«Liberi di molestare come Trump»: l'editoriale di Silvia Grilli

Non voglio entrare nelle questioni economiche: dazi, inflazione, tasse, livello di occupazione, o di geopolitica: guerra in Ucraina, guerra in Medio Oriente, perché essendo una donnetta (pensa la maggioranza) non ne capisco niente. Tanto meno intendo giudicare le scelte dei cittadini di un Paese, perché gli elettori decidono e questa è la meraviglia della democrazia.
Ma voglio entrare nelle questioni di palpeggiamenti, perché, essendo femmina (pensa la maggioranza) lì sarò certamente esperta. E quello che vedo io, in questo momento, è che chi abusa sessualmente di una donna può addirittura diventare il presidente degli Stati Uniti d’America.
Tutte le sopravvissute alle violenze lo sanno: alla maggioranza della gente non importa nulla. A quasi la totalità dell’umanità non importa nulla dei registi che hanno violentato a Hollywood, dei presidenti che si sono fatti fare sesso orale alla Casa Bianca, dei ministri che hanno scambiato favori sessuali con la promessa di posti di lavoro, e neanche del principale che ti mette le mani sotto la gonna. Sono maschi, si sa, spetta a te non provocarli: cominciamo da come eri vestita in quel momento...
L’anno scorso una giuria popolare ha giudicato unanimemente Donald Trump colpevole di abuso sessuale e lo ha condannato a un risarcimento di milioni di dollari alla giornalista Jean Carroll, che lo aveva denunciato. La vittima aveva incontrato l’attuale presidente eletto nei grandi magazzini Bergdorf Goodman di Manhattan e lui le aveva infilato le dita nella vagina.
Trump aveva sempre sostenuto, secondo la giuria in modo falso, che Carroll si fosse inventata tutto. Dopo la sentenza, lei aveva dichiarato: «Questa vittoria non è solo mia, ma di tutte le donne che hanno sofferto perché qualcuno non le ha credute». Non so se le americane e gli americani che hanno votato Trump il 5 novembre abbiano creduto alla vittima, ma certamente non le hanno dato peso.
Non è rilevante come si trattano le donne, cioè la metà degli esseri umani. «Il mondo è un posto per uomini», dicono le ragazze intervistate in questi giorni dalle televisioni per le strade di New York. La biografia di Trump è costellata di accuse di stupro, baci non consenzienti, palpeggiamenti che l’attuale presidente eletto ha sempre bollato come cospirazioni. Ventisei donne si sarebbero inventate tutto, secondo lui. Guarda caso persino la sua prima moglie, Ivana Zelníčková, nella causa di divorzio lo accusò di averla violentata in un impeto di rabbia, quando erano ancora sposati.
La rivolta contro il politicamente corretto sostiene che le (false) accuse di stupro rovinino le carriere di uomini per bene. Mi viene da ridere. Semmai devastano l’esistenza delle vittime. Bill Clinton è sempre lì: patriarca del partito democratico, mentre Monica Lewinsky è stata ridotta tutta la vita a fare Monica Lewinsky.
Johnny Depp (giudicato “picchiatore di mogli” da una giuria britannica) è diventato un martire dopo il processo per diffamazione contro l’ex moglie Amber Heard. I fan di tutto il mondo lo osannano, i festival del cinema lo premiano alla carriera, mentre Heard, massacrata sui social network per averlo denunciato, non solo non ha più una carriera, ma neanche una vita normale.
La società (non solo gli uomini, ma anche le donne) è sempre svelta a normalizzare gli abusi o a dimenticarli, affinché il potere maschile tramandi se stesso. La vittoria di Trump, come quella di Depp, è una ventata di aria fresca per i maschi che si sentivano minacciati dal movimento anti molestie MeToo, marchiato come pericoloso estremismo femminista.
Ora ci si sentirà più liberi di palpeggiare o anche solo aprire bocca come si usava prima. Anche di scrivere, dopo la sconfitta di Kamala Harris: “Con la Casellati (nel senso della ministra Maria Elisabetta Casellati, ndr) nera ci saremmo annoiati”.
Lo ha fatto un autorevole giornalista in un WhatsApp diventato pubblico per un errore di regia, e a tutti è sembrato un commento normalissimo, invece che misogino e razzista.
Tanto oramai l’odiato politicamente corretto e l’odiatissimo MeToo sono sepolti, le femmine tornino al loro posto. Anche le altre donne gioiranno, così nessuna tra noi spiccherà più, saremo tutte nella stessa barca e l’ordine dei capifamiglia sarà ristabilito.
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