Valeria Golino: «Ho trovato la mia Hollywood»
Ha gli occhi liquidi, Valeria Golino, e una voce dolceamara che ti avvolge e che conosciamo bene per tutti i film che ha interpretato e che ci portiamo nel cuore. Da quando, qualche anno fa, una mia collega l'ha intervistata a casa sua a Roma, davanti al Colosseo, sono sempre stata curiosa di scoprire la vista dalla sua finestra.
Glielo dico e in questa intervista su Zoom me la mostra, girando la telecamera del suo computer verso uno dei monumenti più famosi del mondo. «Questa casa mi assomiglia: è molto mia. È piena di armonia personale, ma è anche molto caotica. Io sono così», racconta.
Valeria ha 55 anni, ma in questo periodo sta lavorando con i ritmi di una ventenne: nel 2021 sono usciti già due film, ha appena finito di girarne un altro, The Beautiful Game, il 7 ottobre sarà nelle sale con La scuola cattolica di Stefano Mordini sul massacro del Circeo, presentato fuori concorso al Festival di Venezia. E questa settimana, su Apple Tv+, esce l'attesissima seconda serie di The Morning Show, ogni venerdì per dieci episodi. Il tema della serie ruota intorno al fenomeno del movimento anti-molestie #MeToo: le protagoniste, Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, sono due giornaliste che conducono lo show e combattono il maschilismo dei vertici, rivelando molestie e abusi; Valeria è la donna che farà la conoscenza del famoso conduttore televisivo della serie, accusato di abusi.
Ha sempre fatto pochissima televisione: ora interpreta una regista di documentari in una delle serie più apprezzate negli Stati Uniti. Com'è nata la sua collaborazione con The Morning Show?
«In modo romantico. Durante il primo lockdown l'attrice Isabella Ferrari ha chiamato me e altri nostri amici e ci ha chiesto: "Ma state vedendo The Morning Show? Dovete assolutamente farlo: è pazzesco. Ci sono grandi attori ed è scritto benissimo". Ho cominciato a guardarlo, in tre giorni l'avevo finito e ne parlavamo tra noi, ognuno isolato nella propria casa. Mi sono appassionata: è la tv della tv, un prodotto popolare nel senso migliore della parola, molto sofisticato nella sceneggiatura. Quattro mesi dopo, il 2 agosto, mi arriva una email dalla casting director di The Morning Show, la stessa che più di trent'anni fa, quando ne avevo solo 21, mi aveva scelto per il mio primo film a Los Angeles, Big Top Pee-Wee. Ero in vacanza e ho letto l'email solo il 18 agosto. Ho risposto in ritardo, ma abbiamo fatto subito una riunione su Zoom tra sole donne, con la regista principale e la showrunner, Kerry Ehrin, che nelle serie tv americane è una specie di responsabile creativa: che pensa, scrive e gestisce la produzione».
E che cosa è successo?
«Ehrin mi ha detto: "Spero non ti sembri strano, ma ti devo confessare che mentre scrivevo questo ruolo ho sempre pensato a te. Ti ho perfino sognata". Insomma, mi hanno offerto la parte senza che dovessi neppure sudarmela. Un caso unico: è rarissimo che gli americani non ti facciano neppure un provino».
Interpreta Paola Lambruschini, una regista di documentari un po' ai margini del sistema che stringe amicizia con il giornalista licenziato dallo show per comportamenti sessuali scorretti, interpretato da Steve Carell. Secondo lei, perché questa serie ha spopolato negli Stati Uniti? Il #MeToo è ancora un tema caldo?
«The Morning Show ha avuto successo per come tratta il tema, non in modo demagogico o retorico, ma mostrandone tutte le sfumature. Negli Stati Uniti si sta affermando la "cancel culture": hanno stabilito regole su ciò che si può dire o non dire, su ciò che è giusto o sbagliato. E alcune persone sono considerate colpevoli ancora prima che la legge le condanni o le assolva. Tutto questo servirà a portare cambiamenti, ma c'è stato un eccesso di zelo ed è allarmante: i diritti delle persone vanno salvaguardati».
Nel film La scuola cattolica interpreta invece il ruolo della mamma che ognuno di noi vuole avere: gioca a carte con il figlio, è sempre affettuosa. Il film rivela tante parti buie nel rapporto tra genitori e figli, ma lei rappresenta l'unica luce, anche se è una donna che vive sulle nuvole. Lei ha avuto una madre così?
«Simile: era un tipo di genitorialità naturale, distratta, affettuosa. Avevo 5 anni quando i miei genitori si sono separati. La mia mamma era single, giovanissima: a 27 anni è partita da Napoli, dove è rimasto papà, per tornare ad Atene con me e mio fratello grande, Sandro. Ci portava dappertutto: a cena con gli amici, in giro, in vacanza. E tutti ci avevano adottato. Aveva smesso di fare la pittrice e si era dovuta trovare un lavoro nell'azienda di un amico. Ma nella mia classe ero l'unica figlia di separati, una "diversa". Oggi è il contrario: si è diversi quando i genitori stanno insieme».
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Foto di Andrea Olivo - Styling di Valeria J Marchetti
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