Emma Bonino: "Senza gli uomini non si ferma la violenza"


di STELLA PENDE
Chi meglio di Emma Bonino, figlia del glorioso femminismo e madre di ogni battaglia che ha visto le donne protagoniste e vittime, poteva essere la nostra guida dentro questo tempo così difficile per le donne e per gli italiani? Così Emma ci ha accompagnato nei gironi degli inferni femminili: dal femminicidio ai matrimoni delle bambine, fino ai nuovi dibattiti sui diritti al femminile duramente conquistati ma che oggi rischiamo di perdere. Senza dimenticare le sue nuove lotte, dalla legalizzazione di badanti, colf e lavoratori agricoli fino ai 38 milioni di euro concessi dall’Europa per far fronte al coronavirus.
Emma, durante la Fase 1 dell’emergenza Covid-19 centinaia di mogli e madri sono state costrette a convivere con uomini violenti e pericolosi. La giornalista Natalia Aspesi parla di troppe donne uccise nel silenzio.
«In questo tempo di Covid molti centri antiviolenza hanno dovuto chiudere i battenti. Purtroppo la quarantena ha fatto di certo crescere paura e pericoli fra coloro che, avendo già intrapreso un percorso nelle associazioni antiviolenza, si sono trovate ad affrontare convivenze torturate con mariti e compagni che sapevano già di essere stati rifiutati o, peggio ancora, denunciati. In compenso sono cresciute anche le campagne di solidarietà per le associazioni. A Casal di Principe (Caserta), per esempio, in una casa confiscata ai boss casalesi, la cooperativa Eva dà lavoro a donne uscite da esperienze terribili di maltrattamenti, che fabbricano mascherine destinate ai centri antiviolenza. Ma ricordiamoci che il femminicidio non è una battaglia che possiamo vincere senza la complicità degli attori protagonisti di questo dramma: gli uomini».
Gli uomini?
«Quante volte ci siamo sentiti ripetere lo stesso ritornello, dall’Italia alla Groenlandia: come mai la strage delle donne continua a crescere? La verità è che la violenza maschile, peccato antico e infrangibile, si combatte solo con un cambiamento culturale. Smettiamola di esentare l’uomo da ogni responsabilità. È ora che intellettuali, politici, giornalisti, insomma uomini autorevoli e popolari, parlino chiaro ai loro colleghi di sesso: basta! Il femminicidio è il crimine dei deboli, dei rifiutati, degli irresponsabili. Un vero uomo non uccide. Infine, e in principio, un avvertimento: care ragazze non stiamo mettendo in pericolo le nostre conquiste faticosamente guadagnate negli anni?».
Quali delle tante?
«Un esempio per tutti? L’aborto. Pochi ne parlano davvero, ma si dà il fatto che in molte regioni italiane la legge 194 , che nel 1978 ha depenalizzato le pratiche di accesso all’aborto, non venga praticamente applicata. Il tutto a causa dell’obiezione di coscienza dei medici. Una scelta che rispetto, per carità, però che fa sì che a Bolzano gli obiettori siano arrivati a oggi all’ 84 per cento. Ma anche nel liberale Lazio si è raggiunta una percentuale del 78,7 per cento. Vogliamo parlare del Molise, dove il 90,7 per cento, cioè quasi il totale della classe medica, si rifiuta di praticare interruzioni di gravidanza? Forse a questa legge imperfetta andrebbe fatto un piccolo tagliando, ma anche le strutture pubbliche si devono rassegnare ad applicare le leggi dello Stato. Così rischiamo di favorire il turismo sanitario, l’aborto clandestino e quello di lusso nelle cliniche private. Dov’ è finita la vitalità così potente delle donne? Le ragazze credono che i loro diritti siano tutti acquisiti. Attenzione, non è cosi».
Che cosa pensi della maternità surrogata, altrimenti detta “utero in affitto”?
