Jane Fonda: "Il mondo lo salviamo noi"
Non c’era il solito pubblico in sala ad applaudire quando Jane Fonda ha ricevuto il premio Cecil B. DeMille per la sua straordinaria carriera, ma di sicuro mezza Hollywood si è alzata in piedi per una standing ovation.
Quello di Fonda, 83 anni, non è stato solo il discorso di ringraziamento di una star del cinema come tante, ma quello di una delle icone delle battaglie per i diritti.
Ieri, durante cioè gli anni della guerra del Vietnam, si batteva per il pacifismo e oggi continua a farlo per il femminismo, l’ecologia, l’inclusione e la lotta al razzismo.
Pochi mesi fa ricordiamo tutti l’attrice con il suo cappotto rosso arrestata a Washington durante le dimostrazioni contro il surriscaldamento globale. Durante la cerimonia dei Globes, i premi dell’Associazione della stampa estera di Hollywood, l’abbiamo vista in un completo color crema vintage di Richard Tyler ricordare il grande potere del cinema: il potere di cambiare in meglio la società.
Quella di Fonda, che il primo Globe lo vinse nel 1962 come migliore promessa, è stata una chiamata alle armi nel nome della diversità e dell’inclusione.
«Le storie possono davvero trasformare le persone», ha detto Jane. «Ma c’è una storia che abbiamo avuto paura di vedere e di sentire, quella su noi stessi. Riguarda le voci che rispettiamo ed eleviamo, e quelle che escludiamo. Parla di chi siede al tavolo dove si decide tutto e di chi invece è tenuto fuori da quella stanza. Quindi cerchiamo tutti insieme di fare in modo che la storia di ognuno abbia la possibilità di essere vista e ascoltata».
Jane, lei in questi mesi ha ispirato tanti battaglie civili. Quali sono le più urgenti?
«Ce ne sono tre: la pandemia, naturalmente; la crisi climatica che sta diventando sempre più pericolosa; il razzismo che va fermato come va combattuta la supremazia dei bianchi. Ma io sono fiduciosa: negli ultimi tempi abbiamo visto trattare con coraggio questi temi anche in numerosi film, inoltre negli Stati Uniti ora governa Joe Biden che è stato scelto proprio da tanti giovani e da tanti elettori di colore».
Lei ha fiducia in Biden?
«È il primo presidente autenticamente consapevole dell’emergenza ambientale. Ma dobbiamo continuare a farci sentire perché altrimenti anche lui potrebbe cedere alle pressioni del mondo legato al petrolio e al carbone».
Che cosa serve al Pianeta?
«Gli scienziati sono stati chiari: dobbiamo dimezzare le emissioni di combustibili fossili entro il 2030. È difficile, ma possiamo farcela. Serve l’impegno di tutti, però. Anche perché ogni crisi è legata a un’altra».
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