La nostra famiglia è un viaggio meraviglioso

Un romanzo ispirato (molto) da vicino alla sua esperienza di mamma itinerante. In Se due come noi (Vallardi), in uscita il 10 giugno, Micaela “Miljian” Savoldelli, 32 anni, di origini bergamasche, ha trasformato in parole il viaggio intorno al mondo della sua famiglia, già al centro del profilo social @likemiljian, quasi 130 mila follower su Instagram.

Tre anni e mezzo, un numero imprecisato di tappe, dal Sud America, all’Africa, all’Oriente, che ha condiviso con il suo compagno Julien Licata, francese di origini italiane, e i loro tre figli: Teo, il più grande, 6 anni, Lia, di 4, e Milo, nato nell’ottobre del 2019.
Cominciamo dall’inizio?
«Fin da ragazzina ho sempre sentito che avevo bisogno di muovermi. Bergamo non era il mio posto, dovevo andare a Firenze. Ho preso un treno con 100 euro in tasca. Mi ero data quattro giorni per trovare un posto dove stare e un lavoro. Dopo due settimane ho incontrato Julien. “Miljian” viene dalla fusione dei nostri due nomi. Lui aveva 23 anni, due più di me. Dopo 12 mesi ci siamo trasferiti a Parigi. Lì siamo rimasti per un po’, avevamo lavori “normali”, una vita stabile. È stata la nascita di Teo a cambiare tutto».

Che cosa è successo?
«Ho sofferto di una lunga depressione post-partum. A quel punto, abbiamo deciso di tornare a Firenze che era la città del nostro amore. Lui ha creato la sua prima start-up di servizi digitali per alberghi, mentre io scrivevo. Finché un giorno abbiamo deciso di partire di nuovo».
Chi lo ha proposto?
«Io, ma Julien ha accettato subito. Il 5 settembre 2017 abbiano iniziato il nostro giro del mondo. Teo, all’epoca, aveva 2 anni e mezzo e Lia non ne aveva ancora compiuto uno. Tutta la gravidanza del più piccolo, Milo, che adesso ha un anno e mezzo, l’ho vissuta in viaggio».

In pratica come si fa?
«Avevamo stabilito un budget giornaliero. A seconda del luogo può convenire affittare un appartamento oppure pagare l’albergo. In Giappone, per esempio, l’alloggio costa un po’ di più rispetto ad altre destinazioni, ma mangi con poco, quindi vale la pena stare in hotel. In California, invece, abbiamo affittato una casa perché cucinando potevamo risparmiare».
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Testo di Enrica Brocardo
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