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«Se regaliamo i nostri figli a YouTube»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Se regaliamo i nostri figli a YouTube»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 29 Giugno 2023
Silvia Grilli editoriale grazia
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

«Il mondo si è ribaltato», deve aver pensato Maria Cristina Finatti. Lei è la professoressa di Rovigo colpita in classe dai pallini sparati da un suo studente con una pistola ad aria compressa, mentre un compagno filmava l’aggressione per divulgarla sui social. L’insegnante si aspettava che qualcuno le chiedesse scusa, che gli alunni venissero bocciati, che la scuola enfatizzasse la gravità del fatto, che qualcuno le mostrasse un cenno di vera empatia. Niente di tutto questo. I ragazzi sono stati promossi con 9 in condotta e la media dell’8: i suoi colleghi non hanno abbassato il voto in comportamento per non rovinare la media ai due studenti, anzi le hanno chiesto di ritirare la denuncia che aveva sporto alla Procura della Repubblica. Inoltre la madre di uno degli adolescenti coinvolti, l’unico bocciato, quello che ha portato la pistola a scuola, si è chiesta che cosa ancora volesse la docente: «Perché continua a puntare il dito contro di loro? È una vergogna!».

La professoressa Finatti immaginava che venisse capita la gravità di quell’aggressione. Credeva che, se ti metti a sparare pallini, almeno come conseguenza ti venga rovinata la media. E invece no, il mondo si è capovolto e lei nelle interviste confida il suo sbigottimento, il disagio, la paura di entrare a scuola, il senso di emarginazione. Perché alla fine è la prof a essere stata punita: lei che piangeva mentre veniva colpita e loro giravano il video; lei allontanata da quella sezione e vista come persona da cancellare. Deve essere difficile capire come abbia fatto questo mondo a ribaltarsi. Come mai se accoltelli una prof (come è accaduto ad Abbiategrasso) quando per questo ti bocciano, i tuoi genitori protestano e fanno ricorso.

Ma il capovolgimento non è stato improvviso. Abbiamo consegnato i nostri figli al cellulare perché era più pratico e anche più economico di una baby sitter. In pandemia era comodo tenerli calmi, rinchiudendoli lì dentro e offrendo loro la visione del mondo attraverso quello schermo. Li abbiamo affidati all’esposizione virtuale. Chi fa la bravata più grossa ottiene più like. Così spari pallini a una insegnante e ti filmi; oppure intraprendi sfide estreme e finisci per uccidere un bambino di 5 anni. «Come faremo ora senza di voi?», chiedono i follower del gruppo TheBorderline, silenziato online dopo che ha travolto la Smart con a bordo il piccolo Manuel. Esistiamo se qualcuno ci guarda oltre lo schermo e per ottenere quello sguardo andiamo oltre ogni limite.

Da genitori chiediamo continuamente ai nostri figli di deporre i cellulari e fare qualcos’altro. Eppure noi stessi stiamo attaccati ai telefonini da quando ci alziamo a quando andiamo a dormire. Chi educa i nostri ragazzi? Noi oppure Instagram, TikTok, YouTube? Sì, la tecnologia alleva i nostri bambini, sostituendo il gioco con lo schermo e il legame genitoriale con la connessione, togliendo senso. «Mamma che cosa faccio?», mi chiede mia figlia. «A che cosa giocavi tu, quando eri piccola? Io senza il cellulare non so che cosa fare, mi annoio».

Pretendiamo che i nostri ragazzi rispettino regole che noi non diamo. Poi quando sparano a una docente e lei li denuncia, lo consideriamo un accanimento. Non condivido chi biasima le madri e i padri moderni dicendo: «Ai miei tempi zitta e muta». A me è mancato non poter dire tutto ai miei genitori, lo avrei fatto se non avessi avuto paura che loro non approvassero. Ma noi mamme e papà di oggi abbiamo saltato un passaggio, cedendo la responsabilità del fare i genitori a un grappolo di algoritmi.

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