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«Quelle donne “egoiste” senza figli»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Quelle donne "egoiste" senza figli»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 17 Novembre 2022
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli
Silvia Grilli editoriale grazia

In una recente intervista, Jennifer Aniston ha confidato di aver provato a lungo a rimanere incinta. Ha detto di aver sperimentato di tutto: dalla fecondazione assistita ai tè cinesi. «Se solo mi avessero detto: “Congela le tue uova”. Ma non ci ho pensato. Così oggi sono qui e la barca è salpata», ha raccontato. E, dopo la rivelazione, l’attrice deve essere apparsa di nuovo accettabile a chi, per anni, l’aveva considerata egoista, concentrata solo sulla carriera.

Non vorrei scrivere qui ora delle possibilità di un’adozione, di una fecondazione eterologa o di una maternità surrogata per la 53enne Aniston, ma dello stigma sulle donne senza bambini. Quelle che non li vogliono sono da temere. Quelle che non possono averli sono da compiangere. Generazioni di fan si sono sentite per anni così dispiaciute per Jennifer...

L’ho già raccontato. Quando ero un’inviata del settimanale Panorama e non avevo ancora avuto la mia Anna, un collega mi disse che sarei morta sola, perché ero una donna senza figli, concentrata solo sulla carriera. Mi stupì la violenza di quell’affermazione. Quando nacque la mia bambina, l’atteggiamento di quel giornalista cambiò. Mi regalò persino una tutina, che non feci mai indossare ad Anna.

Ho pensato al senso di quella frase. Ho capito che le donne che sovvertono il tradizionale ruolo di cura vengono viste come pericolose per l’ordine tradizionale sempre uguale a se stesso. In un periodo di panico per il calo della natalità, con una discussione portata avanti (guarda caso) soprattutto dagli uomini, possono esserci molte ragioni per non avere figli: di salute, psicologiche, economiche, perché i nonni stanno lontani, perché non si ha tempo, perché il lavoro assorbe troppo o semplicemente perché non li si vogliono.

Eppure, se Dio perdona tutti, nella mentalità persistente perdona meno le donne senza bimbi. Da quando abbiamo un compagno sino al termine dell’età fertile le domande degli altri si spingono fino al nostro utero. Non succedeva solo ad Aniston, alla quale ogni settimana il gossip mediatico misurava il giro vita per verificare se ci fossero “buone notizie”. Accade a tutte le donne, quando il nostro valore è definito non in base al nostro talento, ma al nostro stato di famiglia. Quante volte avete sentito chiedere di una professionista importante: «È sposata?», «Ha figli?», come se dovesse sentirsi un po’ fallita o per lo meno depressa se non fosse coniugata e non avesse partorito. Quante volte lo domandano di un uomo di potere?

Siamo così condizionate che spesso le prime a soffrire siamo proprio noi: se non rimango incinta, sono davvero una donna? Non sono così forte come le altre? Se non provo l’amore materno, non conosco il vero sentimento? Mi prese un accidente quando la duchessa Meghan Markle disse in una intervista televisiva a Oprah Winfrey che il più importante titolo della sua vita sarà quello di mamma. Che cosa le era preso, lei apparentemente così rivoluzionaria? Le altre, quelle senza figli, come possono sentirsi?

La decisione è nostra e anche se non lo è (è andata così e non ci possiamo fare più niente) ci sono molti altri modi per realizzarsi. Il problema è il loro e non il nostro se domandano: «Vuoi figli?», «Sei dispiaciuta di non averli?», «Non ti preoccupare, prima o poi troverai qualcuno con cui vorrai farli». «Perché non congeli le uova?», «Perché non trovi un donatore?». Basta.

Il titolo di mamma è importante, ma ce ne sono molti altri che una donna può avere. Smettiamo di santificare la maternità e porla su un piedistallo. Non è intrinsecamente legata all’essere donna. Non dobbiamo essere necessariamente mogli o madri per essere complete e vivere per sempre felici e contente.

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