La moda, il corpo e le donne: l'intervista ad Andrea Adamo
Spesso è dai periodi più difficili e complessi che arrivano intuizioni geniali e meravigliose sorprese.
È il caso di ANDREĀDAMO, brand nato proprio nel nefasto 2020 e che negli ultimi mesi è sbocciato come un fiore nell’asfalto, facendosi strada in un sistema moda già difficile senza pandemie.
Abbiamo intervistato il designer Andrea Adamo in occasione del lancio della seconda collezione del suo marchio, “Gli Amanti”.
Hai fondato il tuo brand nel 2020, non hai avuto paura delle conseguenze della pandemia?
«Il lockdown della scorsa primavera, con l’isolamento forzato a cui ci ha costretto tutti, ha rappresentato per me un momento di introspezione. Ho voluto trasformare quel periodo in un’opportunità per ripensare a me stesso, alla mia storia e alla mia identità.
Nelle stesse settimane, si è affacciato sulla scena mondiale il movimento Black Lives Matter, di cui ho subito ammirato la potenza e condiviso il messaggio positivo di uguaglianza e parità di diritti.
Queste circostanze mi hanno fatto comprendere che il modo giusto per affrontare quanto stava succedendo sarebbe stato proprio ripartire da me, dai miei sogni. Ho voluto dare un contributo con il mio lavoro alle cause per cui molte persone stanno lottando.
Per questo ho preso coraggio e con un pizzico di pazzia, ho fondato il marchio che porta il mio nome, ANDREĀDAMO. Sin dal principio ho voluto che il mio lavoro fosse una risposta a quanto sta avvenendo nella società dei nostri giorni, che fosse portatore di valori positivi e di un messaggio di superamento di ogni genere di pregiudizio. Questa forte convinzione mi ha portato a non temere le difficoltà del periodo e a lanciarmi senza remore e con tutte le mie energie in questo progetto».
Da cosa prendi ispirazione per disegnare le tue collezioni? Parlaci di "Gli Amanti".
«Quando creo, penso alle persone che popolano la mia quotidianità, penso alla mia vita di tutti i giorni. La mia seconda collezione, quella dedicata all' autunno inverno 2021, si intitola Gli Amanti.
(Credits: courtesy of press office) SS21 Campaign
Lavorandoci ho pensato alla necessità dell’altro in amore, al fatto di completarsi stando insieme, di essere una cosa sola, indissolubile. Così la collezione è fatta di capi che si uniscono e si completano l’un l’altro, di dettagli che si sormontano e si abbracciano diventando insieme qualcosa di nuovo».
Come descriveresti lo stile “ANDREĀDAMO”?
«Il mio stile è naturalmente sensuale. I capi prendono vita attraverso le forme del corpo e ne diventano espressione e completamento.
(Credits: courtesy of press office) Alice Pagani
La mia collezione si declina in tutte le sfumature del color nudo. Mi piace l’idea di vivere la nudità come verità, come elemento di esternazione della propria identità senza vergogna o pregiudizio. In questo modo i capi, nell’essenzialità dei tagli e delle aperture, giocano a mostrare la pelle e a voler diventare essi stessi una seconda pelle. La maglieria si presta perfettamente a questa funzione avvolgente rivelando la body shape con forza e sensualità. Il corpo è al centro della mia estetica esaltato con orgoglio nella sua realtà».
Quali sono i passaggi fondamentali per creare il proprio brand? Che consigli daresti a chi vuole lanciare un marchio?
«Prima di lanciarsi nell’avventura di creare un marchio proprio, secondo me è fondamentale svolgere un periodo di gavetta presso delle realtà già consolidate. Così, si ha modo di apprendere i fondamentali della professione e venire a contatto con le diverse situazioni che si propongono durante lo sviluppo di una collezione, dal rapporto con i fornitori, alle richieste last minute, sviluppando una conoscenza tecnica e un'esperienza che permettono di risolvere una serie di imprevisti quotidiani del nostro lavoro.
Dopo che si è maturata questa competenza, è importante capire quale messaggio si vuole trasmettere attraverso il proprio lavoro. Non basta fare dei bei vestiti, serve capire chi è il potenziale cliente che si vuole raggiungere e costruire un prodotto, accompagnato da una comunicazione e una distribuzione che siano coerenti con il destinatario del progetto, facendo un’attenta analisi di mercato. Nel mio caso è stato anche importante affiancarmi allo showroom 247 di cui ho grande fiducia e che mi ha seguito nei primi passi fondamentali dell’avvio del marchio».
(Credits: courtesy of press office) Elodie
Di recente hai vestito Elodie e Vittoria Ceretti, protagoniste dell’ultimo Festival di Sanremo. Chi vorresti vestire in futuro?
«Questa edizione di Sanremo è stata un’occasione di grande visibilità per un marchio emergente come il mio, dandomi l’opportunità di vestire due donne che ammiro molto professionalmente e che oggi ho la fortuna di poter chiamare anche amiche: Elodie e Vittoria.
«(Credits: courtesy of press office)
Spero di arrivare a vestire donne e uomini con una personalità forte come la loro. Aspiro a vestire persone portatrici di valori positivi, con un messaggio da raccontare. Ammiro moltissimo il coraggio dell’attivista del movimento afroamericano Angela Davis, o la ballerina brasiliana Ingrid Silva, la cui storia mi ha molto toccato. Silvia ha iniziato a ballare all’età di 8 anni ed è stata subito in prima linea nella lotta per l’uguaglianza nei diritti, ad esempio denunciando pubblicamente la discriminazione che obbligava tutte le ballerine di colore a dipingere le scarpette da ballo con il fondotinta, per poterle avere color nudo come le loro compagne bianche, perché nessuno produceva scarpette da ballo per i diversi colori della pelle. Silvia si è inoltre spesa in numerose cause sociali a favore della parità e del supporto delle persone in difficoltà. Sono queste le personalità che mi piacerebbe esaltare con il mio lavoro e delle quali vorrei appoggiare le battaglie».
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