Se in Italia ci fosse il congedo per il ciclo

A volte è una vera e propria malattia, altre volte no. Ma tante donne ne soffrono. Secondo le stime, due donne su dieci hanno un ciclo mestruale doloroso.
Sottolinea proprio la sofferenza il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri spagnolo che vuole introdurre per la prima volta in Europa il congedo mestruale a carico dello Stato, non del datore di lavoro.
La norma, che sarà discussa dal Parlamento, riguarda la salute riproduttiva delle donne e prevede che ci siano tre giorni di congedo retribuito per le lavoratrici che hanno mestruazioni “dolorose” e “invalidanti”, fino a cinque giorni per chi sia affetto da amenorrea.
Il congedo, si legge nel testo, viene riconosciuto solo in presenza di una sindrome certificata. E deve essere, appunto, “invalidante”, cioè rendere difficile, o impossibile, il proprio lavoro.
«È finito il tempo di andare al lavoro imbottite di pillole e dover nascondere che nei giorni del ciclo patiamo un dolore che ci impedisce di lavorare», ha detto la ministra delle Pari Opportunità Irene Montero. E se accade in Spagna, l’Italia non può rimanere a guardare.
Per la deputata del Partito democratico Debora Serracchiani, il provvedimento spagnolo «è il riconoscimento di una diversità: il ciclo non è una malattia, come non lo è la maternità. Ma in alcuni casi può diventare un serio problema nello svolgimento della vita quotidiana, in particolare del lavoro. Sono questi casi che, quando certificati, andrebbero considerati. Questa decisione non può diventare il grimaldello di ulteriori discriminazioni a danno delle donne».
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Testo di Letizia Magnani
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