Gran momento per le mamme, almeno negli Usa, dove nella campagna per l’elezione del Presidente, “mummy” sembra essere diventato uno slogan. Per repubblicani e democratici.
Il primo a lanciare la campagna “Viva la mamma americana” è stato Mitt Romney , sfidante repubblicano, che in tutti i discorsi, dopo avere raccontato dei suoi successi di grande uomo d’affari, non ha perso occasione, ogni volta, di sottolineare come il lavoro di sua moglie Ann, fosse “nettamente più importante” del suo.
E quale è il lavoro della signora Romney? Stare a casa a occuparsi dei loro cinque figli. Lavoro meraviglioso, intendiamoci, che può dare enormi gratificazioni, se liberamente scelto. Ma che nella campagna presidenziale americana è diventato più che altro uno slogan per conquistare l’attenzione e, se possibile, il cuore delle donne, che quel lavoro lo fanno, a tempo pieno o non, e che, guarda caso, sono il 53 per cento dell’elettorato.
Come dire che saranno loro, probabilmente, a scegliere il nuovo presidente Usa. E così la parola mummy è diventata una sorta di slogan usato e abusato dai due partiti in egual misura, come hanno notato e sottolineato giornalisti e politologi. Il più spiritoso, tale Larry Sabato, ha scritto: “Se raccogliessimo tutte le lacrime versate alle convention sulle mamme, e le rovesciassimo sul Midwest, avremmo risolto il problema della siccità...”.
Ed ecco spiegata anche tutta l’attenzione che lo staff di Obama dedica da sempre, nella sua biografia, alla figura della madre che, abbandonata dal marito, non si perde d’animo, riesce comunque a laurearsi, a lavorare e a crescere i suoi figli. Per non parlare dei continui riferimenti della coppia presidenziale alla mamma di Michelle, che li ha seguiti alla Casa Bianca e che viene sempre citata come “essenziale” nella gestione delle due figlie.
Mamme, nonne, suocere creano un clima familiare che piace agli elettori e umanizzano i leader, rendendoli più simpatici, più veri, più vicini alla gente normale. «La mia qualifica più importante», ha detto Michelle Obama in un discorso che ha infiammato i democratici alla convention di Charlotte, «è quella di Mom in Chief».
Mamma in capo, questo conta, evidentemente ben di più che first lady, moglie del presidente degli Stati Uniti... Dobbiamo crederci? Non so, sta di fatto che ha scatenato gli applausi e l’entusiasmo delle donne che da quel discorso si vedono difese, anzi valorizzate (a pag. 82 trovate, comunque, un’intervista esclusiva con Mrs Obama). Ma Paul Ryan, vice di Romney, è andato oltre: invece che limitarsi a citare, come tutti gli altri, la propria madre, ha pensato bene di portarsela in carne e ossa a tutti i suoi comizi per presentarla agli elettori come simbolo vivente del fatto che non è vero che i conservatori vogliono smantellare l’assistenza per gli anziani. Che figlio devoto, eh?
Intanto circola la voce che nel 2016 si potrebbe candidare Hillary Clinton. Madre, moglie, suocera, magari nonna e presidente. We like it!
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