È uno degli ospiti più attesi alla mostra del cinema di Venezia. Sul lido presenterà il film grazie al quale ha conosciuto la sua fidanzata, l’attrice Alicia Vikander. « È una donna coraggiosa e piena di talento. Tra noi è stato un colpo di fulmine», dice l’attore. Unico problema, le scene di sesso: «Tra tecnici e telecamere, addio intimità»
Una volta trovato l’amore, avrai mai la forza di lasciarlo andare? La domanda che accompagna uno dei film più attesi della Mostra del cinema di Venezia, The Light Between Oceans, sembra fatta apposta per Michael Fassbender. L’attore irlandese, 39 anni, diventato ormai uno dei sex symbol del grande schermo arriverà il primo settembre al Lido con una storia che per lui - e non solo - ha mille significati. Per tutti The Light Between Oceans è soprattutto il film che ha fatto conoscere e innamorare Michael e l’attrice svedese premio Oscar Alicia Vikander (vedi anche a pagina 68)
Da allora, i due sono stati riservatissimi sulla loro vita insieme e ora affrontano quella che è un po’ la prova del fuoco per ogni vera coppia cinematografica: la promozione del primo film girato insieme. Lui, con la sua voce dall’accento inconfondibile, racconta l’inizio della relazione come «un colpo di fulmine istantaneo». D’altronde Vikander lo aveva già stupito prima che finissero insieme su quel set: accettando di vivere per un mese, il tempo delle riprese, in un posto sperduto della Nuova Zelanda, ben lontana dai comfort di Hollywood.
«Lei non dà mai nulla per scontato e ha dimostrato un coraggio che tanti attori maschi non avrebbero mai avuto», è il commento di Fassbender. L’attore, presentando il film, ha poi raccontato degli inevitabili momenti di imbarazzo. «In queste situazioni ti trovi nella condizione di voler creare dei momenti di intimità in un ambiente che, tra tecnici e telecamere, intimo non è». Tutto vero, anche perché, se esiste un film fatto per isolare i due protagonisti, questo è The Light Between Oceans. La pellicola è tratta dal romanzo La luce sugli oceani (Garzanti) di M.L. Stedman e racconta di un guardiano del faro, interpretato da Fassbender, e di sua moglie, Vikander: una coppia che vive su una sperduta isola australiana e che, un giorno, trova in mare una barca con una neonata miracolosamente viva. Da quel momento i due decideranno di crescerla come se fosse la loro figlia, finché non scopriranno la verità sulla bambina e dovranno prendere una decisione che potrebbe dividerli.
Se è vero che Michael e Alicia hanno passato tanto tempo insieme per quel film, ora le loro carriere li stanno portando a lavorare tantissimo, ma quasi sempre lontani. Lui, dopo aver interpretato il suo terzo episodio della saga X-Men in cui è il mutante Magneto, ha terminato le riprese di Assassin’s Creed (nelle sale dal 5 gennaio 2017), il film d’avventura tratto da una delle serie di videogiochi più vendute di sempre, ed è anche il protagonista dell’atteso Alien: Covenant (al cinema tra un anno), firmato del regista Ridley Scott.
In The Light Between Oceans si è ritrovato su un’isola quasi deserta con una bellissima ragazza, che poi nella vita è diventata la sua fidanzata. Che tipo di donna è?
«Isabel, il personaggio interpretato da Alicia, è una persona che, quando vuole qualcosa, cerca di ottenerla. E questo certamente la rende molto attraente. Inoltre è come se non avesse filtri: dice tutto quello che pensa».
E invece Alicia com’è?
«Qui voglio parlare solo del suo talento formidabile e della passione che mette nel suo lavoro, perché alcune cose preferisco tenerle per noi. Credo sia bello proteggere ciò che ami».
Nel film avete girato parecchie scene d’amore. Come è andata?
«È stato strano, perché in quei momenti sei circondato da persone della troupe e, a meno che non ti piaccia questo genere di cose, provi un certo imbarazzo. Senza contare i momenti in cui ti trovi il regista a dieci centimetri da te che ti dice: “Ottimo, continuate così”».
Un altro tema della pellicola è quello del desiderio di diventare genitori.
«La storia del film è molto forte, perché racconta di due persone innamorate che, al culmine della loro felicità, provano a dare vita a una famiglia. Tuttavia non ci riescono e questo rende la loro vicenda ancora più vera».
