Golden Globe 2018: tutte le attrici sul red carpet in nero contro le molestie
Star vestite di nero contro abusi e molestie sul red carpet dei prossimi Golden Globe: Hollywood si mobilita contro Weinstein e il sistema che lo consente
I Golden Globe 2018, in programma a Los Angeles il prossimo 7 gennaio, potrebbero entrare nella storia come i meno colorati di sempre, ma i più rivoluzionari.
Diverse attrici hanno dichiarato che si vestiranno di nero per la prima grande cerimonia di premiazione dell'anno come messaggio comune contro abusi e molestie.
Le accuse degli ultimi mesi contro Weinstein hanno scoperchiato il vaso di Pandora e secondo quanto rivelato dai magazine statunitensi il red carpet in nero potrebbe ripetersi anche agli Oscar.
Vi riassumiamo i passaggi pricipali.
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Come è iniziato tutto
I primi di ottobre il New York Times ha pubblicato un'inchiesta da cui sono emersi anni e anni di molestie perpetrate da Weinstein ai danni di attrici, modelle e dipendenti.
Nell’articolo si faceva riferimento a due delle sue accusatrici più accanite, le attrici Ashley Judd e Rose McGowan, ma venivano riportate le testimonianze di molte altre donne.
Si parlava di trent’anni di atteggiamenti molesti e di circa otto casi di patteggiamento, in cui il produttore aveva evitato il processo e messo a tacere le accusatrici.
L'articolo ha dato coraggio a tante altre donne, più o meno famose, che si sono fatte aventi e hanno raccontato la loro esperienza.
Dalle testimonianze era evidente che quella di Weinstein era un'abitudine, consolidata e rafforzata dalla consapevolezza che le sue vittime non avrebbero parlato, per via della sua posizione.
Un modus operandi simile in ogni racconto: il produttore le invitava in una camera d'albergo, chiedeva loro dei massaggi e le costringeva a subire atti e molestie sessuali.
Le dichiarazioni delle star
Dopo l'uscita dell'articolo si è innescata una reazione a catena, per cui diverse star hanno preso parola per raccontare la loro esperienza.
Angelina Jolie, sempre al New York Times, ha detto di aver avuto «una brutta esperienza» con Weinstein negli anni Novanta, senza specificare cosa sia successo, ma limitandosi a precisare:
«Ho deciso che non avrei più lavorato con lui e ho messo in guardia le altre quando lo facevano. Questo comportamento contro le donne, in qualsiasi contesto e paese, è inaccettabile».
Anche Gwyneth Paltrow ha detto la sua raccontanto di come sia stata molestata dal produttore poco prima delle riprese di Emma, quando aveva 22 anni.
L'attrice ha raccontato di averlo incontrato nella sua suite, ma di essersene andata quando Weinstein le ha messo una mano sulla gamba e l'ha invitata in camera da letto per un massaggio.
All'epoca la star stava con Brad Pitt, che ha affrontato Weinstein.
«Ero una ragazzina, ero pietrificata. Ora siamo a un punto in cui le donne hanno bisogno di lanciare un segnale chiaro che tutto questo deve finire», ha poi concluso.
Nel corso dei mesi sono decine le donne che hanno riportato di esperienze simili. Tra queste: Lupita Nyong'o, Cara Delevingne, Mira Sorvino, Léa Seydoux, Ashley Judd e Kate Beckinsale.
Il caso Asia Argento
Tra le attrici che si sono fatte avanti anche Asia Argento che in un'intervista al Newyorker ha raccontato che Weinstein – che aveva prodotto il film in cui recitava, B. Monkey – Una donna da salvare – la obbligò a subire sesso orale e che lei non raccontò nulla perché aveva paura che lui avrebbe distrutto la sua carriera come aveva fatto con altre persone.
Argento ha anche detto di aver inserito nel film Scarlet Diva una scena simile all’episodio di violenza subita da Weinstein, dove un’aspirante attrice viene sessualmente aggredita da un produttore in una camera d’albergo.
Le dichiarazioni dell'attrice sono state parecchio criticate qui in Italia, ma hanno aperto la questione che si è estesa anche al sistema nostrano, non troppo diverso da quello americano.
La lettera di Salma Hayek
A distanza di quasi tre mesi dal primo articolo del Times, le polemiche non accennano ad attenuarsi e, anzi, sono state rinvigorite da una lettera di Salma Hayek, che ha raccontato di come Weinstein l'abbia perseguitata durante le riprese di Frida:
«Harvey Weinstein era un cinefilo appassionato, un uomo che sapeva prendersi dei rischi, un mecenate con un talento per i film, un padre amorevole e un mostro. Per anni, è stato il mio mostro (...).
