Dopo la separazione da Brad Pitt, Angelina Jolie ha vissuto il suo anno più difficile, durante il quale ha capito che c’è sempre spazio per perdonare e riconciliarsi: Ma solo se uno ammette di aver imparato dai suoi errori»
Conosco Angelina Jolie da quasi 20 anni e ancora riesce a sorprendermi. È l’attrice di cui tutti vogliono sapere tutto, e lei, che dopo la separazione da Brad Pitt potrebbe trincerarsi dietro un “No comment” da vera diva, accetta di parlarti di come si trova da mamma single e di quello che le manca. Dimenticando per un attimo persino il suo ultimo film, First They Killed My Father (“Per primo hanno ucciso mio padre”, su Netflix dal 16 settembre), che la vede alla regia e che è, invece, il motivo del nostro incontro.
Angelina indossa un completo color panna di Bottega Veneta che le segna la vita esile e la fa sembrare una delle tante donne eleganti che frequentano l’hotel Four Seasons qui a Beverly Hills. È molto diversa dalla ragazza dai capelli corti e sorriso disarmante che incontrai per la prima volta nel 1998 durante la presentazione del film Gia - Una donna oltre ogni limite, in cui interpretava la top model contagiata dall’Aids Gia Carangi.
Oggi Angelina è tante, troppe cose insieme: attrice e regista, certo, ma anche militante a favore dei diritti umani e professoressa a contratto alla London School of Economics and Political Science. È il simbolo delle donne che hanno combattuto e combattono contro il cancro. Non ultimo, è la madre di sei figli (Maddox, 16, Pax, 13, Zahara, 12, Shiloh, 11, e i gemelli Knox e Vivienne, 9) che dopo 12 anni si è separata dal collega Brad Pitt per proteggere i suoi ragazzi da un uomo che stava perdendo se stesso nell’alcol. Lo stesso uomo che ora, secondo indiscrezioni, ha chiesto di essere perdonato per tornare in famiglia.
Quella che ho davanti oggi è una persona fortissima, una che ti dice che, se proprio devi piangere, devi farlo da sola sotto la doccia e non davanti ai tuoi figli. Che ammette candidamente che, sì, la vita da single non è così bella come una pensa all’inizio. «Devo tornare in pista», mi dirà più tardi, con estrema confidenza e con un senso di sincera fragilità. «Ma questo film era troppo importante per me». First They Killed My Father è ispirato al libro scritto da Loung Ung, sopravvissuta al genocidio cambogiano, che Angelina comprò su una bancarella per due dollari.
Quelle pagine la cambiarono per sempre: «Loung raccontava gli orrori vissuti da una bambina cambogiana e mi fece aprire gli occhi sull’orrendo genocidio che tra il 1977 e il 1979 aveva sterminato un quarto della popolazione. Tornai in America e la contattai». Le due diventarono amiche e Angelina si offrì come volontaria alle Nazioni Unite per tornare in Cambogia, Paese dove adotterà poi anche suo figlio, nonché co-produttore del film, Maddox.
Quanto c’entra suo figlio nella scelta di realizzare un film sul genocidio cambogiano?
«È grazie a Maddox se conosco davvero la Cambogia. Un giorno ho detto alla mia amica scrittrice Loung, rimasta orfana durante il conflitto, che pensavo di adottare un neonato cambogiano. Lei mi ha incoraggiato».
Quali sono i consigli che ha dato al suo ragazzo?
«Gli ho detto solo: “Se facciamo questo film, dobbiamo andare fino in fondo: non puoi tornare indietro, non puoi sentire la stanchezza”. Quando mi ha detto di essere pronto, abbiamo iniziato».
Nel film la protagonista è interpretata da Sareum Srey Moch, una bambina straordinaria. Ci sono state polemiche per la severità dei suoi casting: è davvero così esigente?
«Quello che ho imparato da madre è che non puoi mai essere sicura di dire qualcosa a un bambino e aspettarti che lo faccia subito. Devi stare al suo gioco, calarti nel suo mondo. Poi ho trovato Sareum, che sembrava fatta per stare davanti a una macchina da presa. Mi ha conquistata quando le ho chiesto se volesse fare l’attrice, e mi ha risposto: “No, voglio fare la regista”».
Come mai, però, Maddox a parte, la sua scelta è caduta su un tema così drammatico come quello di un genocidio?
«Perdere mia madre, 10 anni fa, mi ha fatto pensare che il dolore si supera meglio se lo condividiamo. Raccontare la sofferenza è un modo di alleviarla. E credo che conoscere la storia di una persona coraggiosa, come Loung, possa ispirare tante persone a fare di più e meglio».
