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Grazia

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Nel mio grande cuore

Nel mio grande cuore

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 23 Maggio 2024
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L’infanzia con un padre assente. La separazione dalla donna che è stata il suo grandissimo amore. Il rimpianto di non aver avuto figli. Il rapporto con gli uomini, il ricovero per combattere la depressione e il trauma, rimosso per anni, di una violenza subìta. Piero Piazzi è uno dei più influenti agenti di modelle al mondo. Ma solo alla direttrice di Grazia, Silvia Grilli, ha voluto raccontare i suoi momenti più privati, l’incontro che gli ha dato una nuova vita e il desiderio di voler essere sempre ricordato come una persona gentile

Arriva per l’intervista pieno di parole gentili per me. Gli piace Grazia, ama la libertà che si respira nei nostri articoli, promette che mi aprirà la sua anima. L’anima di Piero Piazzi, 60 anni, uno dei più influenti agenti di modelle al mondo: da Naomi Campbell a Mariacarla Boscono. Ex modello lui stesso, è una personalità riconosciuta nel mondo della moda.

Ti senti più maschio o più femmina, Piero? 
«Ognuno di noi ha un lato dell’altro sesso: le donne non nascondono mai la loro parte maschile, gli uomini si vergognano della loro parte femminile. Io detesto definirmi “maschio o femmina”. Siamo persone».

Hai compiuto 60 anni ad agosto 2023.
«È stato il più bel compleanno della mia vita: con due amiche, perché iniziavano a esserci problemi con mia moglie. Pensavo fosse la mia famiglia, ma in agosto è crollato quello che pensavo, perché mia moglie non mi ha difeso in un fatto che mi ha molto toccato. Io non ho mai avuto bisogno di fare “coming out”, perché per me è tutto naturale. Non ho mai convissuto con un uomo, non per vergogna, ma perché ho avuto veramente pochissime relazioni con loro e disastrose. Mia moglie è la persona che ho amato di più nella vita, per 22 anni, e penso che lo rimarrà».

Perché hai avuto relazioni disastrose con gli uomini?
«Soffro di depressione, due anni e mezzo fa decisi il ricovero alla clinica “Le Betulle”. Lì ho riconosciuto e accettato i traumi forti della mia vita. Non vorrei cancellare niente, ma non vorrei rifare tante cose e vorrei farne tante altre: un figlio oggi è la mancanza più atroce. Grazie al cielo ho Talita, mia nipote; i bambini africani seguiti con la mia organizzazione no profit To Get There e Nicole, la mia amica di 10 anni affetta dalla Sindrome di Down».

Che cosa hai imparato ad accettare di te?
«Oggi amo la mia parte femminile: sensibilità, coccole. Non bevo, non mi drogo, non fumo più. Mi sono drogato, non sono mai stato tossicodipendente, non sono mai stato un alcolizzato, però sono cambiate tante cose curandomi dalla depressione. Sono molto felice di essere diventato testimonial del “Progetto Itaca”, che aiuta a considerare la depressione come una malattia che va curata. C’è ancora molta vergogna, io ho tentato il suicidio da giovane, quando facevo il modello, ma oggi amo la vita come mai prima».

Com’era tua madre?
«Imponente. Per lei l’amore era possesso. Io non ero desiderato. Avevo già una sorella più grande di 12 anni e un fratello di 6. A quei tempi non era possibile abortire, se non clandestinamente, ma i miei ci hanno pensato. Mio padre non voleva più figli, mi chiamava “Sopravvenienza passiva”. Era direttore commerciale di un quotidiano, Il Resto del Carlino, a Bologna. Abbiamo avuto in casa tanti politici, Giovanni Spadolini (ex presidente del Consiglio, ndr), molti altri».

Tua madre lavorava?
«Non ha mai lavorato fuori casa. Era molto bella, piena di problemi, depressa. Io ero suo e lei voleva essere l’unica donna della mia vita».

Come lo manifestava?
«Con la presenza 24 ore su 24. Giocavo a tennis: c’era lei; andavo a nuoto: c’era lei. Io esprimevo il disagio per un padre assente. Soffrivo di enuresi notturna, crisi epilettiche. Esistono dei fenomeni per cui l’epilessia è come se te la procurassi per far sentire la tua presenza. Io ero molto legato alla mia maestra elementare, Luisa Trombetta. L’avevo riconosciuta come mamma. A 7 anni, scrivevo: “Non volevo nascere in questo mondo”».

