
Come ogni mattina, anche oggi Lily Collins si è svegliata con il cappuccino preparato da suo marito Charlie. «Di giorno, è la mia bevanda preferita. La sera meglio un Margarita», dice ridendo.
Ieri era domenica e ha passato la giornata sull’oceano: Charlie, che ha 38 anni e fa il regista, a fare surf sotto il tiepido sole della California; lei, che di anni ne ha 32, a guardare le onde, giocando con il loro cane Redford. Non si separano mai: neppure quando Lily ha trascorso quattro mesi a Parigi per girare la seconda serie di Emily in Paris, che vedremo dal 22 dicembre su Netflix.
La prima stagione ha avuto un successo travolgente: 58 milioni di spettatori nel primo mese per seguire la vita di una stagista di Chicago (Lily Collins, appunto) entusiasta, brillante, ingenua e molto americana, sbarcata nella capitale francese per lavorare nella società di marketing Savoir. Non c’è da meravigliarsi che ci sia grande attesa per la seconda serie. La prima è stata anche oggetto di critiche perché legata a troppi cliché sui parigini, dipinti come snob e antipatici, ma Darren Star, l’ideatore (lo stesso della serie Sex and the City) promette una stagione numero due meno appiattita sullo scontro tra cultura americana e francese e più concentrata sulla crescita interiore dei personaggi.

«Appena sono arrivata a Parigi per le riprese, c’erano ancora restrizioni a causa del lockdown. Avevamo regole precise da rispettare: niente mezzi pubblici. Questa volta ho conosciuto bene la città: io e Charlie l’abbiamo esplorata a piedi», dice Collins, da otto anni anche ambasciatrice del marchio di bellezza Lancôme.

Invece di soggiornare in hotel, la coppia ha preferito affittare un appartamento nel centro storico, in un quartiere simile a quello in cui vive il personaggio di Emily. Una delle prime volte che l’attrice anglo-americana ha visitato la Ville Lumière era giovanissima, dopo la separazione dei genitori (la sua mamma è Jill Tavelman, americana, il suo papà è la leggenda della musica Phil Collins). Lei si era già trasferita dalla campagna del Surrey, in Gran Bretagna, a Los Angeles: «Quella volta ho assistito al primo balletto della mia vita, all’Opéra: Giselle. Tornarci anni dopo per Emily in Paris è stato davvero speciale. Quando sei a Parigi senti di appartenere a qualcosa di più grande. Lo avverti in qualsiasi cosa tu stia facendo, che sia il brunch della domenica o la passeggiata con il cane».

Sì, perché Lily Collins ha portato in Francia anche Redford: abituata alle spiagge selvagge della California e ai grandi spazi aperti, è rimasta stupita che in alcuni parchi l’ingresso fosse proibito agli animali.
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Foto di Alexi Lubomirski © Lancome - stylist Rob & Mariel
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