Valentino presenta "Fireflies", la collezione Primavera-Estate 2026

Nel silenzio sospeso della sfilata Spring/Summer 2026 di Valentino, la notte non è più solo assenza di luce: è un campo costellato di bagliori.
Alessandro Michele, costruisce una collezione che si muove tra ombra e luminescenza, tra l’eredità di Pier Paolo Pasolini e le riflessioni di Georges Didi-Huberman. Un vero e proprio dialogo tra poesia e moda, tra scomparsa e sopravvivenza del desiderio.
Tutto nasce da una lettera del 1941. Un giovane Pasolini scrive all’amico dell’università di Bologna: «Abbiamo visto una quantità immensa di lucciole… e le invidiavamo perché si amavano». Quelle lucciole, per il poeta, sono la resistenza della vita in mezzo alla guerra.

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Trentaquattro anni dopo, Pasolini ne decreterà la scomparsa, vedendo nel conformismo del suo tempo una nuova, più sottile forma di oscurità. Ma Michele sceglie di credere, come Didi-Huberman, che le lucciole non siano davvero sparite: occorre solo reimparare a vederle.
E così, in passerella, Valentino diventa un paesaggio notturno pieno di luce. I toni scuri del velluto si accendono di fili d’oro, ricami minuziosi e cristalli che sembrano catturare il battito stesso di quelle lucciole evocate.

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Le piume ondeggiano, i tessuti si riempiono di impalpabili bagliori. Tutto è costruito su un equilibrio sottile: la pesantezza del nero si scioglie nei bagliori giallo liquido, i tagli rigorosi convivono con la morbidezza dello chiffon.
Michele, come sappiamo, gioca con le contraddizioni, la sartorialità e l’estasi, la struttura e il sogno, trasformando la collezione in un territorio emotivo. I completi maschili diventano superfici da illuminare, i gioielli prendono la forma di farfalle, i dettagli sono manifesti di libertà. Ogni capo sembra chiedere allo spettatore di esercitare uno sguardo nuovo: non accecante, ma capace di cogliere le scintille.

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La palette, ampia e inattesa, si muove dal nero e grigio del rigore borghese fino a tocchi di azzurro cielo, rosa polveroso, magenta e bianco ottico.
Come se ciascun colore potesse diventare una diversa frequenza della luce. «Illuminare ciò che ama nascondersi» è questo, dichiara Alessandro Michele, il compito della moda oggi. Non imporre una visione, ma restituire la possibilità di desiderare.

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In un tempo in cui l’omologazione tende a inghiottire ogni differenza, Valentino sceglie di celebrare la fragilità luminosa del singolare. Ogni abito è una piccola ribellione alla notte, ogni dettaglio un frammento di futuro.
Forse, allora, le lucciole non sono davvero scomparse. Forse, tra le pieghe di velluto e i fili dorati che attraversano questa collezione, stanno solo aspettando che qualcuno torni a guardarle.
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