La rete di pirati informatici Anonymous sostiene di aver disattivato migliaia di account Twitter, profili Facebook e siti legati ai terroristi islamici dell’Isis.

La rete di pirati informatici Anonymous sostiene di aver disattivato migliaia di account Twitter, profili Facebook e siti legati ai terroristi islamici dell’Isis.
I fanatici violenti usano il web per la loro propaganda di morte, esecuzioni di ostaggi e reclutamento di jihadisti, perciò la riuscita della cyber offensiva sarebbe una straordinaria notizia. Ma i cattivi sul web possono essere fermati solo dagli hacker? Con la protezione dell’anonimato e dell’impunità, frustrati di ogni tipo riversano la loro rabbia sui social network. Le loro vittime predilette sono i personaggi famosi, perché
i loro successi li fanno sentire ancora più esclusi, e le donne, soprattutto se si occupano di femminismo.
I violenti le perseguitano per minarne carriera, libertà e resistenza psicologica.
Non per scelta ma per necessità, perciò sempre più utenti fuggono dai social network o preferiscono condividere on line le proprie opinioni solo con una cerchia di amici fidati. Si è passati dall’era della democrazia digitale all’era del fare tacere i rabbiosi. L’amministratore delegato di Twitter, Dick Costolo, si è scusato in questi giorni per non essere stato capace di proteggere i consumatori dagli abusi. Serve una cura urgente e i pirati informatici non possono essere l’unica.
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