Lucrezia Guidone: «Il bello di essere fedele a me stessa»

È un successo tutto al femminile quello di Lucrezia Guidone, 35 anni, attrice divisa tra cinema e teatro.
Nel suo universo spicca la sua estetica raffinata che, unita a un talento unico, le hanno permesso di interpretare personaggi tra i più disparati, dal classico al contemporaneo, spaziando tra i generi e trovando sempre un modo per rinnovarsi.
Da qualche giorno la vediamo su Netflix in Fedeltà, serie tv tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli per Einaudi, una storia che analizza tutte le sfaccettature di un amore contemporaneo: la passione e la complicità che lasciano il posto alla gelosia e all’ossessione.
La tua carriera è divisa tra cinema e teatro. Quali sono state le tue esperienze più significative nei due campi?
«Le prime volte non si scordano mai. C’è una magia molto forte legata agli inizi, la scoperta del proprio potere e la voglia di volare. Quindi se devo scegliere due momenti ti direi il mio debutto teatrale nello spettacolo In cerca d ’autore. Studio sui Sei personaggi di Luigi Pirandello, con il regista Luca Ronconi, e quello cinematografico nel film Noi 4 di Francesco Bruni a fianco di Fabrizio Gifuni e Ksenia Rappoport».
Sono state due esperienze di grande scoperta, umana e professionale.
«Ho avuto la fortuna di confrontarmi fin da subito con personalità artistiche di grande valore e questo ha determinato sicuramente in me la voglia e la responsabilità di dare sempre tanto».
Hai lavorato con nomi di spessore come Francesca Comencini e Donato Carrisi: c’è un regista con il quale sogni di lavorare?
«Se si parla di sogni, Paul Thomas Anderson. Il suo è un cinema verticale, ti rimane dentro, si scava nella memoria. O Michaela Coel, una voce potente e uno sguardo profondo. Mi piacerebbe affrontare personaggi estremi, mettermi alla prova in zone meno conosciute. Con Comencini e Carrisi ho avuto la fortuna di conoscere il fantasy e il thriller, due mondi che mi piacerebbe frequentare ancora».
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Testo di Elisa Maino
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