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Mahmood: «Milano è la culla delle mie passioni»

Mahmood: «Milano è la culla delle mie passioni»

foto di Grazia.it Grazia.it — 21 Giugno 2022
L’infanzia con i cugini nei campi di periferia. Gli amici dell’oratorio, la musica scritta sugli autobus che lo portavano in centro e i primi concerti improvvisati nelle piazze. Milano per Mahmood è la città che ha dato spazio ai suoi sogni. E il quartiere in cui è nato è il luogo in cui ha trovato la felicità
Mahmood

Una piccola bicicletta rossa in mezzo alle risaie. Se penso alla mia infanzia torno subito lì, al mio quartiere, Gratosoglio, nella zona sud di Milano.

Torno ai pomeriggi sul Naviglio Pavese insieme con i miei cugini, dove Milano aveva il volto di una corsa in mezzo alla natura e il colore delle ginocchia sbucciate per le cadute.

Con i miei cugini ho passato gli anni delle mie prime scoperte, tra l’oratorio della chiesa di San Barnaba e il campetto da basket del quartiere, dove ho imparato ad andare sui roller. Inventavamo storie e personaggi. Stavamo insieme e pensavamo solo a divertirci.

Crescendo ho iniziato a conoscere anche altre zone. Tra i miei luoghi del cuore c’è il ponte che porta a un grande centro commerciale poco più a sud, a Rozzano, dove mi catapultavo con i miei amici per correre al cinema. Stavamo le ore su quel ponte, a chiacchierare.

Mahmood (2)

Poi i Navigli, destinazione delle prime uscite da adolescenti. Ma anche le Colonne di San Lorenzo. Spesso facevamo le notti in quella piazza, in corso di Porta Ticinese, a bere qualche birretta e a guardare il cielo. A pensarci bene alle Colonne abbiamo fatto i nostri primi “concerti”, con una chitarra e un sacco di canzoni improvvisate. Era il nostro modo per stare insieme e per sentirci felici.

Il mio primo vero concerto, però, è arrivato al Circolo Ohibò: è stata la prima volta che ho sentito cantare le mie canzoni. Una sensazione strana e bellissima. Come quella, quando ho vinto il mio primo Sanremo nel 2019 con Soldi, del mio ritorno a casa.

Gratosoglio è sempre lì. Sembra che sia rimasta intatta, immutata dal tempo e dalle stagioni. Subito dopo la mia vittoria mi ricordo che venivano a salutare sotto casa, citofonavano alla mia mamma e le facevano i complimenti. Non ha mai disturbato, quel quartiere: ha sempre avuto rispetto. E che strano quando ho ricevuto i complimenti delle persone con cui prendevo l’autobus tutte le mattine.

A proposito di questo, ho scritto quasi tutte le mie canzoni sui mezzi pubblici. È sempre stato il luogo perfetto, per me, per dedicarmi alla scrittura. E per guardarmi intorno, vedere tutte le sfumature delle persone.
Come fruitore di musica, invece, sono molto legato all’Alcatraz. Quello è senza dubbio il luogo in cui ho visto più concerti in assoluto.

Continua a leggere l'articolo scritto da Mahmood per Grazia sul numero ora in edicola

Testo di Mahmood

© Riproduzione riservata

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