Milano Fashion Week, Day 2: il diario di bordo di Alessandra Airò
Ore 08:00. Milano, da brava padrona di casa meneghina si alza presto, indossa la sua vestaglia di seta migliore (mi piace e pensare comprata durante un viaggio in Oriente), apre le finestre dei suoi saloni di rappresentanza e inizia a preparare un caffè - americano per me - per accogliere i suoi ospiti. Gli addetti ai lavori - giornalisti, buyers, influencer, designer - che animano questa settimana, che la rendono possibile e che si incrociano con un pizzico di sorpresa dopo due anni. Di nuovo. Con gli occhi un po’ stanchi che iniziano a far capolino all’inizio del secondo giorno da sotto le mascherine. E con la gioia di chi si sta andando a riprendere ciò che è suo.
Ore 10:00. A proposito di saloni migliori le porte di Casa Cabana si spalancano per accogliere il trio formato da Corrada, MariaSole e Delfina, anime e corpi di Blazè. Di cui io sono profondamente fan, per quella capacità di creare dei pezzi che sappiano essere attuali, contemporanei nelle forme e nelle possibilità di uso. Il blazer da buttare su un denim, senza prestarci troppa attenzione ma certi che possa essere sempre una delle migliori scelte che possiate fare.
Ore 11:30. Correre è il mantra di questi giorni. A volte anche in passerella come da Sunnei che all’ombra di Fondazione Prada, occupa la strada conquistando terreno, credibilità, forza. Bravi ragazzi, nel senso letterale e profondo del termine.
Ore 13:00. La moda mangia, si. Passa anche da casa quando può a stendersi sul divano dieci minuti. A ricaricare il telefono. A chiamare la mamma. Ad accendere un palo santo e cambiarsi le scarpe nel mentre che brucia. Sperando sappia scacciare via le energie negative. O almeno ci faccia trovare parcheggio.
Ore 15:00. Le luci si spengono lasciando gli ospiti al buio, con una piccola torcia in mano. Ognuno è invitato, allo show di MM6, a far luce quel tanto che basta nell’oscurità per scrutare la passerella e intravedere guanti lunghi bianchi o ricoperti di glitter, il nero in versione tailoring e biker, stampe pitone e cappucci furry. Prima di arrivare al finale, sulle note di "Break on Through (To The Other Side)" dei The Door e irrompere dall’altra parte è quello che il brand cerca sempre di fare. Riuscendoci.
Ore 17:00. Poche certezze in questa vita, ma il traffico di Via Bergognone è una di queste. Insieme all’Esselunga di Via Solari, all’eleganza che non conosce tempo pur incarnando benissimo il nostro di tempo del Signor Armani, e della collezione di Emporio che sfila nella roccaforte del brand. In una cornice geometrica di scacchi bianchi e neri. I miei pezzi preferiti sono i pantaloni in velluto rosa e verdi, le giacche corte dall’inconfondibile linea, i cuissardes che posso già dirlo saranno il must have della prossima stagione. Le uscite finali, poi, dedicata alla sera sono bellissime. Il re è sempre Lui.
Ore 18:00. Ci si catapulta dalla parte opposta della città - e God Save i driver, i taxi e i motorini questi giorni - per Blumarine dove i codici del brand vengono reinterpretati ogni stagione, con passo felino. A questo giro con una esplosione di rosa, di vernice, di vite basse e cinture con maxi logo tempestato di brillantini e con il ritorno in passerella anche dei bordi di “pelo” sui mini cardigan, sogno di ogni ragazzina crescita negli anni Novanta come me.
E a quanto pare i sogni se ci credi, si avverano.
Ore 19:30. Un’ode ai parrucchieri aperti fino a tardi la sera per una piega last minute la vogliamo fare? Io si, insieme ad un power nap. Mentre la maschera idratante sulle lunghezze è in posa. E un nuovo giorno, il terzo di fashion week è quasi alle porte.
Sleep tight!
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