«Perché nessuna Flotilla vuole liberare le ragazze afghane o i bambini ucraini?»: l'editoriale di Silvia Grilli

La sento ovunque attorno a me. La pietà per la povera gente palestinese è uno stato d’animo che attraversa tutti. E come si può non provarla, vedendo il massacro di civili, quei corpi straziati di bambini, quelle mani che implorano cibo, quell’esodo forzato, quelle immagini che ci trafiggono?
Ne sento parlare sui mezzi pubblici, nei bar, sulle strade. Una partecipazione dettata da quella che chiamiamo «umanità». Un’onda popolare che incalza i governi a condannare Benjamin Netanyahu, a riconoscere lo Stato palestinese. E spinge i sindaci a gridare dai palchi: «Liberiamo Gaza!».
Ma perché lo stesso dolore non si prova per i civili ucraini uccisi, per i loro bambini deportati in Russia, per le donne afghane condannate alla non esistenza, per le ragazze iraniane picchiate, torturate, assassinate, per la strage di civili in Sudan?
Che cosa è successo? Perché chi grida al genocidio di Netanyahu non s’interessa degli ostaggi israeliani tenuti ancora prigionieri, dell’aggressione russa all’Ucraina, di tutte le altre stragi, le altre deportazioni, le altre guerre?
Eppure, anche questi sono fatti nostri. Anche questi dovrebbero farci male. L’umanità, la solidarietà non possono essere selettive. Se i diritti umani contano, devono contare ovunque. Le manifestazioni per Gaza sono oceaniche. Quelle pro-ucraina sempre sparute. Anche se sappiamo tutti che cosa vuole Vladimir Putin, si tende in qualche modo a giustificarlo.
Per la liberazione degli ostaggi israeliani non vedo cortei. Non ricorda nessuno che tutta questa reazione del Governo israeliano - certamente violenta, certamente sproporzionata - è cominciata dopo l’attacco di Hamas ai civili ebrei il 7 ottobre 2023.
E non ho mai visto una mobilitazione per le ragazze afghane, una missione umanitaria diretta in Afghanistan per liberarle tutte dai Talebani. Anche quelle sono povere creature.
I bambini palestinesi non devono essere affrancati solo da Netanyahu, ma prima di tutto da un regime terrorista che li educa a odiare gli ebrei, li porta a fare addestramenti militari, li usa come scudi umani.
Chiedere «due popoli, due Stati» è un sogno bellissimo e non si può non essere d’accordo. Ma ci hanno provato in tanti, Bill Clinton più di tutti e, se non è successo, è stato per il tirarsi indietro dell’allora leader palestinese: Yasser Arafat.
Ma sostenere ora due popoli due Stati, con Hamas che di fatto continuerebbe a governare Gaza, significherebbe legittimare un’organizzazione terroristica che tortura, stupra, uccide, non dà valore alla vita umana. E infatti tutti i Paesi che hanno dichiarato il riconoscimento della Palestina hanno purtroppo anche sottolineato che si tratta solo di un gesto simbolico.
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