GIORNO
NOTTE
  • In evidenza
  • GRAZIALAND

    GRAZIALAND

    GRAZIALAND

  • SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

  • Grazia Gazette Roma

    Grazia Gazette Roma

    Grazia Gazette Roma

  • GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

  • Skin Longevity

    Skin Longevity

    Skin Longevity

  • Canali
  • GRAZIALAND
  • Moda
  • Bellezza
  • Lifestyle
  • Factory
  • People
  • Casa
  • Magazine
  • Shopping
  • Oroscopo
  • Newsletter
  • Magazine
  • La cover della settimana
    ABBONATI
    • Pubblicità
    • Contributors
    • Condizioni
    • Privacy
    • Privacy Policy
    • Cookie Policy
    • Notifiche push
    • Gestione dei cookie
    • © 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Legale VIA BIANCA DI SAVOIA 12 - 20122 MILANO - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata

Grazia

Stai leggendo:

Magazine

«E all’improvviso non eravamo più bambine libere»: l’editoriale di Silvia Grilli

«E all'improvviso non eravamo più bambine libere»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 10 Agosto 2023
editoriale Silvia Grilli
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

A un certo punto, mentre diventavamo grandi, ci hanno insegnato che essere una donna significhi anche avere paura. Da piccole eravamo uguali ai nostri fratelli: sparecchiavamo la tavola insieme, andavamo al parco insieme, ci venivano raccontate le stesse cose. Poi tutto è cambiato.

Ci hanno spiegato che i nostri corpi di femmine adulte sono belli e forti, ma vulnerabili. Lo vediamo continuamente e ovunque attorno a noi: non sono mai i maschi a venire sequestrati, violentati, fatti a pezzi, sfigurati. Così ci hanno detto di stare attente: meglio non bere troppo alle feste, evitare di andare in giro da sole la notte, non dare confidenza a chi non conosciamo, meglio non aprire la porta di casa a un estraneo se siamo sole e non esagerare con i look provocanti. 

All’improvviso abbiamo perso la nostra libertà. Nostro fratello è più libero di noi, anche se siamo stati educati allo stesso modo e pensavamo di avere le stesse opportunità nel mondo. A un certo punto è cambiato anche il modo in cui guardiamo quelli che conosciamo, perché ognuno ha segrete vite interiori e non vedremo mai nessuno veramente. «L’umanità è fatta così», ci hanno raccontato, «dobbiamo trovare la maniera di affrontarla». Abbiamo introiettato regole di comportamento che limitano le nostre vite. Dovrebbe essere la normalità poter passeggiare da sole di notte, ma non lo è. Dovrebbe essere la normalità anche non essere smembrate dall’uomo che dice di amarci, ma non è così. Nasciamo e cresciamo in società che si tramandano codici che sembrano infrangibili e noi siamo qui che parliamo sempre tra noi femmine, cercando di liberarci dalla cultura patriarcale del possesso delle donne.

Ci avete insegnato che siamo più vulnerabili degli uomini, invece della priorità: cioè insegnare agli uo- mini che abbiamo gli stessi diritti. Allora almeno garantite la nostra sicurezza. Se la povera Iris Setti attraversa un parco di Rovereto il 5 agosto alle 10 di sera per andare a trovare la madre malata, non dovrebbe difendersi da uno stupro e finire uccisa di botte da un immigrato senza permesso di soggiorno con precedenti per aggressione. Se, sempre a Rovereto, la povera Mara Fait querela il vicino di casa temendo per la sua vita, non si può lasciarla morire massacrata da questo individuo, già condannato per fatti simili. Se la povera Sara Ruschi va in caserma per denunciare il suo compagno, è normale che lui poi la assassini a coltellate? Se la povera Mariella Marino querela l’ex marito per stalking, con che coraggio poi ci affliggiamo sul suo cadavere straziato da tre colpi d’arma da fuoco? Se Alessandra Matteuzzi denuncia l’ex compagno per atti persecutori, e non la proteggiamo, perché poi accorrere contriti sulla sua bara? Perché lasciare che, dopo aver denunciato il marito Stefano Pellegrini, una donna si ritrovi sfigurata con l’acido? E se accusiamo un bidello che ci palpeggia il sedere, il tizio non dovrebbe venire assolto dall’accusa di violenza sessuale, solo perché l’azione è durata tra i 5 e i 10 secondi (quindi per i giudici troppo breve). Poi è deviante l’idea che una donna stuprata debba dimostrare di non essere stata consenziente. Viviamo in una società che limita la nostra libertà, ci condanna ad avere paura ma non ci protegge. Non è un editoriale rivolto solo ai maschi, questo. È per me, per te, per chi ci governa, per i giudici, per le forze dell’ordine, per i maestri, le professoresse e tutti gli altri. Ma tanto non servirà a niente, siamo ancora troppo immersi nel patriarcato per trovare una via d’uscita.

© Riproduzione riservata

Scopri altri articoli di Magazine
  • IN ARRIVO

  • «Sei brutta, sta' zitta»: l'editoriale di Silvia Grilli

  • Gonna in satin: 5 idee dallo street style per abbinarla con stile anche in questa stagione

  • Flavio Cobolli: il tennis, l'amore e l'effetto Jannik Sinner 

  • Nero e oro: un tocco d'eleganza sulle unghie autunnali

Grazia
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Contributors
  • Pubblicità
  • Opzioni Cookie
© 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Lagale Via Fantoli 7, 20138 Milano - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata