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Moda

Emiliano Laszlo: «Comodo è bello!»

Emiliano Laszlo: «Comodo è bello!»

foto di Emiliano Laszlo Emiliano Laszlo — 17 Giugno 2014

Fotogallery Emiliano Laszlo: «Comodo è bello!»

  • DSC2599 DSC2599 Il designer di Studiopretzel Emiliano Laszlo
  • DSC2538 DSC2538 Qui Emiliano indossa camicia floreale di Julian Zigerli e pantaloni Woolrich
  • DSC2627 DSC2627 Lo scarponcino è di Grenson
  • DSC2668 DSC2668 Il Giappone è un motivo ricorrente nell'estetica di Emiliano Laszlo
  • DSC2726 DSC2726 In dettaglio la coulisse della camicia e i panta-kimono
  • DSC2687 DSC2687 L'intero look è firmato Studiopretzel. Le sneaker sono di Nike
  • DSC2732 DSC2732 Punto di partenza: i jeans di Studiopretzel
  • DSC2764 DSC2764 Il trench riprende il blu dell'indigo
  • DSC2830 DSC2830 La camicia di Lucio Vanotti con stampa effetto graniglia
  • DSC2800 DSC2800 Ai piedi le intramontabili boat shoes Timberland
/ 10 Tutte le foto
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Il designer di Studiopretzel ci racconta il suo stile. Un mix di workwear e senso dell'uniforme che dice no alle costrizioni

Emiliano Laszlo, designer di Studiopretzel , ci racconta il suo stile. Un mix di workwear e senso dell'uniforme che dice no alle costrizioni

Ispirazioni milanesi. Sono particolarmente legato a Milano, perché Studiopretzel è nato qui, dopo numerose scorribande, nel lontano 2011. Era un periodo particolarmente creativo per me, riuscivo a sentire il fermento che aleggiava per le strade della città. Giravo con la macchina fotografica nell'incessante ricerca di qualcosa ed ero sempre in "divisa": scarponi, jeans, camicia a scacchi verde. Mi sono vestito così per diverso tempo, tanto da chiedermi il perché. E ho scoperto che la comodità ha sempre guidato le mie scelte in fatto di guardaroba, secondo uno stile dettato dai tessuti, dai toni, dalla grammatura dei filati. Se una cosa mi rappresenta ma è scomoda, non la metto.

Abiti come una seconda pelle. Non è un diktat, piuttosto un bisogno sincero che mi accompagna dall'infanzia. Da piccolo indossavo solo tshirt bianche dei miei genitori, ma le odiavo così ben piegate e inamidate. Allora le davo loro da indossare per un paio di giorni e, una volta ammorbidite, le mettevo io. Oggi cerco di trasmettere la stessa attitudine nei capi che disegno e nei tessuti che impiego per realizzarli. Mussola, panama, denim delavati, ma anche lane- purché abbiano quella patina di 'pelosità' che le addolcisce.

Workwear aggiornato. Come dicevo, per anni ho indossato solo jeans e camicie a scacchi imbottite oppure felpe girocollo e giubbini tecnici. Col tempo mi sono concesso delle “divagazioni”, magari meno sobrie, ma sempre fedeli al mio gusto. I virtuosismi, specie nella vita di tutti i giorni, non fanno per me; anche se ammetto che a volte un pizzico di eccentricità mi garberebbe parecchio. Adoro le giacche da lavoro, protettive, spesse, multifunzionali, anche eleganti grazie al tessuto giusto. Se poi hanno i tasconi, un dettaglio per me irrinunciabile, tanto meglio.

Il fascino dell'uniforme. Ecco, diciamo che tendo ad essere in divisa durante gran parte della settimana. Del resto, si tratta di un tema ricorrente nelle mie collezioni: da quella sportiva a quella militare, da quella da boy-scout a quella del samurai. Pur essendo tra loro molto diverse, mi riconosco in ognuna di esse. Per il forte carattere protettivo che posseggono, per la facilità di impiego, ma soprattutto per la chiara dichiarazione di intenti che manifestano. È il significato più vicino alla verità della parola “abito”, qualcosa che ci delimita e ci definisce, che ci protegge e a volte ci eleva.

© Riproduzione riservata

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