«Penso che non dobbiamo permettere che il pensiero “io non lo farei” diventi “allora tu non lo devi fare”. Quando parliamo della vita intima delle persone bisogna entrare in punta di piedi. Certo, davanti a un problema di sfruttamento l’intervento deve essere immediato. Ricordo sempre Viola, una signora che mi chiedeva: “Se posso dare un rene a un estraneo, perché non posso prestare l’utero a mia figlia?”».
La battaglia sulla legalizzazione di immigrati, colf, badanti e lavoratori agricoli ha incendiato Parlamento e governo. Oggi circa 250 mila, e più, tra quei lavoratori usciranno dal tunnel del lavoro nero. Tu stai lottando da anni per gli invisibili, contro tutto e contro tutti, con la tua campagna Ero Straniero. Come ti senti davanti a questa vittoria?
«Alt! Questa non è solo la mia vittoria, ma quella di molte altre donne che sono riuscite ad abbattere un tabù eterno. E onore al loro coraggio. Parlo della passione della ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, della determinazione di Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, e di quella della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo. Per merito loro, e di chi ci ha appoggiato, finalmente circa 250 mila lavoratori invisibili affondati nel lavoro nero, avranno la loro legalizzazione, la loro identità. Continuare a pagare in nero donne che hanno curato i nostri vecchi e tirato su con amore figli italiani non è solo un’ingiustizia per loro, ma è una menzogna che gli italiani devono smettere di raccontarsi. Il mio modello? Il Portogallo, che ha messo in regola tutti i migranti che attendevano l’ok».
Ecco, il tuo partito +Europa non ha avuto grandi alleati nel precedente governo, quando il leader della Lega, Matteo Salvini, era ministro dell’Interno e...
«Ti interrompo, scusa. +Europa e i suoi iscritti sono felici che certi signori non abbiano mai apprezzato le nostre battaglie. Il fatto è che Salvini ha perso col Covid una grande alleata: la paura. Lui ha incantato troppa gente recitando il ruolo del salvatore contro il Male, e cioè contro l’immigrazione. Poi il Covid gli ha rubato il terrore dell’invasione dei barbari e lui si è un filo perso. Anche se non bisogna abbassare la guardia. L’Italia non si è liberata di troppi uomini e donne che, vantando la loro normalità, affermano ancora: “Io da quella dottoressa non vado. Primo perché è donna, secondo perché è nera”. La filosofa Hannah Arendt, descrivendo coloro che comandavano i campi di sterminio, ha detto: “Le loro azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco, né mostruoso”».
Parlando d’ Europa che dire sul nuovo corso della cancelliera tedesca Angela Merkel, ma anche della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, e della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen?
«Be’, dopo i primi svarioni che negavano aiuti economici al nostro Paese, mi pare che Lagarde e von der Leyen abbiano fatto una bella inversione di marcia. Dopo una settimana, Ursula si è buttata contro i “falchi” tedeschi sostenendo che l’Italia andava aiutata a ogni costo. Se poi vogliamo aggiungere Angela Merkel, diciamo che anche lei ha avuto qualche problemino di comunicazione. Alla fine mi pare proprio che il trio abbia fatto la sua figura».
Parlando di mostruosità, Emma Bonino è l’anima e il motore della battaglia contro le mutilazioni genitali femminili. E non si ferma.
«Vorrei vedere. E continuo a dirvi che quella pratica mortifera non ha ancora finito di catturare le sue vittime. Abbiamo raccolto molti successi: il rapporto 28 Too Many, della associazione che porta lo stesso nome (“28 di troppo”: sono i Paesi africani in cui vengono praticate le mutilazioni genitali, ndr), sullo stato delle leggi in Africa, dice che nei Paesi del continente presi in esame, almeno 22 hanno dichiarato le mutilazioni genitali femminili come un assoluto crimine. È stata una strada lunga, durante la quale, in certi momenti, ho creduto di perdermi. Oggi so che milioni di bambine e ragazze sono state salvate da quella tortura. Ma la vera notizia felice è arrivata pochi giorni fa, quando anche il Sudan del Sud ha messo fuorilegge quella pratica. Ho detto il Sudan del Sud, non la Norvegia».
Articolo pubblicato sul numero 23 di GRAZIA (21 maggio 2020)
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