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Come vedevi tua moglie?
«Come la mia bambina e tuttora credo sia la mia bambina. Non è una persona dolce, è il mio opposto. Abbiamo avuto una storia 10 anni prima di metterci veramente insieme. Allora la sua figlia più piccola aveva 3 anni e lei stava per separarsi. Io avevo 27 anni, poi lei partì per un viaggio, la nostra storia s’interruppe».

È stato un grande amore?
«Grandissimo e vorrei che continuasse a esserlo. L’amore ha diverse forme. Sono sicuro che, qualsiasi cosa succeda a mia moglie, arriverò sempre prima di tutti. I suoi figli erano per me anche i miei figli, ma è stato un mio grande errore di valutazione».

Quando hai cominciato a pensare a un figlio tuo?
«Ricordo ancora i nomi delle mie prime fidanzate: Daniela Vecchietti, Claudia Bigoni, Simonetta De Nicolais, con cui ancora sono amicissimo. Volevo avere tanti figli».

E ci hai provato allora?
«Ero troppo giovane. Avevo 15, 16 anni».

Hai subìto violenza nella tua vita?
«A 11 anni, ma l’episodio è riaffiorato tre anni fa, durante il mio ricovero alle “Betulle”. La dottoressa Sacchezin, che mi ha dato, non ridato, la vita, me l’ha fatto ricordare. Ero a Malta per approfondire l’inglese. Non c’era posto presso le famiglie, andai in albergo. Una sera feci il bagno in mare e, dalle rocce, comparve un uomo che mi violentò. Il mio cervello l’aveva completamente rimosso».

Un uomo che conoscevi?
«Un ospite dell’albergo. Mi sono ricordato che nei giorni a venire l’ho rivisto: passeggiavamo. Lo vedevo come mio padre. Era molto più grande di me. È riaffiorato il nome, che cosa faceva, tutto. Lavorava per l’Alitalia ed era lì per un corso d’inglese. Quando è riemerso tutto, sono stato malissimo in clinica, barcollavo per i corridoi vomitando bile, vedevo la camera girare intorno, mi volevano sedare ma ho rifiutato perché volevo viverla, al punto che ho perdonato».

Non hai più rivisto quell’uomo?
«No. Mi chiamò a casa. L’ho “googlato” e non è venuto fuori. Oggi lo denuncerei. È pedofilia, e mi ha dato anche una risposta ai miei rapporti complicati con gli uomini. Il mio ultimo compagno, A., è il mio migliore amico oggi. È stato un rapporto molto difficile, ma oggi è una persona che c’è. Nel subconscio, mia moglie avrebbe voluto che la mia parte omosessuale sparisse. Ma io do poca importanza al sesso, il sesso è solo l’inizio».

Perché hai cancellato la violenza subìta?

«Per sopravvivere. Ma quando entrai alle “Betulle” dissi a mia moglie: “Non ho più voglia di sopravvivere, ho voglia di vivere”».

Il mondo della moda è autentico?
«Non ho paura della mia morte, ho paura della morte delle persone che mi hanno lasciato qualcosa. Ci sono persone che non muoiono mai, per me Franca Sozzani (storica direttrice di Vogue Italia, ndr) e Giovanni Gastel (grande fotografo, ndr) erano due grandissimi amici. Quando ho deciso di sposarmi, Franca m’ha confidato: “Tanta gente dice che il tuo matrimonio durerà poco, secondo me durerà invece tantissimo”. È durato 22 anni. Io non vorrei alla mia morte essere ricordato come “quello delle modelle”, ma per essere stato una persona gentile».

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A 60 anni che cosa hai capito dell’amore?
«Non ho mai amato realmente un uomo, ho sempre cercato la figura paterna. In una donna, anche se mia moglie è 10 anni più grande di me, non ho mai cercato la figura materna. In 22 anni di matrimonio posso avere avuto un’attrazione fisica per un uomo, ma non ci ho mai fatto sesso. Ho amato immensamente mia moglie. Forse perché non l’ho veramente avuta, credo nella famiglia».

Ti sei sempre reso conto di essere bello?
«Non me ne rendevo conto quando facevo il modello, lo vedo adesso quando guardo le foto di allora. Per indole, pensavo sempre prima agli altri, poi a me, come nel matrimonio. Nella classifica c’erano: mia moglie, i suoi figli e io. Oggi, dopo il ricovero, sono diventato primo in classifica. Mia moglie mi ha detto: “Ti preferivo prima”. Ho risposto: “Oggi però esisto”».

Che cosa ricordi soprattutto del tuo ricovero?
«Un giorno mi sono abbracciato, abbracciavo Piero piccolo, piangevo. Da allora ho iniziato a postare delle foto d’infanzia e a dire: “Perdono mia madre, mio padre, tutte le persone che mi hanno fatto male nella vita, persino la persona che mi ha violentato. Gli auguro che abbia risolto i suoi problemi e che non abbia fatto altri danni”».

Come sono oggi i rapporti con tua moglie Silvia?
«L’errore di Silvia è stato coinvolgere troppe persone nella nostra crisi. Solo lei e io sappiamo e sapremo parlare di noi due, nessun altro».

Raccontami il tuo desiderio di avere figli.
«Ieri sera è venuto a un mio evento Jacopo Etro, amico d’infanzia: oggi ha un marito e una bambina. Quante volte racconto anche a Naomi (Campbell, ndr) che avrei desiderato avere un bambino. Quando ci siamo sposati, mia moglie ne aveva già tre. Se io e Silvia fossimo rimasti insieme la prima volta, quando Margherita aveva 3 anni, oggi avrei un figlio, ma non condanno lei. Ogni volta che vado in Africa dico: “Ne porto uno con me”, ma l’adozione non è legale in Uganda. Però considero come una figlia mia nipote Talita».

Vorresti fare un figlio ora?
«Ho 60 anni e non sono egoista. Vorrebbe dire che quando io avrei 83 anni, lui ne avrebbe venti, una roba orrenda».

Che cosa pensi della gestazione per altri?
«Sono completamente d’accordo. Naomi ha avuto due bambini dopo aver congelato gli ovuli, è stata la sua salvezza. Lotterò fino alla morte per le coppie omogenitoriali, perché l’amore è amore. Magari sarei stato molto più amato da una coppia di due papà, che ne sai...».

Non credi che sia uno sfruttamento del corpo delle donne più povere?
«Sì, ma sono scelte e di fronte alle scelte altrui non mi pongo mai in posizione di giudice».

Durante il vostro matrimonio avete mai progettato di avere un figlio?
«No, perché Silvia era già in menopausa. Io compivo 40 anni, lei 50».

Come ti vedi tra vent’anni, mentre la tua vita sta prendendo una piega diversa?
«Da quando ho deciso di separarmi, ho paura del futuro. Ho sempre detto: “Il mio grande timore è che Silvia muoia prima di me, se muore Silvia muoio io”. Quando sono uscito dalle “Betulle” ho pensato: “Se muore Silvia, vivrò comunque, perché adesso esisto, sono il primo in classifica”. Però ho veramente paura d’invecchiare, perché gli altri avranno famiglie grandi, nipoti, bambini che cresceranno e io no. Mio fratello Luca, a cui sono legatissimo in questo momento, non ha figli e mia sorella ha una figlia molto grande. Spero tanto che Talita abbia dei bambini, però non è giusto che io non abbia avuto un figlio, perché sarei stato un grandissimo padre, sarei stato veramente una brava persona» (Piange).

Mi spiace, Piero...
«Ora passa, passa tutto. Ho fatto un gesto coraggioso, lo sto pagando perché la casa è vuota, vedo mia moglie dappertutto. Non so se riuscirò a continuare vivere in quella casa, mi ricorda tanto di lei. Per me lei ci sarà sempre, perché è nel mio grande cuore. Però ho paura del futuro» (Ha la voce rotta dall’emozione).

Hai paura di dormire da solo?
«Lo sai, vero? Adesso ho assunto una signora che da lunedì dormirà in casa con me» (Continua a piangere).

Piero, hai tante persone che ti vogliono bene...
«È giusto piangere. Ho tanta paura della solitudine. Sono nato abbandonato. Per questo non abbandonerò mai mia moglie. Gliel’ho detto, sembra che non ci creda... Ma glielo dimostrerò».

foto di LUIGI D’ORIANO

© Riproduzione riservata

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