A Venezia sulle tracce di Coco Chanel
Fotogallery A Venezia sulle tracce di Coco Chanel
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Un viaggio attraverso gli angoli di Venezia che più hanno influenzato Coco Chanel per rivivere la sua storia e scoprire cosa l'ha maggiormente ispirata nel suo lavoro
Di lei, la geniale, dissacrante, rivoluzionaria Coco Chanel , sappiamo (quasi) tutto. Ma in pochi conoscono una delle sue passioni più profonde e crepuscolari, decisamente impattanti sul suo stile iconico: l'amore per Venezia, musa acquatica, città-mosaico che fonde oriente e occidente. Un serbatoio di colori e ispirazioni che portò nella moda Chanel il gusto bizantino e opulento di bracciali, spille e bijoux a fare da contrappunto al rigore del bianco e nero. Ma andiamo per ordine. Venezia diventa per Coco il rifugio dark dopo un grande dolore, la perdita del suo amato Arthur Boy Capel (morto di incidente d'auto a 38 anni). Mademoiselle parte da Parigi, oltrepassa i confini francesi e approda in laguna ad agosto del 1920. È il luogo della rinascita, la città dei misteri e delle meraviglie che la salva dalla disperazione. E la conduce in un nuovo turbine creativo, misterioso e scintillante...
Volete sapere dove andava Chanel a Venezia? Seguiteci. In occasione del lancio di Coco Noir , il nuovo profumo-elisir d'ispirazione orientale firmato dalla maison, abbiamo fatto un intrigante tour tra calli e campielli seguendo l'ombra ( e le tracce) di Gabrielle Chanel. Pronte?
I LEONI DELL'ARSENALE
"Sono nata sotto il segno del Leone . Io sono un leone, e come un leone, sfodero gli artigli per evitare che gli altri mi feriscano. Eppure per me è più doloroso graffiare che essere graffiata". Chanel è nata il 19 agosto del 1883: il leone divenne per lei feticcio, simbolo zodiacale e portafortuna. Ecco perché uno dei luoghi 'cult' per Chanel a Venezia era l'Arsenale (dal 29 agosto al 15 novembre si svolge proprio qui la Biennale d'architettura), con il suo ingresso piantonato da due grandi statue di leoni a 'sorvegliare' l'antico cantiere navale della Serenissima. A Parigi, nel suo mitico appartamento in rue Cambon 31, Gabrielle Chanel aveva una decina di leoni di dimensioni e materiali diversi (legno, argento, bronzo, alabastro...). E, dalla fine degli anni Cinquanta, la testa del leone diventa emblema della moda Chanel: si trasforma in "lucky charm" e decora bottoni gioiello, collane, spille, croci, orecchini, cinture...
CAFFÈ FLORIAN
Nel pomeriggio, dopo le gite al Lido in barca e i pic-nic sulla spiaggia, con le immancabili maglie a righe, Gabrielle Chanel e i suoi amici, tra cui la coppia Jose-Maria e Misia Sert, approdavano nel 'salotto frou frou' della città: il Caffé Florian. «A metà pomeriggio, la spiaggia si svuotava. Si tornava in città perché in piazza San Marco, al tramonto, si riuniva "il più bel salotto d'Europa", luogo d'incontro della società che contava nella Venezia dell'epoca. Alcuni tavoli del Caffè Florian erano occupati, secondo una strategia particolare, da donne soprannominate "le contesse di Venezia". Dopo una bella chiacchierata all'aperto, tutti raggiungevano la propria dimora o la propria camera d'albergo per indossare l'abito da sera». Al Florian, con un po' d'immaginazione, si sentono ancora i fruscii delle sete e i tintinnii dei gioielli: è il più antico caffè italiano (ha aperto nel 1720!), era frequentato da nobili, letterati e artisti e oggi è uno dei simboli della città. Un 'gossip' storico: questo era l'unico locale che all'epoca concedeva l'ingresso alle donne. Indovinate un po' chi era dunque uno dei suoi clienti abituali? Giacomo Casanova! Ma su quei divanetti di velluto, oltre a Coco Chanel, si sono seduti anche Lord Byron, Proust, D'Annunzio, Goethe e Stravinsky.
