Maye Musk: «Se mio figlio è un genio, è anche merito di mio»
Un matrimonio infelice. Il marito la insultava e la picchiava davanti ai suoi figli. Poi il divorzio e la fuga, prima in Canada e poi negli Stati Uniti, per evitare la persecuzione da parte del marito, per rifarsi una vita.
Sarebbe un’ordinaria, triste storia come purtroppo ce ne sono tante. Ma alla fine di tanta sofferenza, la protagonista è una vincente. E non grazie a un nuovo amore, come ci racconterebbe un convenzionale romanzo rosa, ma grazie al suo lavoro e alla sua forza di carattere. Non solo Maye Musk ha avuto una bella carriera come nutrizionista (clienti, conferenze, libri) ma è anche diventata una top model, ancora in pista a 73 anni.
E i figli? Ne sono usciti bene, anzi benissimo, anche loro. Il maggiore è Elon Musk, 50 anni, imprenditore all’avanguardia: manda i razzi nello spazio, produce automobili elettriche ed è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta. Il fratello Kimbal, 48, ha aperto ristoranti e ha una società che si occupa di sviluppare nuovi sistemi per crescere piante in luoghi chiusi. La sorella Tosca, 46, ha fondato una piattaforma di streaming che produce e distribuisce film d’amore, Passionflix.
Mamma Maye nei mesi scorsi ha avuto anche il Covid, per fortuna in forma lieve. Me ne parla al telefono da New York, ha l’entusiasmo e la voce squillante di una ragazza. La sua ultima impresa è un libro che racconta la sua storia: A Woman Makes a Plan: Advice for a Lifetime of Adventure, Beauty, and Success (Penguin Books), “consigli per una vita di avventura, bellezza e successo“.
C’è l’infanzia in Sudafrica (Maye è nata in Canada, ma quando era ancora molto piccola i genitori si sono trasferiti). Ci sono gli inizi come modella, prima magra e poi plus-size, infine magra di nuovo, un simbolo contro i pregiudizi che vorrebbero le donne adulte ridotte all’invisibilità sociale.
Il suo libro è pieno di consigli. Quale avrebbe voluto ricevere lei da giovane?
«Ho capito troppo tardi che quando si incontrano persone cattive, gente che ti tratta male, bisogna andarsene di corsa. Non serve a niente dare seconde, terze chance. Non bisogna illudersi di riuscire a cambiare le persone ma smettere di pensare che in noi ci sia qualcosa che non va. Chi prova a distruggere la nostra autostima va lasciato».
Insomma, prima si scappa, meglio è.
«Già, ma è più facile dirlo. Ci si sente soli, spaventati. Però, alla fine, meglio la solitudine rispetto alla vita con qualcuno che ti dice dalla mattina alla sera che sei brutta, stupida, noiosa».
Lei ha avuto un’infanzia davvero avventurosa in Africa. Il suo primo ricordo?
«Io e la mia gemella Kaye, a 4 anni, andavamo alla scuola materna da sole, mano nella mano. I nostri genitori volevano che fossimo responsabili e indipendenti. C’era da attraversare un ponte su un fiume, era una lunga strada ma l’abbiamo percorsa da sole tutte le mattine».
Una volta, riemergendo da un tuffo, lei si è trovata in piedi sulla schiena di un coccodrillo. Certo che si impara a non aver paura di niente.
«Già. Mio padre mi fece risalire subito dal coccodrillo alla barca, il pericolo era passato, non ci abbiamo pensato più. Invece, in una situazione come quella del mio matrimonio, a volte era difficile persino stare in piedi».
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Foto di Alexo Wandael - styling di Aleksandra Markovic
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