Tutto quello che sapevo al tempo era che era molto intelligente, che era un padre amorevole e un uomo di famiglia. Sapendo quello che so ora, mi chiedo se non fu la mia amicizia con loro – Quentin Tarantino e George Clooney – che mi salvò dall’essere violentata».
La star prosegue raccontando di come in ogni momento dalla firma del contratto fosse messa alle strette e costretta a tirare fuori le unghie e declinare le sue richieste:
«No ad aprirgli la porta a tutte le ore della notte, hotel dopo hotel, location dopo location, dove lui poteva comparire all’improvviso, compreso in un posto dove stavo facendo un film in cui lui non era nemmeno coinvolto. No a fare una doccia con lui.
No a lasciare che guardasse mentre facevo la doccia.
No a lasciare che mi facesse un massaggio. No a lasciare che una sua amica nuda mi facesse un massaggio.
No a lasciarlo praticarmi sesso orale. No a spogliarmi con un’altra donna.
No, no, no, no.
Non penso ci fosse niente che odiasse più della parola “no”», prosegue, raccontando di come il produttore alternasse momenti di avances più dolci a vere e proprie minacce.
Le dichiarazioni di Meryl Streep
In questi mesi sono state tante le voci che si sono sollevate, di attrici che hanno subito molestie o che hanno voluto manifestare il loro appoggio alle colleghe, come ha fatto Meryl Streep:
«Le incresciose notizie che riguardano Harvey Weinstein hanno spaventato tutti quelli che con lui hanno lavorato e tutti quelli che hanno beneficiato del suo supporto, anche per le buone cause.
Le intrepide donne che hanno alzato la voce per fare luce su questi abusi sono delle eroine.
Una cosa deve essere chiara: non tutti sapevano (...).
Il suo comportamento è imperdonabile, ma l’abuso di potere è un male comune. Ogni voce coraggiosa che si è alzata, è stata ascoltata e creduta dai media e potrà cambiare questo giochetto».
Il ruolo degli uomini
Importanti, in questo contesto, le condanne da parte degli uomini dell'ambiente, come Ryan Gosling, che con Weinstein ha lavorato in Blue Valentine e la cui dichiarazione è stata fra le più significative:
«Voglio aggiungere la mia voce in supporto di quelle donne che hanno avuto il coraggio di parlare.
Come molte altre persone a Hollywood, ho lavorato con lui e sono molto arrabbiato con me stesso per non essermi reso conto di queste aggressioni e abusi sessuali.
Weinstein è emblematico di un problema di sistema.
Gli uomini dovrebbero alzare le loro voci con le donne e lavorare insieme affinché ci sia un vero cambiamento».
Oltre a Gosling anche Leonardo Di Caprio, Colin Firth, Matt Damon e George Clooney hanno espresso solidarietà verso le donne.
Non solo Weinstein
Non è stato solo il produttore a finire nel mirino. La rivoluzione che sta colpendo Hollywood ha travolto altri grandi nomi che si sono macchiati della stessa colpa.
È il caso di Kevin Spacey, accusato di molestie dall'attore di Star Trek: Discovery Anthony Rapp, che ha raccontato a BuzzFeed di come la star di House of Cards avesse provato ad abusare di lui quando era ancora minorenne. Spacey in quell'occasione ha dichiarato di non ricordare, visto che l'episodio risaliva a vent'anni prima e che per stessa ammissione di Rapp era ubriaco, ma si è scusato e ha ammesso di essere gay.
Le polemiche però non si sono fermate e diversi altri uomini hanno raccontato di aver subito molestie dall'attore, anche durante le riprese di House of Cards, che è stato quindi sospeso da Netflix. Spacey è stato anche cancellato da tutte le scene dell'ultimo film di Ridley Scott, che ha preferito rigirarle rimpiazzandolo con Christopher Plummer a due settimane dall'uscita nelle sale.
L'attore non è l'unico mostro sacro ad essere stato accusato. Anche Dustin Hoffman avrebbe molestato diverse donne, che solo ora hanno raccontato la loro esperienza a Variety, nonostante i fatti risalgano agli anni Ottanta.
Al momento per l'attore ha parlato solo il suo avvocato, che ha definito le accuse «false e diffamatorie».
Nel ciclone sono finiti anche Louis C.K., Steven Seagal, Matt Louer, Ed Westwick e Matthew Weiner e la lista continua ad allungarsi.
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