Troppo mamme?
Questo editoriale è per Serena Mascheretti, Gloria Manuzzi, Lina Grazioso, Amaranta, Giulia Palombo, Veronica, Irene Bonoldi e le altre lettrici che mi hanno scritto protestando per l’inchiesta “Mamme anche troppo”, pubblicata sullo scorso numero di «Grazia».
Questo editoriale è per Serena Mascheretti, Gloria Manuzzi, Lina Grazioso, Amaranta, Giulia Palombo, Veronica, Irene Bonoldi e le altre lettrici che mi hanno scritto protestando per l’inchiesta “Mamme anche troppo”, pubblicata sullo scorso numero di «Grazia».
Lì raccontavamo la tendenza delle mamme di oggi a vivere la maternità in modo più totale, rispetto alla generazione che ci ha precedute. Per sommi capi: prima latte artificiale, oggi allattamento al seno, prima culla, oggi lettoni con mamma e papà, prima poco contatto fisico, oggi fascia per tenersi vicino il bebè.
«Non si è mai troppo mamme» avete scritto, vedendo in quell’articolo un attacco al vostro modo di interpretare la maternità.
Con onestà, posso dirvi che non era nostra intenzione. E vi racconto questa storia.
L’anno scorso ho lavorato con una collega che portava in redazione la figlia di due anni, e l’allattava.
Io, che allora aspettavo Annina, mi domandavo: «Non è eccessivo a due anni?». Poi è nata mia figlia, e mia madre, mio marito, i medici dell’ospedale dove ho partorito mi hanno convinto della bontà dell’allattamento al seno.
Oggi Annina ha quasi un anno e continuo ad allattarla. È un momento nostro, ci sorridiamo e dopo è tutta contenta, sgambetta e fa saltelli.
Da due settimane, poi, pretende di dormire di nuovo con noi nel lettone e, sinceramente, ci svegliamo felici in tre la mattina. Mi sento troppo mamma? No. Mi sento poco mamma perché lavoro fuori casa tutto il giorno? Neppure.
Quel reportage intendeva semplicemente raccontare pezzi di vita, confrontando esperienze e opinioni. «Grazia» racconta il mondo che cambia e i nostri, di cambiamenti. Fidatevi. A dopo.
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