bambina i fantasmi mi spaventavano, e l’idea che ci sia qualcosa d’invisibile non mi piace. Oggi non credo a queste presenze, ma agli impulsi e agli istinti che partono dalla “pancia” e di cui è meglio fidarsi. Sono la ragione per cui ci sentiamo attratti da qualcuno e respinti da qualcun altro. E non hanno niente a che fare con la logica».
La personal shopper che interpreta nel film è una ragazza strana.
«È una donna molto attratta dalla bellezza e dall’estetica, ma è così autopunitiva da sentirsi in colpa per questo. Prova un senso di vergogna nel voler essere attraente e nel volersi circondare di cose belle, perché lei non si piace».
La sua, di stylist, le ha dato consigli utili per questo ruolo?
«Mi conosce molto bene, dopo tanti anni che lavoriamo insieme, e non pensa solo ai vestiti da farmi indossare. Ci sono tante persone distratte dalle mode che vogliono solo darti l’immagine giusta, ma non sono capaci di sottolineare chi sei. La mia collaboratrice sa qual è, di volta in volta, il capo perfetto per farmi affrontare il mondo».
Tre anni fa ha dato un taglio drastico ai capelli e, col senno di poi, la sua scelta non sembra affatto casuale.
«Ho deciso di farlo appena ho compiuto 23 anni. I capelli mi permettevano di nascondermi dietro un’aura sexy. Appena mi sono trovata scoperta, senza questo scudo, ho dovuto mostrare la mia vera faccia e la cosa strana è che ho tirato fuori una fiducia in me stessa che non sapevo di avere. I capelli mi facevano sentire come una vera ragazza, mandavano messaggi del tipo: “Sono bella, sono femminile”. Non so perché ho dato loro così tanta importanza, forse perché tutti associano i capelli lunghi alla sensualità. Ma mi sono chiesta: “Davvero il mio primo obiettivo nella vita è essere desiderata? Tutto questo è di una noia mortale”».
Non ha temuto il cambiamento d’immagine?
«Ho perso due chili prima di incontrare il parrucchiere. Non riuscivo a mandar giù niente, e il giorno che mi sono seduta su quella sedia mi sudavano le mani».
Ma carattere forte e coraggio non le sono mai mancati. Crede c’entri qualcosa il fatto di essere cresciuta con tre fratelli maschi?
«Se guardo le mie foto fino ai 15 anni, in cui mi mettevo i vestiti dei miei fratelli, il maschiaccio ero io. Mi piacevano i trattori, il basket, il calcio. E sono sempre stata una bambina che voleva stare con gli adulti».
Non fatico a crederle.
«Volevo essere vista come grande, ma poi le cose sono cambiate. Tra i 15 e i 20 anni ero sempre in ansia, se non riuscivo a controllare le cose, mi sentivo persa».
Ha imparato a mettere una barriera tra lei e il mondo?
«Dopo 16 anni di lavoro so gestire i pensieri negativi. Oggi non mi faccio più sopraffare e, se mi capita, so che è temporaneo. Poi passa».
Più che aver fatto pace con la sua immagine pubblica sembra aver fatto pace con se stessa.
«Sono più intelligente e più calma di una volta. Non temo i miei lati oscuri perché quando sei sincera con te stessa non esiste più un lato oscuro. E non c’è più domanda che ti dia fastidio, se arriva in modo onesto».
Mentre la saluto mi viene in mente una frase che Kristen mi ha detto poco tempo fa. «Se dovessi scegliere di essere un animale, sceglierei un gatto. Perché quando tutti lo vorrebbero vicino, lui se ne sta a distanza a osservarti». Mi basta questo per togliermi l’illusione di averla finalmente conosciuta. Kristen Stewart ci stupirà ancora, ne sono sicura.
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