Rita Ora: «La mia musica nasce dall'amore»
Solo tu mi ami, You Only Love Me non è solo il titolo di una canzone che ci sta conquistando una settimana dopo l’altra con un’energia e che ci porta già nel cuore dell’estate. Rita Ora, che la interpreta, è pronta a tornare ai vertici delle classifiche con il suo terzo album. Un progetto che l’ha impegnata a 360 gradi per due anni e che con il titolo You&I uscirà il 14 di luglio. You Only Love Me e Praising You, l’altro singolo di anticipazione rilasciato in questi giorni, esprimono molto bene questo momento d’oro della cantante, ospite alle semifinali dell’Eurovision Song Contest che si terrà a Liverpool dal 9 al 13 maggio.
La felicità che si respira anche nell’incontro di Grazia con la popstar, però, ha nome preciso: Tiaka Waititi, il regista e produttore che Rita ha sposato nell’agosto dell’anno scorso, in una cerimonia privatissima. «Un matrimonio esattamente come lo volevo. Semplicemente bello e perfetto», commenta lei raggiante.
Rita Ora ammette senza timori che questa sua relazione le ha regalato anche una nuova energia professionale e ispirato quasi tutti i testi del nuovo album, già destinato dopo i primi due, Ora e Phoenix, distribuiti rispettivamente nel 2012 e 2018, a diventare successo globale e pluripremiato. Ed è con lo stesso grande entusiasmo che la cantante ripercorre per Grazia i traguardi e i momenti chiave della sua carriera, raccontando sogni e speranze per domani. Nel farlo si dimostra una donna tenace e determinata, grazie anche alla sua storia personale, alla particolare dimensione multi-culturale e religiosa in cui è cresciuta. Rita, oggi trentaduenne, arrivò quando aveva solo un anno a Londra nel quartiere di Notting Hill. La sua famiglia veniva dal Kosovo dilaniato dagli scontri che portarono, alla fine degli Anni 90, alla guerra nei Balcani. Una fuga coraggiosa, quella dei suoi genitori, e un viaggio non privo di fatiche e incognite.
Partiamo proprio da qui, dalle sue radici. Suo padre, musulmano, economista e proprietario di un pub, sua madre psichiatra cattolica. Entrambi albanesi del Kosovo. Com’è stata la sua infanzia?
«I miei genitori sono sempre stati un dono, il mio più grande aiuto, e sono stata incredibilmente fortunata a crescere con i miei fratelli Elena e Don in quello che considero un guscio protettivo pieno d’amore. I miei familiari erano molto uniti su tutto e mi hanno insegnato la determinazione, la grinta e la fedeltà a me stessa, tutti valori fondamentali e indispensabili quando si vuole arrivare in alto. Ero molto piccola quando abbiamo lasciato il Kosovo per Londra, le vicende di quel periodo della nostra vita sono intense, a volte commoventi. C’è voluto un gran coraggio da parte dei miei per affrontare un cambiamento di vita così radicalein un Paese tanto diverso dal loro. Eppure ce l’abbiamo fatta e vedere dove mi trovo ora è bellissimo, mi dà grande energia. Non avrei costruito tutto questo senza l’appoggio della mia famiglia».
Lei ha milioni di fan giovanissimi. Che tipo di esempio vuole essere per i ragazzi che la seguono anche sui social?
«Sento il dovere d’ispirare fiducia ai miei fan. Nel corso degli ultimi due anni, lavorando al nuovo album, ho davvero intrapreso un viaggio per aprirmi al mio pubblico, per amplificare il rapporto eccezionale che mi lega a chi mi segue. Questo percorso mi ha permesso di raggiungere un’ intensa felicità interiore».
Se dovesse scegliere un momento della sua carriera che l’ha resa particolarmente orgogliosa, quale indicherebbe?
«Sicuramente quando, nel 2015, ho avuto il privilegio di esibirmi durante la serata degli Oscar. È stato uno degli eventi di cui vado più fiera e, ripensandoci ora, a mente fredda, posso dire che quell’esibizione ha rappresentato un momento di crescita per me. Mentre cantavo e il mio show si svolgeva davanti a quella platea eccezionale pensavo: “Wow, non posso credere che io lo stia facendo davvero, non posso credere che accada proprio a me”».
Si sentiva intimidita?
«No. Penso, d’altra parte, che una delle mie migliori doti sia l’entusiasmo con cui affronto le situazioni. Sono sempre curiosa di scoprire che cosa mi riserva il domani. Il futuro per me è tutto da costruire, come un immenso campo da gioco, un’avventura di cui non si conoscono i limiti. Quando lavoro a un nuovo album, la spinta a procedere non è solo il risultato che posso ottenere a livello musicale, ma anche l’amicizia e il gioco di squadra con i miei col- laboratori. Gli sforzi sono sempre molti, ma solo così mi sento davvero fiera di quello che faccio. Sono positiva per natura. Sento che il meglio debba ancora venire e che il futuro mi porterà ancora grandi sorprese».
Quanto del rapporto con suo marito c’è nella canzone You Only Love Me?
