Louise O'Neill e il vizio di dire a una ragazza "Te la sei cercata"
Sesso, abusi e social. Con il romanzo Te la sei cercata la scrittrice irlandese Louise O'Neill racconta le conseguenze degli eccessi di una notte d'estate e la battaglia per la verità di una giovane vittima
«Emma ha qualcosa che la rende indimenticabile. I ragazzi la adorano e le ragazze vorrebbero assomigliarle. Eppure, lei è gelosa, competitiva e narcisista. Vulnerabile, insicura e piena di contraddizioni. E pur di ottenere l’approvazione degli altri, si comporta in modo che in molti disapprovano». Emma, è Emma O’Donovan, la bellissima diciottenne, protagonista di Te la sei cercata, il secondo romanzo (in uscita per Il Castoro), di Louise O'Neill, la giovane scrittrice irlandese, che con il suo primo libro, il distopico Solo per sempre tua (Il Castoro), è diventata un idolo delle millennial e un simbolo del nuovo femminismo. Tra i 100 influencer più importanti d’Irlanda, O’Neill, viene definita dal quotidiano britannico, The Guardian, la “miglior scrittrice crossover vivente”. E, in effetti, Te la sei cercata, secondo il New York Times, un romanzo “intenso e indispensabile”, è una storia che ti colpisce allo stomaco. Ambientata nella provincia irlandese, racconta di una festa d’estate. Di alcolici, pasticche e violenza. «Emma, ne è protagonista sua malgrado», ci racconta Louise O’Neill. «Non ricorda nulla, ma le foto su Facebook non lasciano dubbi. Non ricorda, ma tutti sono convinti che, in fondo, “se la sia cercata”». Perché lontanissima dallo stereotipo della “vittima perfetta”, non reagisce e non cerca solidarietà.
Emma non ispira certo simpatia. Perché?
«Emma doveva essere il più reale possibile. Una diciottenne, spregiudicata e vulnerabile, con la curiosità e la voglia di sperimentare di tutte le adolescenti. Non è una “brava ragazza”, ma ha diritto di essere creduta e difesa».
A lei, è mai capitato qualcosa di simile?
«Non direttamente. Ma ho avuto amiche che sono state molestate, e ho visto come l’indifferenza, l’ostilità e la velocità con cui sono state giudicate, abbiano provocato ferite profondissime nella loro psiche. L’angoscia che nasce dal non essere credute, è infatti devastante e traumatica».
Sono state queste esperienze, a ispirarla?
«Solo in seguito. Il punto di partenza, sono stati due fatti avvenuti nella provincia americana. A chilometri di distanza, ma con la stessa dinamica. In entrambi i casi, una ragazza, dopo essersi ubriacata e aver perso i sensi, era stata violentata dai giocatori della squadra locale, che avevano fatto poi circolare sui social media, le foto della loro “impresa”. In maniera per me sconvolgente, le due comunità si sono strette nella difesa degli atleti. “Bravi ragazzi”, il cui promettente futuro, stava per essere rovinato per sempre, mentre per la vittima, neppure una parola».
In Te lo sei cercata, il “consenso” o meglio, la mancanza di consenso, occupa un ruolo fondamentale. Secondo lei, per gli adolescenti, si tratta di un concetto chiaro?
«Credo che siano in molti ad averne un’idea piuttosto vaga. Quando ero unna teenager, per esempio, nessuno ne parlava. Ma se non si spiega che cosa significa “consenso”, che cosa significa concederlo, o rifiutarlo, soprattutto quando sono presenti sostanze che alterano la percezione della realtà, i confini si sfumano e le situazioni diventano estremamente pericolose».
Crede che i social, rendano il tutto ancora più complesso e confuso?
«Io sono molto attiva sui social media, e mi piacciono molto. Ma credo anche che siano una lama a doppio taglio. Perché se da un lato, sono straordinari nell’amplificare l’impatto di movimenti quali, per esempio, #MeToo, dall’altro, riescono a facilitare la nascita di episodi di bullismo o a incrementare l’odio verso una determinata persona o una determinata razza. Non so, ho come la sensazione che si tratti di un grande esperimento, fatto sulla nostra pelle, di cui nessuno conosce però le conseguenze. Soprattutto a lungo termine. E, infatti, se quello che accade nel romanzo, fosse avvenuto 20 o 30 anni fa, Emma avrebbe potuto andare a Londra o New York, dimenticare il passato e ricostruirsi una vita. Ora, invece, dato che quello che le è successo, sarà sempre disponibile online, non le sarà mai possibile».
Che futuro prevede, per il rapporto uomo-donna?
«È una relazione molto importante. Dobbiamo però rispettarci a vicenda, lottare insieme e capirci. Purtroppo, non siamo ancora davvero “uguali”, lo si vede dalla differenza di salario, ma anche nelle esperienze sessuali che, come dicevo, vengono applaudite nei ragazzi e disapprovate nelle ragazze, e finché non lo saremo, sarà molto difficile intuire quale direzione prenderà questo rapporto».
In Solo per sempre tua, come in Te la sei cercata, il corpo femminile e l’ideale di bellezza, hanno un ruolo centrale. Come mai ne è così affascinata?
«Bellezza e aspetto fisico, sono strettamente legati alla percezione che ho di me stessa. Da adolescente e per la maggior parte dei miei 20 anni, ho sofferto di gravi disturbi alimentari, e anche se si tratta di problemi molto complessi, che non possono essere fatti risalire a una sola causa, penso che l’immagine femminile promossa in particolare dallo show business e dalla moda, abbia avuto un ruolo fondamentale. All’epoca ero infatti ossessionata dall’idea che essere magra, volesse dire essere bella, e che essere bella portasse automaticamente a essere amata. Era un’ideale di bellezza impossibile. E per raggiungerlo, ho inferto al mio corpo ferite che ancora oggi faticano a rimarginarsi».
Come ne è uscita?
«Facendo terapia, praticando yoga, imparando la meditazione. E realizzando, che meritavo qualcosa di più del dolore, dell’ansia, della segretezza e della profonda infelicità che provavo. È stato durissimo, ma raggiungere una tale consapevolezza è stato il momento più importante della mia vita».
È stato allora, che ha scoperto di voler scrivere?
«La voglia si è manifestata a New York, dove ero andata dopo la laurea (in Letteratura inglese al Trinity College di Dublino, ndr), per un interniship a Elle quale assistente stylist, ma scrivere, mi è sempre piaciuto. Mia madre era infatti una professoressa d’inglese e la nostra casa, stracolma di libri. A New York, mi venne l’idea di Solo per sempre tua. Per poterlo finire, però, decisi di tornare a casa. A Cork, in Irlanda, dove continuo a vivere».
Da allora, sono passati solo 4 anni. Solo per sempre tua, sta per diventare un film mentre Te la sei cercata, debutterà in prima mondiale a giugno, sul palcoscenico del Midsummer Festival di Cork.
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