Tommaso Zorzi: «Sono la voce degli amori impossibili»
Quante persone è Tommaso Zorzi? Un creativo digitale che sui social posta tormentoni, storie divertenti e gag. Un personaggio tv famoso per la vittoria al reality show Grande Fratello Vip del 2021. Un ragazzo che piace: simpatico, bello, elegante, linguaggio forbito e parolacce colorite.
Ma oggi vedo lo scrittore: il suo secondo libro è Parole per noi due. Lo pubblica Mondadori ed è la storia dell’amore impossibile tra Stefano, avvocato insoddisfatto che apre un bed and breakfast in un paese sul Passo della Cisa, e Riccardo, legato a una donna che non ama.
Pullover verde, pantaloni bianchi, Zorzi mi viene incontro in un ufficio milanese. Siamo a Porta Venezia, set dei suoi libri, quartiere famoso per la movida gay. Gli ricordo che lo ha definito “un sultanato, di cui sono il sultano”. «Ma è vero!», e scoppia a ridere. In questo libro, come nel precedente, ci sono traditi e infedeli.
La ossessiona il tradimento?
«Sì. Da quando, a 18 anni, il mio primo amore mi tradì. Una mazzata che mi fece stare malissimo. Da allora so che l’amore è guerra, devi stare con il coltello fra i denti. Difficile essere fedeli oggi: la mia generazione è bombardata da mille occasioni per tradire. Io non rinuncerei a una persona che mi fa stare bene solo perché una volta mi ha ingannato. Ho perdonato e mi sono dato da fare anch’io. Ora sono tranquillo e innamorato».
Nel paesino sulla Cisa compare una scritta offensiva diretta a Stefano e Riccardo. L’omofobia nelle grandi città, invece, è superata?
«No, è ancora ovunque, ma più è piccola la comunità più è grosso il danno. In un paesino, se ti etichettano come “frocio”, frocio resti».
Ha subìto discriminazione?
«Cose violente, come i pestaggi, no. Ma alcuni compagni di liceo scrissero “frocio” sulla mia bacheca Facebook, usando profili finti. Fu come trovare imbrattato di insulti l’armadietto di scuola. Se capita per le strade di Porta Venezia, la cosa viene stemperata dall’atmosfera del quartiere. Una volta ho sentito un tizio gridare da una macchina: “Frocio!”. Ci siamo girati in quindici».
Com’è stato il suo coming out?
«Il più codardo della storia: via email. A 18 anni, da Londra, dove mi avevano mandato a studiare Economia, ho scritto ai miei genitori. Per due giorni, silenzio. Ero arrabbiato: perché negarmi dramma e palcoscenico? Poi hanno risposto tranquilli, quasi come se niente fosse».
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