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Grazia

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Viva l’ottimismo e il bicchiere sempre mezzo pieno

Viva l’ottimismo e il bicchiere sempre mezzo pieno

foto di Vera Montanari Vera Montanari — 29 Ottobre 2012

Basta con disfattismo e negatività. Il futuro sarà migliore di quanto pensiamo. Non ci credete? Provate a leggere un certo Mr Kotler ...

Quanto mi piacciono i discorsi ottimisti, le tesi positive, la visione del mondo orientata alla soluzione dei problemi invece che alla loro enfatizzazione. Insomma detto più banalmente, quanto apprezzo il bicchiere mezzo pieno, o meglio ancora pieno per intero!

Ho scoperto Steven Kotler e ho deciso che, da adesso in poi, sarà lui il mio guru: lo seguirò, leggerò tutto quello che scrive e lo userò contro disfattisti e pessimisti. Mr. Kotler è un giornalista, scrittore e imprenditore americano, 45enne, autore di un libro che si intitola: Abundance: the future is better than you think (“Abbondanza: il futuro è migliore di quello che pensi”). E vi ho già detto tutto.

La sua è la più efficace risposta a tutti quei gufi che ci ammorbano l’umore facendo previsioni orrende per noi, i nostri figli, il mondo, in balia di crisi economica, sovrappopolazione, scarsità di energia, acqua, cibo... Ed ecco che già solo elencando le parole, in un attimo siamo entrati nel mood catastrofista.

Lui invece dimostra, con ricchezza di documentazione, che soprattutto grazie ai progressi tecnologici, il nostro presente è parecchio soddisfacente e il futuro sarà anche meglio. E quando dico nostro non intendo solo di noi, privilegiati abitanti del mondo occidentale, ma anche di quel cosiddetto “miliardo degli ultimi”, i più poveri dei poveri.

Che comunque, sostiene Kotler, hanno a disposizione strumenti che meno di vent’anni fa non erano accessibili neppure al presidente degli Stati Uniti... Lo so, sembra un paradosso (tipo Achille e la tartaruga, per quelli che hanno studiato filosofia) e invece è vero: un Masai in Africa, racconta il nostro esperto, con uno smartphone può comunicare con il mondo e avere accesso a una mole di informazioni come non avrebbe potuto nemmeno il più ricco o potente degli uomini solo 15 anni fa.

Questo è il progresso, bellezza. E anche la vera democrazia. La forza travolgente della tecnologia è destinata ad accelerare moltissimo i fenomeni e che la tecnologia sia in crescita è un dogma, basti pensare che un supercomputer da 8 milioni di dollari di 20 anni fa oggi è in mano a milioni di persone a meno di 200 dollari.

Oltre al fatto che, nonostante quello che si legge sui giornali, i dati confermano che la violenza è ai suoi minimi storici e la libertà personale ai massimi (certo, parlando in generale, qualche Paese più, qualche Paese meno...). La mortalità infantile, in 50 anni, è diminuita del 90 per cento, quella da parto del 99 e l’aspettativa di vita è aumentata letteralmente del 100 per cento.

Quindi tutto va benissimo e non c’è più nulla da fare? No, di certo. Come sa bene chi si occupa “concretamente”
dei mali del mondo. Ma la rivoluzione hi-tech ha dato vita anche a una nuova generazione di filantropi, ribattezzati tecnofilantropi, che stanno usando i loro enormi patrimoni - un nome per tutti, Bill Gates - oltre che le loro competenze e spesso anche quelle delle loro aziende, per tentare di trovare soluzioni a sfide enormi, come la povertà, la malaria
o, che so, l’elettricità nei Paesi in via di sviluppo.

Quindi, come nei film (avete presente James Bond?), finché i buoni esistono e lottano con noi, c’è da stare tranquilli.

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