GIORNO
NOTTE
  • In evidenza
  • Grazia Phygital Awards

    Grazia Phygital Awards

    Grazia Phygital Awards

  • SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

  • #BADALADA

    #BADALADA

    #BADALADA

  • GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

  • Skin Longevity

    Skin Longevity

    Skin Longevity

  • Speciale Mostra Cinema di Venezia

    Speciale Mostra Cinema di Venezia

    Speciale Mostra Cinema di Venezia

  • Canali
  • Moda
  • Bellezza
  • Lifestyle
  • Factory
  • People
  • Casa
  • Magazine
  • Shopping
  • Oroscopo
  • Magazine
  • La cover della settimana
    ABBONATI
    • Pubblicità
    • Contributors
    • Condizioni
    • Privacy
    • Privacy Policy
    • Cookie Policy
    • Notifiche push
    • Gestione dei cookie
    • © 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Legale VIA BIANCA DI SAVOIA 12 - 20122 MILANO - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata

Grazia

Stai leggendo:

Magazine

«Percorrere il mondo per tornare a casa»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Percorrere il mondo per tornare a casa»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 10 Aprile 2025
Silvia Grilli
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Ho scoperto tardi le case. Nella mia giovinezza per me non avevano importanza. A Parigi e a Venezia, dove studiavo all'università, cambiavo indirizzo ogni sei mesi.

Da giornalista, inviata di esteri, ho dormito in innumerevoli camere d’albergo durante i miei continui viaggi di lavoro. Spesso mi svegliavo senza rendermi conto dove mi trovassi: Doha, Il Cairo, Londra, Lexington-Kentucky? Mi piaceva vivere così, sempre in hotel, con qualcuno che si occupava di mettere a posto il mio disordine, cenando la sera davanti ai telegiornali, dopo giornate passate a raccogliere notizie e scrivere articoli.

Forse per questo ho tanto amato un film della Disney, Eloise al Plaza. C’era quella bambina di 6 anni che abitava all’hotel Plaza di New York, sorvegliata dallo sguardo dei camerieri, dei portieri e, ovviamente, della sua bambinaia. È una storia ispirata alla biografia della cantante Liza Minnelli, che viveva al Plaza con la madre attrice, Judy Garland, le sorelle e il fratello. Poi, spesso, si spostavano da un albergo all’altro per seguire la carriera della mamma.

Ecco, anche io ho voluto, per un certo periodo, vivere in una stanza d’hotel. Ma quando è arrivata la pandemia, ho scoperto la mia casa a Milano. Prima non l’avevo mai guardata veramente, troppo distratta dal mio lavoro e dai miei viaggi. Con tutte le sue imperfezioni, mi è piaciuta enormemente. È accogliente, piena di luce e di libri. Ogni tanto mio marito rilancia l’idea di traslocare. Io mi oppongo fermamente. Nonostante l’abbia spesso abbandonata, questa casa custodisce 30 anni della mia vita.

Comprai 70 metri quadrati con i miei primi soldi. Poi mio marito acquistò l’appartamento accanto, li unimmo e ristrutturammo. Avevamo appena completato il rifacimento, quando accadde un evento che non avevamo previsto: fui nominata inviata a New York. Christian, che da anni già era pendolare con l’America, era al settimo cielo.

Lasciammo una casa appena ristrutturata, e non ancora vissuta, senza particolari rimpianti, felici di andare a vivere insieme nella nostra città ideale. Quando rientrai a Milano da sola, perché mio marito si fermò più a lungo a Manhattan, mi sentii galleggiare in queste stanze vuote. Poi tornò Christian, nacque mia figlia Anna, ma ancora non guardavo la nostra casa. Il lavoro e i viaggi continui mi distraevano ancora dal vederla.

Con il Covid e il lockdown ho imparato a osservare il posto dove vivo. Ho scoperto una bellezza di cui non mi ero neppure accorta. Non solo mi sono resa conto di quanto lo avessi trascurato, ma soprattutto di quanta luce accolga. Io sono nata in Romagna, ho trascorso i nebbiosi inverni della mia infanzia e adolescenza china sui libri in uno studio che amavo, pieno di mobili antichi ma con così poca luce che filtrava dall’esterno da essere costretta a tenere sempre le lampade accese. Mia madre mi chiamava «la mia piccola Leopardi» e continuava ad ammonirmi che avrei perso la vista se non mi fossi spostata in una stanza più luminosa, perché a qualsiasi ora mi trovava sempre lì, sommersa dai libri. Ora, invece, la mia casa di Milano è inondata di luce, soprattutto il mattino, quando arriva dall’est.

Sottolineo ancora nei libri le frasi che mi colpiscono, come facevo da adolescente. E me le ricordo. Quando studiavo le influenze sulla letteratura di James Joyce, m’imbattei in un altro scrittore irlandese: George Moore. Ora, mentre scrivo, mi viene in mente una sua frase: “Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo”.

Per questo numero di Grazia, che esce durante la settimana del design a Milano, ho chiesto all’artista Maurizio Cattelan e al fotografo Pierpaolo Ferrari, fondatori del magazine Toiletpaper, di guidarci in altre case. Case che sono mondi, abitate da creativi che sono opere.

È nata così questa edizione, che forse non ha nulla di ciò che aspettavate, oppure ha forse molto: perché ogni casa è un viaggio non solo dentro chi la abita, ma anche dentro chi la guarda. Vi invito a leggere Grazia e guardare davvero questi luoghi.

© Riproduzione riservata

Scopri altri articoli di Magazine
  • IN ARRIVO

  • «Perché nessuna Flotilla vuole liberare le ragazze afghane o i bambini ucraini?»: l'editoriale di Silvia Grilli

  • Chanel rilascia il primo teaser in vista del debutto di Matthieu Blazy

  • «Ciak, si cresce!» è il metodo per fare del cinema un vero guru

  • Elisabetta Franchi e Pronovias, la collezione di abiti da sposa per il 2026

Grazia
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Contributors
  • Pubblicità
  • Opzioni Cookie
© 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Lagale Via Fantoli 7, 20138 Milano - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata