«Sono femminista perché non sono masochista»: l'editoriale di Silvia Grilli
La sindaca di Genova, Silvia Salis, ha letto in consiglio comunale gli insulti misogini che riceve in quanto creatura di sesso femminile. «Incontro molte donne che rivendicano di non essere femministe, e ogni volta vorrei chiedere loro che cosa significhi. Sono felici che in Italia quasi una su due non lavori e che questo ci renda più esposte alla violenza domestica?».
Mi succede lo stesso. Molte donne mi avvicinano specificando: «Io amo i suoi editoriali, ma non sono femminista». Perché questo bisogno di mettere le mani avanti? Io sono femminista perché non sono masochista. Eppure spesso mi guardano come se volessi castrare gli uomini.
Ma il mondo non sarebbe un posto migliore se a ogni persona venissero offerte le stesse opportunità? Femminismo non è prevaricazione, quello lo fa abbondantemente il maschilismo. Femminismo è lotta alla discriminazione e alla violenza di genere. È libertà di scelta.
Che cosa ti tolgo se sono femminista? Sto solo cercando di eliminare le ingiustizie. Ma è dura per i maschi vedersi portare via i privilegi congeniti del loro genere. D’altronde, se tu sei già libero quanto può importarti la liberazione altrui?
Io credo anche che definirsi «femminista» faccia paura a molte donne perché temono che le privi di potere seduttivo sugli uomini.
La scrittrice e attivista Chimamanda Ngozi Adichie ha raccontato che, alla presentazione di un suo romanzo su un uomo che picchiava la moglie, un giornalista le suggerì di non proclamarsi mai «femminista», perché si tratta di donne tristi che non riescono a trovare marito.
Allora Chimamanda decise di denominarsi «femminista africana felice». Finché una cara amica le disse che dichiararsi «femminista» significa odiare gli uomini. Chimamanda si affrettò ad aggiungere: «Una femminista africana felice che non odia gli uomini» e via così, di critica in critica, fino ad arrivare a: «Una femminista africana felice che non odia gli uomini, ama indossare il rossetto e le scarpe con i tacchi per se stessa e non per i maschi».
L’aneddoto è esemplare sui pregiudizi che circondano chi crede nell’uguaglianza di genere. In un momento storico in cui il femminismo in tutto il mondo è sotto attacco da chi vuole la restaurazione, e in Italia è al centro di polemiche dopo la rivelazione delle chat di alcune attiviste, rivendico la necessità di continuare a dirsi «femminista».
Il mondo ha diviso gli esseri umani in due gruppi opprimendone uno. Bisogna fare meglio, trovare un rimedio. Il femminismo è la soluzione.
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