Isabelle Huppert: «Ora so che cosa prova una donna di potere»
vuole diventare ministra e che deve fare i conti con le trappole della politica. «Gli uomini spesso vogliono farci rinunciare alle nostre ambizioni», dice a Grazia l’attrice, «ma noi non dobbiamo permetterlo»
Picasso sosteneva che si diventa giovani a sessant’anni. Osservando l’attrice che mi siede davanti penso che quel genio dell’arte avesse ragione.
Isabelle Huppert, 68 anni, non è solo una delle interpreti più premiate del cinema, è anche la più instancabile. Infila un ruolo convincente dietro l’altro e dopo 120 film continua a ricevere riconoscimenti in tutto il mondo, l’ultimo pochi giorni fa: l’Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino.
La sua iperattività è leggendaria, tanto da essere raccontata con ironia in un episodio su di lei della serie Netflix Chiami il mio agente. Eppure non c’è traccia di frenesia mentre si ritaglia del tempo per parlarmi della sindaca che interpreta in La promessa-Il prezzo del potere.
Partiamo dal film, che esce il 10 marzo al cinema: chi è Clémence?
«È una sindaca che si è battuta in prima linea per una comunità afflitta da disuguaglianze, disoccupazione e povertà, e che si ritrova a ricevere a fine mandato l’offerta di diventare ministra».
Perché le è piaciuta?
«È una donna-capo che ha più poteri degli uomini e non vuole rinunciare alle sue ambizioni, anche a rischio della propria integrità».
È tempo che le donne conquistino sempre più incarichi di prestigio?
«Io tifo per le donne, l’ho sempre fatto. In Francia, quando pensiamo al prossimo presidente (in aprile ci saranno le elezioni, ndr), pensiamo a una serie di donne che potrebbero competere per quel ruolo. Spero vivamente che lo facciano in molte».
Si considera un’attrice politica?
«Non so se tutti gli attori sono politici, so per certo che tutti i politici sono attori. Spesso anche bravi. Quanto a me, mi capita per lavoro di frequentare politici influenti e ho le mie idee, ma quel percorso non fa per me».
Come mai li frequenta?
«Trovo interessante parlare con loro, provare a capire chi ci sia veramente dietro un personaggio pubblico».
Detto da un personaggio pubblico fa un po’ sorridere.
«Chissà, forse qualcuno se lo chiede anche di me, ma non decido le sorti di un Paese, solo quelle di un film, anzi di un ruolo. Il mio».
Per scegliere una parte su che cosa si basa?
«Sull’intuizione».
Di chi?
«Del regista, penso a Michael Haneke con cui non mi stancherò mai di lavorare».
E poi?
«Degli sceneggiatori: più tempo passa, più penso che i dialoghi siano l’unica chiave per capire se un film sarà buono o meno».
Per interpretare la sindaca di La Promessa si è ispirata a una politica che conosce?
«Non ho pensato a nessuna».
Perché?
«Il film mostra il meccanismo del potere che corrode chi ne ha, senza per forza rifarsi a una particolare figura politica. Me la sono immaginata come una donna di sinistra, perché si è impegnata a lungo a lottare per i più poveri, ma il film non è mai di parte né biografico: si limita alla finzione».
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