L’amore non basta a tenere insieme una coppia che non ha figli?
«L’amore è tante cose: è la forza che ci permette di creare una nuova vita, ma anche di sopravvivere, di mantenere la speranza nei momenti difficili e, perché no?, anche di fare le scelte sbagliate».
Come forse fanno i protagonisti di The Light Between Oceans, quando tengono una bambina non loro. Se lei avesse un figlio, in che cosa vorrebbe che le somigliasse?
«Mi accontenterei che fosse in buona salute. E poi, mi piacerebbe che avesse i miei occhi».
Dopo una storia romantica come questa, però, adesso è impegnato in tanti film d’azione. Come mai?
«Non potevo dire di no ad Alien. Certo, ci saranno le solite creature disgustose, ma questa era una sfida troppo affascinante per me. Ridley Scott è riuscito a ricostruire un mondo unico, dove la tecnologia di ultima generazione si mescola a un’umanità che vive in un modo quasi primitivo. Il risultato è un universo affascinante».
I film della saga X-Men, in cui interpreta il mutante Magneto, piacciono molto ai più giovani. Quando pensa alla sua adolescenza, si rivede nei protagonisti della serie, così diversi dagli altri ragazzi? O era un teenager più omologato?
«Durante la pubertà la confusione regna sovrana nella testa di un ragazzo. Io ero pieno di insicurezze, ma trovavo rifugio nella musica. L’heavy metal è stata la mia ancora di salvataggio, un mondo al quale sentivo di appartenere».
Dobbiamo immaginarla su un palco a suonare?
«Magari. Per un paio di anni ho provato a darmi da fare con la chitarra elettrica, ma purtroppo non ero abbastanza bravo».
Prima X-Men, poi Alien: le piacciono le saghe?
«No, è che ho venduto l’anima al diavolo e questa è la mia condanna» (ride). «La verità è che mi trovo bene in questi ruoli, mi mettono alla prova e ho la possibilità di lavorare con autentici numeri uno».
E adesso di Assassin’s Creed è non solo il protagonista, ma anche uno dei produttori. È questo il segno più evidente del suo successo?
«Sono stato molto fortunato, ma per stare dietro a tutto ho dovuto rinunciare a molti aspetti della mia vita privata. Appena avevo del tempo libero, tra un set e l’altro, mi precipitavo dagli sceneggiatori o a qualche altra riunione. Ma l’ho fatto volentieri: se riesci a circondarti di persone di talento, le tue possibilità di sopravvivere nel mondo del cinema sono più alte. E questo è il mio caso. Ma ciò non vuol dire che non lavori duro: spesso porto i miei personaggi a casa, perché per me la giornata non inizia o finisce mai solo con un ciak».
Negli ultimi mesi lei ha girato in Australia, a Malta, in Nuova Zelanda e in Gran Bretagna. Qual è la cosa più importante che porta con sé quando viaggia? Di che cosa non può fare a meno?
«Credo che niente sia veramente indispensabile, fatta eccezione per il copione che devo imparare. Poi, certo, oggi non vado da nessuna parte senza portarmi il computer. E uno spazzolino da denti, naturalmente».
Sembra un uomo dotato di una grande capacità di adattamento.
«No, di questo non sarei tanto sicuro».
Sul set è uno di quegli attori scaramantici, che hanno sempre qualche rito, oppure uno stacanovista che va avanti senza sosta bevendo caffè?
«Nessuno dei due. Al massimo prendo un tè e sono abbastanza regolare: arrivo, faccio le mie prove e mi ritiro finché non è ora di girare. Forse la mia abitudine più curiosa è quella di dormire appena posso: li chiamano “power nap”, sono sonnellini di 20 minuti estremamente rigeneranti. Sono la mia specialità».
È vero che ha paura di recitare scene ad altezze troppo elevate?
«È strano, perché quando giravamo a Malta non avevo le vertigini. Poi abbiamo ricostruito una sorta di torre negli studios e lì ho sentito che qualcosa non andava. La verità è che, per alcune scene dei film d’azione, bisogna passare molto tempo sospesi in aria con scomode imbracature sotto l’inguine: quello è uno stress che risparmierei alle mie parti intime. Insomma, più che soffrire di vertigini, in quei casi soffro e basta».
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