Grazia.it talks with... Salvo Rizza, founder e creative director di Des Phemmes

Ogni volta che chiacchieriamo con Salvo Rizza, founder e direttore creativo di Des Phemmes, è come tuffarsi in un caleidoscopio di parole, ricordi e sensazioni. Salvo non si limita a raccontarti la sua collezione ma ti porta nel suo mondo per mano: ti racconta della sua famiglia e di come quella camicia, uno dei pezzi chiave della sua estetica, sia la rivisitazione di un modello appartenuto al padre, si ferma a descriverti nei dettagli come è arrivato a scegliere quel preciso ricamo o proprio quella stampa.
La pencil skirt, la camicia maschile, il gusto per i ricami e le applicazioni preziose diventano l'alfabeto con cui Rizza ridisegna, stagione dopo stagione, l'universo di Des Phemmes, ispirato ora da un film, da una musica, da un'immagine presa da una vecchia rivista. Un'estetica che ama gli opposti e si lascia affascinare dal passato ma guardando alle donne di oggi e al loro bisogno di bellezza ma anche di riflessione.
Come quella alla base della collezione Fall Winter 2025-26, presentata poco prima della Milano Fashion Week e che ha come musa Edith Bouvier Beale, conosciuta come Little Edie e raccontata nel documentario Grey Gardens di Albert e David Maysles. Personaggio dallo stile eccentrico, la Beale ha trascorso vent’anni, insieme a sua madre in una villa decadente, creando un mondo unico e libero dai vincoli imposti dalla società. È proprio questa indipendenza, nata dall’isolamento, a rendere la sua figura sorprendentemente attuale.
Da qui parte Rizza costruisce una collezione che celebra la bellezza dell’imperfezione: i segni del tempo, come rotture e buchi, vengono sublimati in dettagli ricamati, le stampe floreali diventano ossessivo leitmotiv su gonne con bordi di piume, ricamate su slip dress o ancora stampate sulle maglie di ispirazione '50. I gioielli trompe-l’oeil, volutamente imperfetti, richiamano quelli realmente appartenuti a una giovane Edie, creando un ponte tra passato e presente.
Ecco cosa ci ha raccontato...
La collezione FW2025 è ispirata a Edith Bouvier Beale raccontata nel documentario Grey Gardens. Cosa ti ha colpito in particolare di questa donna?
«Edith Bouvier Beale mi ha affascinato per la sua capacità di trasformare le avversità in espressione personale. La sua attitudine nel creare look unici con ciò che aveva a disposizione, la sua resilienza e il suo spirito libero sono stati elementi che ho voluto trasmettere nella collezione FW2025. La sua storia è un esempio di come la moda possa essere un mezzo di auto affermazione e creatività, indipendentemente dalle circostanze».
Il tuo brand stagione dopo stagione sta crescendo e si sta arricchendo di nuovi elementi, pur rimanendo fedele e autentico a se stesso (il mix di opposti, il richiamo a capi del tuo passato rivisitati)… In che direzione sta andando Des Phemmes e quali sono i prossimi orizzonti ai quali stai pensando ora?
«Des Phemmes è nato dalla tensione degli opposti, un dialogo costante tra elementi contrastanti che creano un equilibrio unico. La direzione futura del brand mira a esplorare ulteriormente questa dualità, introducendo nuove prospettive e contaminazioni, dopo le prime stagioni in cui ho capito i cardini estetici del brand adesso sto cercando di espanderli oltre cercando in ambienti stilistici per me nuovi. Sto pensando a collaborazioni che possano arricchire la nostra narrativa introducendo nel progetto anche persone esterne con cui forgiare una collaborazione, vorrei che il progetto nello svilupparsi diventi sempre più un melting pot di talenti femminili di diverse discipline».
Sappiamo che per ogni designer è difficile scegliere ma in questa collezione qual è il tuo pezzo del cuore e perché?
«Ogni pezzo della collezione ha un significato speciale, ma se dovessi scegliere, direi che il mio preferito è un cappotto oversize con dettagli ricamati a mano. Questo capo incarna perfettamente lo spirito di Little Edie: audace, eccentrico e allo stesso tempo elegante. Rappresenta la fusione tra passato e presente, tradizione e innovazione, che è al cuore di Des Phemmes, avendo un volume che ricorda i cappotti degli anni 50 ma il materile èp innovativo avendo una componente tecnica oltre a quella laniera che ne rende l’aspetto moderno arricchito poi dai ricami che sono il cuore del brand».
Hai introdotto le borse, una novità per Des Phemmes. Che caratteristiche dovrebbe avere per te la bag perfetta?
«La borsa perfetta, secondo me, deve unire funzionalità ed estetica. Deve essere versatile, adatta a diverse occasioni, e al contempo rappresentare un elemento distintivo del look. Nella nostra nuova linea di borse, ho cercato di focalizzarmi su una forma che fosse distintiva e unica e allo stesso modo ho chiesto alle donne intorno a me di “testarla” per capire eventuali modifiche, la borsa è un oggetto che va vissuto quidni voglio che che sia vissuta in modo tale da poterla migliorare andando avanti».
Le tue collezioni prendono spesso spunto dal mondo del cinema… C’è un'attrice di oggi, ma anche di ieri - perché no -, che vorresti vedere vestita Des Phemmes?
«Il cinema è una fonte inesauribile di ispirazione per me. Mi piacerebbe vedere Tilda Swinton indossare Des Phemmes; la sua versatilità e il suo stile androgino si sposano perfettamente con la nostra estetica. Tra le attrici del passato, penso a Monica Vitti , icona di eleganza e audacia, che incarna lo spirito del nostro brand».
Se dovessi utilizzare una canzone o una musica come colonna sonora per accompagnare questa collezione quale sarebbe?
«La colonna sonora ideale per questa collezione sarebbe “Wish you were here” di Al Green che ho anche usato per i video promozionali della collezione. L’ho scoperta per caso mentre ero in macchina con una mia cara amica che la stava ascoltando dalla sua playlist e quando l’ho sentita pensato che fosse perfetta. Sensuale e sofferta».
Art Director immagini in apertura: Simona Rottondi
© Riproduzione riservata