Quel «mostro» di madre: l'editoriale di Silvia Grilli
Non c’è niente di più crudele della morte per fame e sete di una bambina di 18 mesi, abbandonata per sei giorni dalla madre che se n’era andata dall’uomo con il quale aveva una relazione. Non c’è niente di più terribile del racconto di questa donna, Alessia Pifferi, che, rientrata a casa, ha trovato la figlia immobile sul lettino da campeggio: «Diana non era in piedi come le altre volte che l’avevo lasciata sola. Non giocava». Era morta.
«Sono una cattiva madre», dice ora Pifferi, accusata di omicidio volontario pluriaggravato per cui rischia
l’ergastolo. «Mi sentivo invisibile, avevo bisogno di respirare».
«Voleva assecondare i suoi desideri di donna, che vengono prima del suo dovere di madre», sostiene lo psichiatra incaricato dalla Corte d’Assise di Milano di stabilire se quella mamma “contro natura” fosse capace d’intendere e volere. Sì, ne era capace.
«Sana di mente», ha stabilito la perizia. Nel pieno possesso delle sue facoltà mentali ha lasciato da sola la figlia nel luglio 2022. «Cattiva madre, cattiva madre, cattiva madre», «le persone malvagie esistono», dice il coro della gente tutt’attorno. «La mia mente si era come spenta verso la bambina. Era come se avesse dimenticato il ruolo di mamma», ha confessato lei, il «mostro».
Succede che le madri uccidano i figli. E ci pare che non ci sia delitto più atroce. Siamo incapaci di comprendere come si possa togliere la vita o abbandonare o lasciare morire di stenti una creatura cresciuta dentro di te. Una parte di te. Pensiamo che ne siano capaci solo esseri dotati di perfidia infinita. Alessia Pifferi andava con il compagno alla sagra del paese mentre la sua bambina moriva. Sento dentro il mio stesso corpo il dolore di Diana che muore, non potrò mai giustificare la sua morte. Ma mi fanno rabbrividire le parole di quello psichiatra: «Pifferi sente e vive come prevalente la donna rispetto alla madre». C’è in quella frase già scritta la sua condanna, perché in questo Paese ciò che mette tutti d’accordo è la sacralità della mamma che amputa la sua vita per quella dei figli.
Ripeto: è feroce quanto accaduto a Diana. Ma al centro del discorso c’è sempre la figlia o il figlio, mai la condizione fragile di una madre. Io non ho indagato la vita sentimentale di Alessia Pifferi, ho letto che era confusa e non voglio addentrarmi nelle sue relazioni occasionali o nei rapporti di sudditanza che aveva con gli uomini. Ma nessuno si era mai accorto prima della sua solitudine e della sofferenza di quella bambina?
Alessia Pifferi ha detto di amare la figlia. Com’è possibile che l’amasse e l’abbandonasse? Com’è possibile che le madri uccidano i figli, ci chiediamo. Il fatto è che non si diventa mamme solo partorendo. E ci si può sentire affogare in un brutto appartamento con la bambina su un lettino da campeggio e una vita da ragazza madre fatta di uomini da cui ti fai usare. Inadatta, contro natura. Colpevole. E sola, come ogni madre. Anche le meno colpevoli.
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