Jay Ahr Resort 2013: intervista a Jonathan Riss
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Dal Belgio a Parigi, intervista a Jonathan Riss, creatore del brand Jay Ahr
Il nome Jay Ahr non vi è nuovo? Non stiamo parlando del personaggio della celebre serie TV Dallas , ma di una mente creativa che dal nativo Belgio ha viaggiato in tutto il mondo, si è innamorato della Cina ed è finalmente atterrato a Parigi. Il suo nome? Jonathan Riss. La sua risorsa principale? Il fascino e la passione per le storie illustrate di lusso. C’è chi l’ha definito l’Indiana Jones del lusso, o il Flash dell’industria della moda contemporanea. Jay Ahr è un brand giovane e di successo che non si riferisce tanto a una linea, un concetto o un prodotto, quanto a tutto un universo. In soli sei anni, questo marchio ha costruito quello a cui ambiscono molti brand del nuovo millennio: una leggenda contemporanea basata su mestieri tradizionali e ancestrali, proprio nel cuore di Parigi.
Jonathan Riss ha ribaltato le regole dell’industria del lusso creando un concetto – Jay Ahr – declinabile in molteplici modi: vestiti, collezioni ready-to-wear, pelletteria, pezzi artistici ricamati. Ma soprattutto sta dimostrando a chi, come noi, si affida sempre e comunque al Made in Italy o al Made in France, che anche il Made in China ha un valore unico – quattro secoli di sapere artigianale tramandato di generazione in generazione nella cittadina che esegue i ricami per Jay Ahr.
Pronti per un viaggio a marchio Jay Ahr? Jonathan ha appena presentato la collezione Resort 2013, piena di cocktail dress belli da morire e giacche da indossare fino a consumarle. Perché una Resort? Lo stilista risponde che oggi un marchio non può permettersi di non andare incontro alle esigenze di un mercato che chiede costanti novità. Caffè istantaneo – vestiti istantanei – lusso istantaneo. È una moda che va avanti veloce ma che, con Mr. Riss, lo fa sempre in business class.
Per che cosa sta Jay Ahr?
Sono le mie iniziali in inglese, le ho scelte con l’idea di un marchio che si riferisse a una persona che non fossi esplicitamente io. Jay Ahr in realtà non esiste. È un essere intoccabile, un animo creativo. Jay Ahr riunisce molti impulsi creativi ed è un marchio dietro cui si celano iniziative variegate.
Hai cominciato disegnando solo vestiti da donna sei anni fa; oggi produci pantaloni, giacche...puoi spiegarci lo spirito del brand?
Di recente ci siamo decisamente mossi in una direzione a cui pensavamo da un anno a questa parte. Jay Ahr è una comunità di artigiani. All’inizio era solo un vestito: un vestito è una scultura, qualcosa che parla da sè, è tridimensionale, diversamente da una t-shirt per esempio. Dal concetto ìsolo vestitiî siamo arrivati a una collezione intera e oggi sto lavorando molto sui ricami, l’arte del ricamo è un mondo a parte. Abbiamo appena cominciato a lavorare sulla pelletteria utilizzando una speciale tecnica di intreccio che forse un giorno sfrutteremo anche per le scarpe. Sarebbe noioso essere in grado di fare tutto in una volta. Collaboro anche con altri marchi e mi piace molto l’idea di invitare altri creativi a collaborare con Jay Ahr, ma voglio tenermi lontano dagli scopi pubblicitari. L’ultima cosa che voglio è una collaborazione orientata al marketing.
Siete famosi per i vestiti da cocktail: come dovrebbe sentirsi una donna quando indossa uno dei vostri vestiti?
"Ogni volta che indosso un vestito Jay Ahr è un’avventura erotica" Callie Mahoney, modella. Ogni vestito è concepito come un oggetto ma deve avere una storia. Un vestito è una narrazione.
Dall’anno scorso avete cominciato a presentare una resort collection: qual è il vostro approccio a questa pre-collezione? Qual è la sua ragion d’essere?
Le pre-collezioni rispondono a un’esigenza del mercato; sono la risposta a una costante richiesta di novità. Chi continua a fare due collezioni l’anno non dà ai propri clienti ciò che chiedono. Basta pensare a tutti quei siti web che permettono agli utenti di pre-ordinare i capi non appena le collezioni sono state presentate, quindi con sei mesi di anticipo. Oggi una collezione muore molto presto, viene consumata immediatamente.
Paris sera toujours Paris o è stato un caso per te finire a Parigi?
È stato un caso.
Qual è il tuo luogo preferito per passare la sera a Parigi?
Dovunque si presenti o accada qualcosa di bello.
Che cosa ti fa svegliare la mattina?
Troppe cose!
Lavori con artigiani tradizionali in Cina: come li hai trovati, e perché questa attrazione per l’estremo Oriente?
I cinesi hanno inventato tutto. La Cina è molto ricca in confronto agli altri paesi BRIC privi di progresso sociale. Oggi in Cina il welfare si sta sviluppando allo stesso ritmo vertiginoso di tutto il resto. La classe media sta diventando realtà, il che non è il caso della Russia, per esempio.
Hai aperto un negozio su Madison Avenue, a New York, due anni fa. Vorresti aprirne altri in altri luoghi?
Sì, vorrei avere un negozio in ogni grande città.
Sei un sarto o un favoloso narratore?
Un oggetto è sempre ispirato a una storia: sono un sarto pieno di storie da raccontare.
La tua ultima parola...
La mia ultima parola.
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