Allora un giorno, Angelina, faranno un film anche su di lei. Quanta fatica le ci è voluta per gestire la sua vita privata negli ultimi mesi?
«Quest’anno è stato impegnativo, è vero: mi sono concentrata molto sul lavoro e moltissimo nel prendermi cura dei miei figli. Da fuori può sembrare che io sia riuscita a raggiungere il famoso equilibrio al quale ambiamo tutte, ma in realtà ho solo cercato di barcamenarmi tra mille problemi».
Riesce a trovare tempo per se stessa?
«Dico sempre che dovrei farlo, ma non sono molto disciplinata. Comunque mi piace fare la mamma». Lei quattro anni fa, dopo un esame genetico, ha deciso di farsi asportare il seno per ridurre l’alto rischio di ammalarsi di tumore come sua madre e due anni fa ha subìto un altro intervento preventivo alle ovaie.
È passato del tempo, è sempre convinta di questa scelta?
«Sono felice di non avere il cancro e di non dover più pensare continuamente di patire il destino di mia madre. Certo, il mio corpo non è più lo stesso di prima, sto affrontando una menopausa precoce e ho avuto altri piccoli problemi di salute. Però ho trovato il modo di andare avanti».
Come?
«In questo anno così difficile ho scoperto quanto un po’ di leggerezza aiuti me e i mie figli a superare lo stress. Le nostre preoccupazioni non dovrebbero mai impedirci di ridere e di stare bene insieme».
È vero che si sente più bella ora di quando era più giovane?
«Mi piaccio di più. È una questione di femminilità. Ognuna di noi può affrontare una mastectomia e una menopausa e sentirsi comunque una donna sicura di sé e del proprio fascino».
Le piace questa sua fase da donna single?
«No, non è certo divertente. E poi non è qualcosa che desiderassi particolarmente».
Non c’è proprio nessun vantaggio?
«No, nessuno. È solo tutto più difficile».
Ora lei vive in una nuova casa. Quali altre novità ci sono nella sua famiglia? Ho letto che ha iniziato a seguire delle lezioni di cucina.
«È vero, ma non sono bravissima. La cucina è una di quelle cose che, secondo me, fai quando la tua vita ha un certo passo: io, invece, sono impaziente e un po’ lunatica, quindi fatico molto ai fornelli. Mi piaceva l’idea di cucinare per i miei figli».
Qual è la sua specialità?
«Tutte quelle che accidentalmente mi vengono bene, anche se non ho seguito la ricetta».
Ricordo che lei aveva un animo avventuroso. Pilota ancora gli aerei?
«Sì, anche se non quanto vorrei, perché la vita mi tiene ancorata a terra. Anche i miei figli più grandi hanno preso qualche lezione, ma non arrivano ai pedali».
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Presto, magari, saranno loro a portare lei in giro per il mondo. A proposito, dove si vede tra 10 anni?
«Non lo so davvero. Alla mia età, cominci solo a sperare che tutti nella tua famiglia stiano bene come oggi e che i tuoi figli non ti rendano nonna troppo presto».
Dieci anni fa, immaginava di essere come è adesso?
«No. Se me lo avesse chiesto allora le avrei raccontato cose molto diverse sulla mia carriera e sul mio matrimonio. Non avrei mai previsto il lavoro da regista, tutti questi figli e i tanti viaggi che facciamo per il mondo».
Lei è uno di quei genitori che lascia liberi i ragazzi o è una “mamma-elicottero”, sempre pronta a proteggerli?
«Non sono molto brava a lasciare che le cose succedano. Forse spero solo che nessuno dei miei ragazzi diventi un adolescente problematico come ero io alla loro età».
Lei, crescendo è diventata più sensibile. Ora sembra quasi fragile. È così?
«Sto bene, ma sento la fatica di questa fase della mia vita. Rispetto al passato sono più riservata perché dentro di me non mi sento forte come prima. Al momento è come se esistessero 12 Angelina Jolie, ma presto so che tornerò a essere la vecchia me».
Parto dai suoi film per farle una domanda personale. Ha affrontato spesso il tema del perdono. Per molti di noi è difficile perdonare qualcuno che ci ha fatto soffrire. Anche per lei è così?
«Io credo nella giustizia: senza, non esisterebbe nemmeno il bisogno di chiedere perdono. Ai miei figli dico sempre di non odiare né di augurare del male a nessuno. Tuttavia una riconciliazione ha un senso quando viene fatta giustizia, o quando almeno qualcuno ammette di aver imparato dai suoi errori».
Angelina me lo dice come se stesse parlando ancora del genocidio cambogiano. A me viene in mente la sua relazione con Brad Pitt. E ho la sensazione che, in qualche modo, questa donna potrebbe sorprenderci ancora.
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