Milano Fashion Week, Day 1: il diario di bordo di Alessandra Airò
Per me è un ritorno alle origini, nel senso più letterale del termine. E non solo perché questa Fashion Week rappresenta con il suo calendario ricco di sfilate - e di giovani al loro debutto, finalmente - una tanto sospirata normalità. Ma anche perché io sono partita da qui, dalle pagine di Grazia otto o forse nove anni fa. E a questa testata devo tanto.
Ed è bello tornare, dove si è stati felici. E per di più farlo in una giornata di sole come questa. E di questo a questa settimana della moda sono già grata!
Ore 11:30. Il mercoledì inizia sempre con calma. Il tempo di una colazione abbondante, di una maschera sul viso, di un check alla rella dei vestiti dove i look sono organizzati, e via verso la Galleria di Glauco Cavaciuti, location della presentazione di Simonetta Ravizza che anche grazie allo zampino della nostra adorata Candela Pellizza presenta una collezione attuale, in cui la pelle incontra il montone e la Mongolia. E nel dubbio ci sono anche dei leggerissimi e profumati gin tonic. A temprarci e a prepararci alla giornata, o forse alla vita.
Ore 12:00. In macchina ferma al semaforo rosso occhi puntati sul profilo di Valentino, che ospita la sfilata di quel bravone di Marco Rambaldi. Ed è così bello veder dato ai giovani lo spazio che meritano. Ed è così bello il colore, l’amore in passerella, il talento che di stagione in stagione matura. Ed é così bello quell’abbraccio finale tra Pierpaolo e Marco. Liberatorio. Autentico. Veramente cool.
Ore 13:00. Brunello Cucinelli, il suo cachemire, quell’attitude da "Ricordati gli scarponi, si va in vacanza ad Aspen". E nel dubbio tra un maglione collo alto, una camicia oversize in panno color caramello, un capospalla rubato da un armadio senza tempo, ci sono i paccheri Da Vittorio a regalarti un’altra coccola.
Ore 14:00. Si vola nel senso letterale del termine visto la caduta che stavo facendo da Amotea, brand della designer Diletta Amodei che espone all’hotel Senato una collezione di lini, crochet, lavorazioni leggere che subiscono l’ispirazione e l’energia di luoghi assolati e lontani come Città del Messico, Santa Teresa e perché no Los Angeles.
Ore 15:00. Un piccolo break per recuperare le energie, bere un paio di bicchieri d’acqua. Il tutto mentre Fendi sfila, ricordandoci quanto siano bravi a usare la pelle. E con l’uscita finale in total look grigio di Kim Jones, Silvia Venturini Fendi e Delfina Delettrez quanto sia chic come colore.
Ore 16:30. Con la consapevolezza che la Fashion Week sia quella cosa che accade mentre io sono in fila sulla preferenziale dietro il tram, col sole ancora alto Alberta Ferretti ci regala una passerella da donna elegante, chic e pragmatica. Cappello come segno distintivo, lo stivale con gli intarsi di camoscio già in wishlist per la prossima stagione e tanto grigio nella sfumatura del perla.
Ore 18:00. E alla fine delle giornata mancano ancora una manciata di sfilate. Tra cui quella di Andrea Adamo, al suo esordio nel calendario della moda milanese. Sotto il porticato del chiostro di San Barnaba, e sotto gli occhi degli amici tra cui Elodie accompagnata da Ramona Tabita, la stylist che ne segue lo stile, va in scena un monologo sulla maglieria e sulla vita notturna spavalda e libera in cui ognuno è semplicemente - se qualcosa di semplice nel nostro essere c’è - se stesso. Bravo!
Ore 20:30. E la gioia sconfinata di un bicchiere di vino rosso. Di una cena con gli amici - perché la moda mangia, si - e del letto. Almeno fino alla prossima sfilata.
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