«Se ti uccido è colpa tua»: l'editoriale di Silvia Grilli
Scrivo di Marisa Leo, 39 anni, che aveva denunciato la persecuzione subìta dal suo ex marito Angelo Reina, poi aveva ritirato la querela. Era una brillante professionista, un’attivista nella lotta contro la violenza sulle donne.
Aveva accusato Reina in tribunale: «Non si rassegna alla fine della nostra relazione. Mi controlla, mi pedina, mi aggredisce in strada, mi manda messaggi: “Se non torni con me, mi ammazzo”, “Sistemo la cosa a modo mio”». Poi, però, Marisa ha rimesso la querela. Voleva riprovarci, dare fiducia al papà di sua figlia, desiderava che la piccola non avesse un padre condannato. Lui le ha dato appuntamento nella sua azienda: «Vieni a prendere la bambina». Lei è andata, la bambina non c’era. Lui ha ucciso Marisa, poi si è sparato.
Marisa Leo, una delle ultime vittime del genocidio delle donne in Italia, era consapevole dei meccanismi dei femminicidi. Eppure ha rinunciato a portare avanti la sua, di denuncia. Dietro ogni rinuncia ci sono motivi diversi, ma è sempre la stessa cultura che ti blocca: stereotipi, pregiudizi, pressioni sociali, parenti che giudicano, anche l’idea che psicologicamente senza di lui tu, povera donna, da sola non ce la farai mai. E, in fondo, lui non è poi così cattivo, c’è di peggio in giro.
Dietro ogni rinuncia c’è anche la trappola della nostalgia. Lui era così buono e bello all’inizio. Eravamo una cosa sola. Perché distruggere l’amore? In fondo, se le cose non vanno, la colpa è anche un po’ mia. Riproviamo. Non lo provocherò, cucinerò bene, farò i compiti con i bambini, lo aspetterò con dolcezza, anticiperò i suoi bisogni, gli darò sempre ragione. Così non urlerà più. Non irriderà i miei progetti, le mie opinioni. Non sarà geloso, non criticherà come mi vesto, non controllerà i miei messaggi, il mio conto in banca, non spaccherà gli oggetti in casa. Tornerà l’amore.
No, non tornerà. Andrà bene per un po’, poi non gli piacerà come cucini, come metti i piatti in tavola, ti farà sentire come se nulla di ciò che fai sia giusto, nulla sarà abbastanza per lui. Non ti incoraggerà mai, non sopporterà le tue nuove amicizie, leggerà i tuoi messaggi, dirà che non è necessario che tu lavori.
Trasferirà il tuo conto in banca sul suo, vorrà prendere sempre lui le decisioni perché lui è l’uomo, giudicherà le spese che farai. Quando discuterete tu avrai paura. Insisterà nel fare sesso quando non vorrai, ti farà indossare abiti che non ti piacciono, non sopporterà che tu ti metta a parlare con qualcuno, dirà che non sei una brava madre, educhi male i vostri figli. Ti tirerà i capelli, ti sbatterà la testa contro il muro, ti picchierà. Ti dirà che ti ha tradito perché non ti curi più e gli rendi la vita impossibile. Non è forse colpa tua se è costretto a cercare sesso altrove?
A volte si scuserà, ma non ci sarà tenerezza, solo possesso: tu gli appartieni. Dirà che ti ha spinto o che ti ha dato uno schiaffo perché l’hai provocato. Piangerà. Non accetterà mai che tu possa lasciarlo. Anche quando ti ucciderà sarà sempre colpa tua. Hai visto che cosa l’hai portato a fare? Ad ammazzarti, poi a spararsi, lasciando orfani i vostri bambini.
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