LA BASILICA DI SAN MARCO
Come poteva mancare San Marco, nel "Coco Chanel Venice tour"? È il simbolo della potenza e dell'opulenza della città e mademoiselle ne rimase stregata: cupole, ori, mosaici bizantini, pietre cabochon multicolore influenzarono prepotentemente il suo talento immaginifico. Fu un vero choc estetico. Pensate alla pala d'oro sull'altare maggiore: nella cornice, ultimata nel 1345 in stile gotico, vi sono incastonate quasi 3.000 pietre preziose e 80 smalti, alcuni provenienti da Costantinopoli. Una preziosità che Coco rilegge in chiave couture: senza dubbio i primi gioielli Chanel sono stati ispirati proprio a quest'opera . Lei stessa dichiarò: "I gioielli sono ornamenti. Alcuni, tra i miei, sono talmente belli da riuscire a sorprendermi... conferiscono uno stile sontuoso. Perché tutte le mie creazioni assumono un fascino bizantino?".
CHIESA DI SAN GIORGIO DEI GRECI
Questa è una vera chicca: ci si arriva dopo un percorso silenzioso tra le calli poco battute dai turisti, ha una facciata pulita ed elegante e all'interno si sente un'atmosfera più intima rispetto a quella che si respira nelle altre Chiese della città (la comunità greco-ortodossa di Venezia comprende solo un centinaio di persone...). Ma come si annodano la vita di Chanel e questo luogo incantato? Fu qui che, nell'agosto del 1929, venne sepolto un amico del cuore di Mademoiselle, il re dei balletti russi (ma anche critico d'arte) Serge Diaghilev. Coco Chanel lo incontrò proprio a Venezia, nel 1920, grazie all'intermediazione di Misia Sert ed ebbe con lui un'intensa relazione creativa e intellettuale: realizzarono insieme i costumi del balletto "Le Train Bleu" (1924). Alla morte di Diaghilev, Chanel accolse il corteo funebre, che arrivó all'alba su una barca, vestita di bianco. Coprí lei le spese del funerale.
L'HOTEL DANIELI
A Venezia, mademoiselle adorava soggiornare in questo meraviglioso albergo ( ma alloggiava spesso anche all'Hotel Des Bains, al lido): centrale, sulla Riva degli Schiavoni, a due passi da piazza San Marco e dai Giardini della Biennale. Merita una visita: l'edificio originale risale alla fine del '300 ed è uno dei palazzi più sfarzosi e impressionanti della città. Da non perdere la terrazza con vista sul Canal Grande: una location da film!
SAN GIORGIO DEGLI SCHIAVONI
A due passi dall'Hotel Danieli, un luogo storico imperdibile, che ispiró immensamente Mademoiselle durante il suo soggiorno veneziano. In questa confraternita, che fu sede della comunità dalmata (la Dalmazia, oggi suddivisa tra Croazia, Montenegro e Bosnia, fu la prima regione conquistata dalla Repubblica di Venezia nel mille), c'è infatti il ciclo di dipinti realizzati all'inizio del 500 da Vittore Carpaccio. Una meraviglia! Partite da San Giorgio e il drago: è più esaltante di una saga fantasy... Colori, decorazioni, disegni, animali e persone rappresentate hanno un potere ipnotico. Coco li adorava e si incantava a guardarli.
HARRY'S BAR
L'ultimo drink prima di ritirarsi a dormire? Mademoiselle lo beveva qui, nel baretto ultrasnob aperto negli anni 30 da Giuseppe Cipriani. Il posto ha una storia che fa sognare: il nome deriva infatti da quello di Harry Pickering, uno studente americano approdato negli anni 20 a Venezia per tentare di curarsi dall'alcolismo. Rimasto senza un soldo, fu aiutato dall'allora barman Giuseppe Cipriani, che gli prestò 10 mila lire (per l'epoca, una cifra considerevole). Come andó a finire? Tornato (ormai guarito) a Venezia qualche anno dopo, Harry cercó Giuseppe e per ringraziarlo gli restituì i soldi aggiungendo 30mila lire. Con quel capitale Cipriani aprí il locale e in onore del suo benefattore lo chiamó Harry's Bar... Oltre a Coco Chanel, si fermarono qui a bere, ma anche a cenare ( il locale è anche ristorante) Charlie Chaplin, Orson Welles, Georges Braque e Hemingway, che aveva un tavolo fisso. Ultracult!
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