C’è chi l’accusa di essere fredda quando conduce in tv. Lei, invece,
si sente fin troppo emotiva. Paola Perego, che festeggia i 50 anni, u2028si confida a Grazia. E racconta di avere finalmente sconfitto quel nemico segreto che per tanto tempo l’ha resa una donna fragile
Qualche anno fa ho intervistato Paola Perego cominciando, chissà perché, con una domanda urticante: chi glielo fa fare? Condurre programmi televisivi, esporsi al giudizio del pubblico, sottostare alle critiche di chi le dà della raccomandata (suo marito è l’agente Lucio Presta), sorridere quando si accende la luce rossa anche se hai voglia di piangere, mettere in scena un’immagine diversa da quello che sei. Perché? La risposta è stata sorprendentemente sincera. «Non lo so», ha detto Pao-la. «Me lo chiedo spesso e, con un certo disagio, non trovo un motivo».
Ovvio che anche oggi si parte da qui: dal perché delle cose. Ma il pretesto dell’intervista è il compleanno tondo di Paola (50 anni), appena celebrato. Il luogo dell’incontro è identico (l’agenzia di suo marito) e molto altro è cambiato. Oggi Perego conduce con Salvo Sottile Domenica In (Rai Uno), ha qualche piccola ruga in più ed è più sorridente dell’ultima volta che l’ho incontrata. Ma la domanda resta identica.
Chi glielo fa fare?
«Me stessa. Adesso so perfettamente che cosa sono e che cosa voglio essere».
Un regalo dei 50 anni.
«No, la consapevolezza non si raggiunge con l’età. Crescere aiuta, ma non basta per capire chi sei. Io ci sono riuscita dopo molti anni di lavoro su me stessa».
Psicoanalisi?
«Anche».
Che cosa ha scoperto?
«Che dovevo smetterla di cercare di piacere agli altri per paura di non piacere a me stessa. Non potevo più andare avanti a modulare i miei desideri su quelli delle persone che amavo per farmi amare. Dovevo smettere di aver paura di arrabbiarmi, di litigare. Anche con il mio compagno».
Adesso litiga con lui?
«Oh, sì. Ed è una meraviglia. Non ci parliamo per giorni: stupendo! Tanto lo sappiamo che ci amiamo comunque, dopo 20 anni insieme non è una litigata che manda all’aria un rapporto. Anzi».
In passato l’hanno spesso accusata di essere fredda, poco empatica in video.
«Per anni il lavoro è stato l’unica cosa che io riuscissi a fare in pubblico. Andavo in onda con l’aiuto dei farmaci che il mio medico mi prescriveva. Lavoravo e poi mi richiudevo in casa».
Stava male, perché?
«Soffrivo di attacchi di panico e non volevo ammetterlo. Me ne vergognavo, perché mi sembravano una debolezza inaccettabile. Non riuscivo a fare cose banalissime, come guidare. Ancora adesso, che tutto è passato, ho paura ad andare in autostrada e in tangenziale. Ecco, l’ho detto! Nemmeno mio marito lo sa. L’ho detto e non mi sento più debole di un minuto fa».
Lei è una donna forte?
«Ho passato periodi molto tosti. Ma sono consapevole anche delle mie fragilità. Non me ne vergogno più».
Periodi tosti: quali?
«Un buco nero nell’infanzia di cui non ha senso parlare. Mi è servito riconoscerlo, nel mio percorso interiore, per capire che i traumi del passato non possono essere affrontati con lo sguardo di una bambina spaventata. E poi ci sono state altre cose, le cose della vita. A 30 anni mi sono separata dal mio primo marito (il calciatore Andrea Carnevale, ndr) rimanendo sola con un figlia di 4 anni e un figlio di pochi mesi. Ero disperatamente sola. Il mio bambino soffriva d’asma, non dormiva la notte e io avevo paura a prenderlo in braccio: temevo di buttarmi dalla finestra insieme con lui».
Riusciva a lavorare?
«Vivevo a Roma e andavo a Milano ogni due settimane per registrare in un giorno 15 puntate di Aspettando Beautiful su Canale 5. Poi tornavo, mi chiudevo in casa con i miei figli sperando di trovare la forza per fare qualcosa, come alzarmi e lavare un pavimento».
Perché riesce a raccontarle adesso queste cose?
«Perché celebro i miei 50 anni e la felicità di essere me stessa».
Cinquanta. Non sono una tappa banale.
«Per niente. Non mi piace vedermi le rughe in viso. Detesto il fatto di non avere più la pelle di una ragazza e adesso so, sulla mia pelle appunto, che cosa sia la forza di gravità. Ma mi piaccio più di un tempo. Sono molto più sicura di quando ero una modella che non riusciva nemmeno a comprare il pane da sola».
Rimpianti?
«Uno solo: avrei potuto vivere di più. Se l’angoscia non mi avesse portato via le forze, avrei avuto più vita»
Non ha più paura di niente?
«Di rendermi ridicola. Mi sento “giovane dentro” ma non vorrei fare l’errore di vestirmi come se avessi vent’anni. Per fortuna ho una figlia di 24, Giulia. So con precisione che tutto quello che lei ha nell’armadio non può andare bene per me».
Anche i programmi che conduce sono cambiati.
«Lo ammetto. In passato ho fatto pure televisione trash. Non mi pento e non rinnego. Ma io sono molto diversa».
Che cosa vorrebbe cambiare nel suo modo di condurre?
«Forse devo lavorare un po’ su come far passare i miei sentimenti. A volte temo di essere ancora individuata come “fredda” anche se in realtà quello che mi fa paura è il rischio opposto. Detesto i conduttori che mettono se stessi al centro, appropriandosi del dolore delle persone che intervistano».
Che cosa le piace di se stessa, a questo punto della vita?
«Mi piaccio io, nonostante tutto. Ho capito una cosa difficile, ma vera di me. Io sono una donna molto ansiosa. Lo sono e non ci posso fare niente».
Ci sono cose su cui deve ancora “lavorare” per essere in pace con se stessa?
«Devo elaborare l’ansia da nido vuoto. I miei figli e quelli di Lucio se ne sono andati. Sono grandi, è giusto così. Ma io sono una mamma chioccia...».
E ha paura di rimanere sola.
«Non più. Adesso starmene una sera sul divano, a guardare la tv in compagnia di me stessa, mi sembra un lusso. A 50 anni, mi sono più simpatica».
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