Valentino Haute Couture inverno 2018: nuovi miti e vecchi riti
Pierpaolo Piccioli chiude la settimana invernale della Haute Couture 2018 con una visione molto personale sull'argomento.
Pierpaolo Piccioli è un maestro nel rendere la couture moderna e portabile, ma quando si tratta di mantenerne viva la grandeur?
Alla sfilata Valentino Haute Couture inverno 2018 la prima uscita della collezione risponde subito alla domanda. Questa è la terza stagione che il designer apre con un look in pantaloni, una vestaglia kimono lasciata aperta con sotto una tuta palazzo blu.
La scorsa primavera era una canotta bianca con soprabito giallo, e per l’inverno 2017, un multi strato con tunica e camicia rosa molto non-couture, come li ha definiti Piccioli.
Lucidi ragionamenti su cosa la “donna di oggi” indossa. Per il prossimo inverno ci sono come sempre i suoi miti, il Medioevo, il Giappone, il teatro, ma sembra tutto più emotivo. È come se li avesse liberati e li lasciasse fare, pescando più dall’istinto e dai suoi ricordi, che dalla razionalità.
I disegni del periodo Edo sono grandissimi, la parrucche-cappelli sono fatte di fiori, il taffettà di seta è a chili e ha volumi sovradimensionati che davvero mettono in difficoltà le modelle quando si sfiorano lungo la passerella. Suona come un deja-vù, abiti importabili paracadutati da un’altra epoca, anacronistici anche per una serata di gala.
In realtà quella tuta blu ha le tasche (oltre che lo scollo all’americana) e la modella ci infila più di una volta le mani con nonchalance mentre cammina. E come lei molte altre. Un gesto semplice, spontaneo. Ma racconta quanto Piccioli sia capace di riunire in una collezione di Haute Couture il pathos dei broccati con la funzionalità e il relax di un bermuda.
Valentino Haute Couture inverno 2018: i look più belli
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