«Il brano parla di situazioni che appartengono a tutte le coppie. Racconta quelle prime fasi di una relazione in cui è complicato immedesimarsi nel partner perché non ci si conosce ancora bene, si fa fatica a immaginare i pensieri e le emozioni di chi amiamo. Ti chiedi, per esempio, se il motivo per cui la persona di cui ti sei innamorato decide di mandarti messaggi a tarda notte sia solo un caso, frutto di un momento di follia, o se ci sia un interesse autentico. Gli inizi di una storia d’amore sono sempre un misto di paura e divertimento e questa canzone intende proprio farsi interprete di quei sentimenti forti, a volte contrastanti, ma sempre magici che anche io ho provato».
Si parla molto di quanta fatica in ogni campo le donne facciano per vedersi riconosciuti gli stessi diritti degli uomini. Che cosa signif ica per lei empowerment femminile? E chi sono le donne che hanno rappresentato un modello da seguire?
«Se ripenso alla mia infanzia, a tutte le figure che ho ammirato e che erano là fuori a cercare di realizzarsi, a imporsi, a credere nella propria visione della musica e dell’arte, l’emancipazione delle donne significa molto per me. Sto pensando ad artiste come Cher, Madonna, Whitney Houston, le Spice Girls. A queste artiste affianco il mio modello femminile per eccellenza: mia madre. Tutte loro sono state una grande fonte d’ispirazione per me e per la mia carriera, mi hanno dato forza e fiducia con il loro esempio».
Che cosa vuol dire crescere come cantante?
«Ho lavorato giorno e notte al mio nuovo album negli ultimi due anni. L’ho legato a un tema per me importantissimo: la mia storia d’amore. Per la prima volta sono al timone di tutto ciò che ascoltate. Un’imprenditrice di tutto il progetto: dalla scrittura delle canzoni alla produzione, volevo che questo lavoro corrispondesse al diapason dei miei stati d’animo e dei miei sentimenti e catturasse e trasformasse in musica tutto la felicità che stavo attraversando».
Ci vuole coraggio a raccontarsi in modo così diretto al pubblico.
«Un lavoro del genere può rendere vulnerabili. Per il pubblico mi sono messa totalmente in gioco. È un album determinante nel mio percorso. Ma sono finalmente in una fase in cui mi sento pronta e disposta a condividere emo- zioni e parti di me stessa che prima preferivo custodire in una dimensione privata».
La sua immagine e il suo stile in questo momento rispecchiano molto la sua felicità. Che rapporto ha con la moda?
«Mi piace usarla come un modo per esprimere la mia creatività e individualità, è uno strumento indispensable, un mezzo per affermare la mia personalità, esattamente come accade nella mia musica. Adoro sperimentare, tento accostamenti, stili diversi e a volte con un look mi diverto a osare. Bisogna considerare però che la moda ha effetti diversi su ognuno di noi. Ciò che funziona per una persona, potrebbe non funzionare per un’altra. Ma proprio questo è l’elemento che la rende così divertente: la moda ci aiuta a creare uno stile solo nostro attingendo a diverse ispirazioni».
Lei in queste pagine è vestita Fendi. Che cosa rappresenta per lei questa maison?
«Per me, indossare Fendi significa sentirmi sexy e sicura di me. Mi ispirano le persone come lo stilista Kim Jones, direttore artistico della couture e del prêt-à-porter donna del marchio romano, creativi che capiscono perfettamente il ruolo della moda come strumento potente per costruire anche la fiducia in se stessi, quella che valorizza e mette in luce i punti forti di ognuno di noi. L’ultima sfilata alla quale ho assistito a Parigi è stata sbalorditiva. Kim ha saputo lavorare in maniera straordinaria, adoro il modo in cui si è ispirato a diverse epoche e ha giocato con i materiali».
Quando ha scoperto questo marchio?
«Sinceramente, sono sempre stata un fan di Fendi. Materiali unici e accessori audaci sono il denominatore comune delle loro collezioni che trovo sempre interessanti, ricche di dettagli affascinanti. Mi è piaciuto lavorare con Karl Lagerfeld in passato, la nostra è stata una relazione molto costruttiva. L’impegno e la devozione che Lagerfeld aveva per la moda era un esempio di quanto amore portasse nella sua arte».
Quali capi Fendi hanno un posto privilegiato nel suo guardaroba?
«Mi è piaciuto tanto il look che ho indossato alla sfilata di Parigi durante la settimana dell’haute couture. Ma la pochette Peekaboo Cut è insostituibile: non puoi mai sbagliare con una borsa Fendi».
Con la sua immagine e la sua musica, lei esprime un modello di ragazza sensuale e consapevole. Che cos’è per lei la libertà?
«Si tratta di un concetto legato alla possibilità di esprimere se stessi e sentirsi sempre accolti. Questo vale in ogni campo e, per me in particolare, è importante per quanto riguarda i sentimenti. Essere liberi di amare, accettare noi stessi per ciò che siamo è qualcosa a cui non potrei rinunciare. La mia vita è stata costellata da grandi trasformazioni, sia nella mia vita privata sia in quella professionale. E molti di questi cambiamenti sono stati decisivi. Sapere che posso evolvermi, essere sempre diversa, ma capita mi fa sentire libera più che mai».
Con quali parole si descriverebbe Rita Ora?
«Curiosa. Impavida. Appassionata. Spiritosa. Tenace. Ecco, sono così»
Testo di EVA MORLETTO da PARIGI
Foto di SABINE VILLIARD
Styling AURÉLIEN STORNY+MISERICORDIA
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