«Tony Effe, Marlon Brando o nessuno dei due?»: l'editoriale di Silvia Grilli

Che cosa è arte? Il burro nel sedere di Maria Schneider sul set di Ultimo tango a Parigi è arte? Dopo le proteste femministe, la proiezione del film è stata cancellata alla Cinémathèque française, archivio che conserva e diffonde i capolavori cinematografici.
La vicenda è nota: Schneider, che all’epoca aveva 19 anni, non sapeva che ci sarebbe stata una scena di sodomia sul set: non era prevista nel copione. L’idea venne al protagonista maschile, Marlon Brando. Il regista Bernardo Bertolucci l’avallò senza comunicarlo all’attrice, perché voleva ottenere la vera reazione
di una ragazza umiliata. Brando, che aveva 30 anni più di Schneider, pianificò di usare il burro per lubrificarla. Schneider urlò: «No, basta!». Era ferita, pianse lacrime autentiche e nella vita reale non si riprese più. Bertolucci dichiarò: «Come regista devi essere completamente libero». Per carità, sarà anche arte. Ma per me, che non conto niente, è un abuso. Uno dei tanti che le giovani attrici hanno subìto sui set da mostri sacri protetti dalla loro fama.
Inizio con questo episodio francese per arrivare a uno italiano. Anche questo stranoto: Tony Effe escluso dal concerto di Capodanno, organizzato dal Comune di Roma, a causa dei suoi testi misogini. Sto già sentendo le proteste: come si fa a mettere un trapper sullo stesso piano di un gigante come Bertolucci? Mi difenderò dicendo che gli adolescenti non sanno neppure chi sia Bertolucci, e forse neanche Brando, mentre per loro Tony Effe è un mito. Dopo la sua esclusione, hanno parlato di censura dell’arte molti suoi colleghi: da Mahmood a Giorgia, da Vasco Rossi a Emma, a Lazza per citarne alcuni. Mentre le polemiche non si placano, Tony Effe andrà al Festival di Sanremo e, chissà, potrebbe persino vincerlo. Però, tanto per dire, questi sono i suoi testi: «Prendi la tua tr*ia (prendi la tua tr*ia), le serve una museruola (woof, woof )»... «Metti un guinzaglio alla tua ragazza, ci vede e si comporta come una tr*ia». È arte?
Non sono la persona più adatta a stabilirlo. Come direbbe Tony Effe, io sono solo un dinosauro che cerca un capro espiatorio. La sua sarà certamente arte, non mi sento in grado né di affermarlo né di negarlo. Ma mi sento in grado di dire che questi testi mi disturbano tanto quanto la scena della sodomia non annunciata in Ultimo tango a Parigi. Siamo in un Paese dove c’è un femminicidio ogni tre giorni, dove piangiamo la morte di Giulia Cecchettin innalzandola a simbolo di tutte le vittime, dove facciamo concerti e manifestazioni contro la violenza sulle donne, dove ci lamentiamo continuamente delle derive dell’amore inteso come possesso, dove denunciamo la cultura dello stupro beatificando Gisèle Pelicot come eroina dell’anno e che cosa volete che sia se il trapper più amato canta: «Sono Tony, non ti guardo nemmeno (non ti vedo). A novanta così neanche ti vedo», oppure «Primo bacio, primo trip, caramelle nel suo drink. Martina o Vanessa? Non mi ricordo, mi gira la testa. La porto a casa, le faccio la festa».
Tony Effe è sexy, e piace tanto alle adolescenti. La figlia 16enne di una mia amica l’altro giorno mi ha detto: «Noi non siamo femministe come voi. A noi non interessano le rivendicazioni, i diritti li abbiamo già», e mi ha mostrato lo sfondo del suo cellulare con i tatuaggi di Tony Effe. Abbiamo parlato un po’: «Guarda, capisco benissimo che ti piaccia», le ho detto, «è talmente bello che piace persino a un dinosauro come me. Ma femminista ti conviene esserlo, i diritti non sono per sempre, tesoro mio. È un attimo che ti chiudono la bocca».
«Lei la comando con un joystick (Uoh)
Non mi piace quando parla troppo (Troppo)
Le tappo la bocca e me la fott–, shh (Seh)», canta Tony in Mi piace, duetto con Sfera Ebbasta.
Però il trapper ha annunciato che devolverà il ricavato del suo concerto alternativo (che ha tenuto comunque a Capodanno ed è andato esaurito) alla Croce Rossa, affinché sostenga progetti educativi per i giovani.
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