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Magazine

Sangiovanni: «Tutte le mie prime volte»

Sangiovanni: «Tutte le mie prime volte»

foto di Grazia.it Grazia.it — 11 Aprile 2022
Il primo bacio. Il desiderio di essere ascoltato. L’incontro casuale con la musica. Il talent show grazie al quale ha conosciuto il successo e trovato l’amore. Il giorno in cui ha pensato a un nome per suo figlio. Alla vigilia del suo album di debutto, Sangiovanni posa per Grazia e racconta i momenti che hanno cambiato direzione alla sua vita
Sangiovanni

Sangiovanni ha tagliato tutti i capelli. Le foto che vedete in queste pagine risalgono a prima del gesto galeotto; ma quando lo incontriamo a pranzo a Milano, il 19enne cantante vicentino è rasato. 

Ci mostra sul suo cellulare il video time-lapse in cui la signora Anna, parrucchiera di un resort, brandendo un rasoio elettrico in pochi secondi cancella i boccoli di “Sangio”. Il nuovo look arriva insieme con il primo album, CADERE VOLARE, in uscita l’8 aprile per Sugar (seguirà un tour il cui culmine sono le due date nei palazzetti dello sport di Roma e Milano, il 19 e 23 ottobre). 

Sangiovanni (5)

Dentro l’album c’è tutto il mondo musicale di Giovanni Pietro Damian, questo il suo vero nome, che si rivela uomo più complesso di quello conosciuto finora con i brani Malibù e Farfalle. 

Ma cominciamo dai capelli. Come è andata esattamente? 
«Tornato da Sanremo sono andato a casa di mia cugina Maria, che si era appena lasciata con il ragazzo. Lei era triste, io stanco morto. Allora le dico: “Senti, andiamo a farci una vacanza io e te”». 

Sangiovanni (6)

È molto legato a sua cugina? 
«Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso qualsiasi cosa. Lei ha un anno più di me, i nostri padri sono fratelli. Abbiamo chiesto anche al resto della famiglia di venire con noi, ma nessuno aveva il passaporto in regola. Tranne mia sorella, che però ha una figlia di un anno, e mio fratello Alberto, che infatti è venuto con me e Maria. La mattina che mi sono svegliato al mare, sono andato a cercare il parrucchiere». 

Perché questa urgenza? 
«I capelli non mi piacevano più. Erano super pesanti, super lunghi. Ora mi sento meglio con me stesso, più curato e pulito».

La pulizia è importante? 
«Sì, anche se non siamo nel mondo giusto per la pulizia. Sono altri i valori che attraggono, non la gentilezza o l’essere eleganti e puliti. Piace l’idea di grezzo, sporco, e io non sono così. Sono arrivato a pensare che non è solo generazionale: non c’è niente di pulito nella società, in quello che le persone vivono e fanno tutti i giorni, nell’informazione, nei social». 

Sangiovanni (2)

Come fa allora a viverci lei? 
«A volte non vorrei nemmeno viverci, però so che con la musica posso fare del bene a qualcuno».

Ci racconta come è iniziato tutto?
«Da un giorno all’altro. Avevo 16 anni. In un momento in cui non sapevo a chi dire certe cose, ho scritto». 

La prima canzone? 
«Sì. Parlava del fatto che non ci fosse nessuno ad ascoltar- mi, se non una specie di entità che mi chiamava durante la notte. Mi ricordo solo il ritornello, faceva: “Chiamami nella notte” o qualcosa del genere». 

Poi? 
«Fatalità, il mio vicino di casa Antonio voleva fare musica. Un giorno mi ha invitato mentre registrava con un amico. Improvvisiamo su una base fatta da lui, registro anche io. Non avevo mai provato prima: per me la musica era una cosa talmente sacra e pura che non mi andava neanche di farlo per gioco». 

Sangiovanni (4)

Dopo che è successo? 
«L’amico di Antonio era amico di una ragazza, che risponde a una mia storia con sondaggio su Instagram: “Musica o moda: che cosa scegliere?”. Le spiego che io voglio lavorare nella moda, e lei: “Pensavo facessi musica, ho sentito il tuo pezzo e spacca”. Questa ragazza era amica di Madame (la cantautrice Francesca Calearo, ndr) e mi ha portato in studio da lei. Madame ha ascoltato la canzone, se ne è innamorata, ne abbiamo registrata un’altra insieme. Poi mi ha detto: “Se sei pronto, ti aiuto io”. E mi ha presentato alla casa discografica». 

E dopo è arrivato il talent show di Maria De Filippi, Ami- ci. Ma si spieghi: da bambino voleva fare lo stilista?
«Da ragazzo, sì. Sono sempre stato super appassionato, volevo lavorare in quel mondo, avere un mio marchio. Da quando ho visto il designer Virgil Abloh e tutto il movimento Off-White mi è scattato qualcosa: era talmente elegante, bello, era riuscito a far diventare la cultura di strada qualcosa di cool. Quando sono uscite le sneakers, ho fatto qualsiasi cosa pur di averle. Ho comprato le Nike Air Force 1 per Louis Vuitton appena arrivate in negozio». 

Come le ha pagate? 
«Con i soldi dei regali della Cresima». 

Lei è nato a Grumolo delle Abbadesse, un paese in provincia di Vicenza che conta 3.000 abitanti e celebra la festa del riso.
«Che è la cosa più interessante del paese. Il riso è molto buono: lo fanno con la trippa». 

Il suo papà Pierluigi ha una società finanziaria e la sua mamma Lidia è casalinga.
«Fa la nonna-sitter di mia nipote Virginia, figlia di mia sorella Andrea. E ci vuole bene». 

I suoi fratelli Andrea e Alberto sono molto più grandi di lei. Come è stato essere così “piccolo”?
«Bello! Alberto è il maggiore, ha 16 anni più di me. Lavora nella società finanziaria di mio padre e siccome io non ho ancora un manager, mi aiuta. Mia sorella Andrea ha 20 mesi meno di lui e si occupa di internal audit in un’azienda». 

Lei abita ancora con i suoi? 
«Sì. La nostra è una villa divisa in tre. Ci siamo noi, i miei nonni e i miei zii. Ma vorrei prendere una casa mia in campagna; me ne starei tranquillo, adotterei anche un cane». 

Continua a leggere l’intervista a Sangiovanni sul numero di Grazia ora in edicola

Testo di FIAMMA SANÒ foto di ANDREA OLIVO styling di SUSANNA AUSONI

© Riproduzione riservata

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